Il maledetto Céline arriva anche nei fumetti

Il maledetto Céline arriva anche nei fumetti Si completa in Italia l'opera dello scrittore con la traduzione di «Normance». A Parigi il disegnatore Jacques Tardi propone una lettura per immagini del «Voyage» Il maledetto Céline arriva anche nei fumetti Eadesso il lettore italiano può leggere tutto Celine. Con Normance, che esce in questi giorni da Einaudi nella versione di Giuseppe Guglielmi (269 pagine, 26.000 Urei, abbiamo l'opera completa dello scrittore: quella che conta (ma il libro che conta più di tutti, il Viaggio al termine della notte, è ancora impastoialo in una infelice traduzione del 1933) e anche quella che conta di meno. Secondo l'opinione più diffusa, Normance — cosi come Pantomima per un'altra volta che con esso forma un organico dittico — dovrebbe appartenere a questo secondo gruppo, e questo spiega perché i due volumi arrivino buoni ultimi di una serie in cui hanno trovato posto tanto scritti occasionali e marginali quanto i famigerati pamphlets antisemiti: per il lettore di Celine infatti, la tavola dei valori letterari non fornisce mai l'unico — e spesso neppure il principale — sistema di riferimento, ed è potuto accadere che lo scandalo politico e morale che ha premiato un'opera al di là dei suoi meriti ne abbia penalizzata altrettanto ingiustamente un'altra del tutto incolpevole. Pantomima per un'altra volta e Normance sono usciti rispettivamente nel '52 e nel '54. Il loro autore era rientrato da poco in Francia a seguito di un'amnistia, dopo essere fuggito rocambolescamente in Germania con i naufraghi eccellenti del regime di Vichy, aver fatto 14 mesi di prigione in Danimarca ed esser stato condannato in contumacia da un tribunale francese che ne aveva decretato l'indegnità nazionale: Nessuno contava in un suo pubblico ravvedimento, ma in cambio di quel gesto di clemenza ci si aspettava una tregua — un silenzio scontroso, una duratura eclissi, forse anche un definitivo ritorno all'anonimato — che consentisse di rimuovere una scomoda presenza e di accantonare per tempi più sereni l'insolubile enigma del grande scrittore che è — o che fa di tut¬ to per apparire — un cattivo soggetto. Invece Celine ricominciava subito a parlare, e a parlare da scrittore, raccontando, con quella sua inconfondibile voce ansimante e concitata, con quelle sue parole grevi e smozzicate, con quelle sue metafore parossistiche e allucinate, proprio le cose che avrebbe dovuto tacere: il cerchio della paura che gli si era stretto attorno negli ultimi mesi dell'Occupazione, lo spettacolo apocalittico di Parigi bombardata dall'aviazione inglese e quello miserando dei suoi abitanti in preda al puro istinto di sopravvivenza, le miserie fisiche e morali viste e palile nella prigione danese. Il risentimento, che è la vera, grande musa dello scrittore, operava il miracolo di trasformarlo da colpevole in vittima sacrificale, spiata fin dentro casa sua da conoscenti sadici e rapaci, incalzata da una congiura cosmica, da un'infernale alleanza tra la Raf e i vicini di casa, assalita dalle allucinazioni, dalle urla dei prigionieri, dalla pellagra. Una vittima che innescava sapientemente la reazione delle solidarietà dedicando Pantomima-agli animali, ai malati, ai prigionieri* e che, nello sdoppiarsi in testimone dell'immane cataclisma, a garanzia del suo scrupolo di cronista si metteva in Normance sotto la protezione di Plinio il Vecchio. Posizioni legittime, o perlomeno legittimate dall'arte, ma premature e inaccettabili da parte di chi aveva troppo viva memoria per tollerare, foss'anche nella finzione di un romanzo, un Celine macchiato d'infamia nelle vesti dell'innocente perseguitato o dell'inviato speciale negli ava' posti della violenza dell'orrore. Meglio dunque negare che il miracolo 'letterario fosse mai avvenuto, circondare di una spessa cortina di silenzio il ritorno dello scrittore oppure, più arditamente, sbilanciarsi a sostenere che la discesa agli inferi dell'antisemitismo e del collaborazionismo gli aveva definitivamente inaridito la vena. Sono passati 35 anni. Su Celine e sulla sua opera si sono scritti decine di libri e migliaia di saggi. Due biografie monumentali Quella in tre volumi di Francois Gibault e quella in uno solo, ma straordinariamente ponderoso, di Frédéric Vitoux — hanno messo in luce le azioni e quanto è umanamente decifrabile dei pensieri e dei sentimenti che hanno agilato questo grande refrattario. Il clima è ormai profondamente mutato, e già cominciava a mutare negli ultimi anni di vita dello scrittore: a poco a poco l'ostracismo morale e sociale si attenuava e parallelamente, con significativo sincronismo, il credito letterario riprendeva vigore. Il caso Celine assumeva toni conflittuali e si esprimeva in contrapposizioni violente e incrociate tra fautori di sinistra, che dello scrittore adoravano l'arte e detestavano le idee, e detrattori di destra che quelle idee, magari un poco edulcorale, avrebbero potuto sottoscrivere, ma mai avrebbero tollerato quello scempio sistematico dell'ortografia, del lessico e della sintassi che era la sua prosa. Già con U castello dei rifugiati (1957) il ghiaccio era rotto; con Nord (I960) si ricominciava a parlare di capolavoro; alla pubblicazione postuma di Rigodon la critica individuava un terzo Celine, diverso ma non inferiore al primo del Viaggio e di Morte a credito, pienamente redento dall'abominio di Bagatelle e degli altri pamphlets. Di questa riabilitazione, non pienamente assolutoria ma quasi universalmente accettata, non si sono finora giovati Pantomima, Normance e, in genere, tutta l'opera creativa degli anni più bui, che invece può e deve offrire la sutura tra i due grandi momenti che aprono e chiudono la turbinosa presenza di Céli■ ne nella letteratura del no¬ stro secolo. Ora che le polemiche sono momentaneamente placate e hanno lasciato il posto a un più serio lavoro critico, sembra finalmente venuto il momento di questa verifica. Anche la Plèiade, che aveva dedicato un volume ai romanzi d'esordio e un altro ai tre conclusivi, si è avviata in questa direzione e riapre il discorso presentando in questi giorni un terzo volume che comprende Casse-pipe e Guignol's band IL Nell'attesa, per tener desta l'attenzione su uno scrittore che esige sempre la piena luce del proscenio, ben venga anche il Viaggio ridotto a fumetti: non sarebbe dispiaciuto a un eclettico sperimentatore di forme come Celine, che ha scritto Scandalo negli abissi per farne un cartone animato e ha racchiuso l'oscena imprecazione di Bagatelle per un massacro nella cornice di fiabeschi canovacci di balletti. Giovanni Bogliolo Disegni di Jacques Tardi (da «Voyage au bout de la nuit» ed. Gallimard)

Luoghi citati: Danimarca, Francia, Germania, Italia, Parigi