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Quanta polvere in quelle case «Quando le persiane erano chiuse»: una rivisitazione di Guido Vergani Quanta polvere in quelle case Adistanza di un trentennio dall'entrata in vigore della legge Merlin compare in librerìa Quando le persiane erano chiuse di Guido Vergani. La nostra bibliografia casinistica è stata singolarmente avara (oseremmo dire sofistica) di titoli sull'argomento; a differenza dei francesi. Ci ricordiamo appena di un'operìna del garbato e ironico Giancarlo Fusco, intitolata Quando l'Italia tollerava ed edita da Canesi nel 1965. Il libro tracciava la storia dei casotti ed era corredata da un'autorevole antologia di scritti che mirava ad allontanare ogni sospetto di faziosità. Più letterario e forse meno scientifico del classico d'Oltralpe Maisons closes di Rami, il testo di Fusco, dallo stile lieve quanto piacevole, ha rappresentato l'unico momento serio e ponderato dell'intera scrittura bordellesca italiana. Non vorremmo dispiacere al giovane Vergani, ma non possiamo non dire (e ce ne duole) che questa sua fatica, pur lodevole nell'intenzione di fare il punto sulle «case» ormai inesistenti, ci è sembrata davvero poco utile. Non basta, a nostro modesto avviso, rimescolare, ricucire, impastare insieme brani di questo e di quello per rifare la storia dei casini. E non basta il pensiero rivolto al maestro scomparso per migliorare le cose. Il compianto scrittore spezzino, casinista per eccellenza, non avrebbe preteso dal lettore, per esempio, sforzi impossibili (anche per un giallista incallito), inducendolo atta lettura di 130 pagine filate, senza nemmeno uno «tocco. Forse al Vergani è sfuggito che la natura non permette a tutti di leggere un libro in apnea e che, di tanto in tanto, i più necessitano di prender fiato. O forse è sfuggito all'editore. Quanto all'originalità delle illustrazioni, i francesi direbbero: «déjà vu». Rolando Jotti Guido Vergani, «Quando le persiane erano chiuse», Mondadori, 130 pagine, 50.000 lire.