Alla Buchmesse l'Italia fa un buon bottino

Alla Buchmesse l'Italia fa un buon bottino Affari e idee alla Fiera di Francofolte Alla Buchmesse l'Italia fa un buon bottino FRANCOPORTE — Non mettono piede tra gli editori italiani, battono a tappeto gli sterminati spazi d'America e Gran Bretagna, hanno ciascuno un'agenda con un appuntamento ogni mezz'ora. All'interno della Buchmesse si rintracciano con il walkie-talkie infilato nell'impermeabile. Non hanno uno stand. Sono In tre. Sono Leonardo Fonieron Mondadori, Giordano Bruno Guerri e Francesco Durante, «editor in chief» della nascente casa editrice «Leonardo» (sorgerà tra febbraio e marzo). Voglio- ' no comprare il meglio sul mercato. Tra 1 primi titoli, 'Thefacts» (I fatti) di Philip Roth e 'Altri abusi» di Aldo Busi. Una produzione a 360 gradii dal libro illustrato alla narrativa, dai classici alla saggistica, e per non più di 60-70 volumi l'anno. Se 1 tre carbonari dell'editoria non si addentrano negli stand italiani (vi compare solo la loro affiliata Mara Vitali, con walkie-talkie in borsetta), questi ultimi sono tuttavia visitatissimi. Sarà perché l'Italia è quest'anno, la. protagonista: ha un padiglione tutto suo con una corona fitta di mostre. Sarà perché all'estero guardano a noi con una fiducia che un po' imbarazza e un po' commuove, come se avessimo le idee magiche per reinventare il mercato. Fatto sta che l'Italia adesso fa moda nel libro. Fino a ieri si diceva che era l'«effetto Eco», l'Intellettuale italiano più noto all'estero dopo Benedetto Croce, ma molto più di lui. E certo ci sarà del vero, . perché Eco è di casa, anche di persona, in tutti 1 principali centri culturali d'Occidente. Però gli editori stranieri si accorgono che molta nostra produzione, soprattutto di narrativa, piace al loro pubblico. Non è un'attenzione che nasce da curiosità per l'esotico, come anni fa avven¬ ne per gran parte della narrativa sudamericana In seguito ai casi di Borges e Marquez. Ma è un interesse motivato ed esteso. Ne beneficiano soprattutto 1 giovani scrittori. Quelli della pattuglia Feltrinelli, per esempio (Tabucchi, Capriolo, Manfredi, Celati). Oppure Andrea ' De Carlo, Daniele Del Giudice, Roberto Pazzi, Raffaele Nigro e numerosi altri. Mentre gli autori già affermati à livello internazionale vedono ancor più rafforzate le loro azioni: come Frutterò e Lucentinl, Moravia, Sciascia. Senza dire dei classici, da Calvino a Pavese, da Morselli a Parise. La galassia Eco è comunque imponente. Mario Andreose, direttore editoriale della Bompiani, dice innanzi tutto che è «in affanno per ristampare la prima edizione de 'Il pendolo di Foucault» in Italia. Le 250 mila copie iniziali, al ritmo di vendita di questi giorni, saranno bruciate prima della fine del mese». In affanno — spiega — perché le tipografie in questo periodo sono piene di lavoro già prenotato. E aggiunge: 'Finora l'abbiamo venduto a oltre 25 'Paesi, praticamente nelle aree più importanti del mondo, ma prima di questa Fiera. Qui il libro più inseguito sono i diari di Andy Warhol». Andreose sottolinea un fatto: che gli editori stranieri che hanno acquistato il secondo romanzo di Eco sono per 1190% gli stessi de •il nome detta rosa»; e questo perché sia l'editore sia l'autore hanno voluto evitare un'asta selvaggia, che avrebbe fatto andare 1 prezzi alle stelle, privilegiando invece i rapporti fiduciari già consolidati, da editore a editore. Ma mentre il primo romanzo era stato acquistato spesso con poco denaro, ora — si capisce — la musica è più sostenuta. - Una valutazione ragionevole, peraltro», conclude Andreose. A due giorni dalla chiusura, tra gli editori italiani si comincia a tirare qualche conclusione su questa Buchmesse. Innanzi tutto, la paròla-guida che la caratterizza è «qualità». Qualità nella presentazione del libro, ma soprattutto 'qualità nei contenuti: è un fattore indispensabile per battere la concorrenza. Avviene insomma nell'editoria un fenomeno già attivo negli altri campi dell'economia, dove la «qualità» è l'asso nella manica della produttività giapponese. Nel Sol Levante vi hanno costruito sopra una vera e propria filosofia, un modo d'essere nella civiltà industriale, rivoluzionando tecniche produttive e commerciali. Ed è strano, il destino di questa parola e di ciò che essa comporta: perché originariamente nacque negli Usa nel primo dopoguerra, ma non ebbe grande fortuna. La scoprirono Invece 1 giapponesi, ci lavorarono su, l'hanno esportata al solito in tutto il mondo. La qualità si nota in una serie di argomenti che si vanno sempre più affermando. Per esempio, 1 volumi dedicati al «business»: quest'anno gli editori americani hanno sfornato una ulteriore quantità di manuali sulla Borsa, sul management, sull'arte individuale, persino domestica, di amministrarsi 1 soldi. Una tendenza già forte negli anni scorsi, come il filone delle biografie del manager di successo, da Iacòcca in poi. Ma ora si presenta molto più agguerrita, più solida e colta, più affidabile insomma. Un altro tema che risulta in forte rilancio è quello dell'etica; più in generale, della filosofia. Scomparsi dagli scaffali 1 «maitres à penser» francesi, si prende la sua rivincita il pragmatismo anglo-americano. Si riflette di nuovo per esemplo sul significato concreto della democrazia, si discute sul modo di estenderla, approfondirla, realizzarla in modo sempre più capillare. Ecco: morale e democrazia. Due argomenti che da noi hanno già avuto un buon successo con l'ultimo sàggio di Albero ni e Veca. E ci sono le nuove frontiere sia dell'editoria dedicata al personal computer, un campo che in Italia guadagnerà sempre più spessore, sia di quella che entra direttamente nelle nuove tecnologie. Si fanno infatti numerosi i casi di editori di libri che producono opere anche su disk. Come la Zanichelli: dopo il dizionario in otto lingue, presenta in Cd-Rom il repertorio di massime giuridiche. Un esempio di come si aggiorna il lavoro dei professionisti. E ora lancia una «Divina Commedia» dotata di «floppy-disk», per ogni possibile ricerca. Sul fronte della produzione di consumo più popolare, dilaga negli Usa e in Gran Bretagna la «buscagliologia», da Leo Buscaglia, l'autore americano specialista In buoni sentimenti, buoni consigli e buone azioni. Anche qui: si alza il tiro. Ci si allontana da certa banalità per puntare su un'informazione più attendibile e praticabile. E' in questo territorio che l'editoria italiana si mostra più a disagio. Perché gli editori tradizionali riluttano non poco a voltare le spalle alla produzione di cultura per tuffarsi nella mentalità solamente mercantile. D'altra parte il caso di Luciano De Crescenzo ha fatto scuola. Prima-si cttrrJèWcro'il suo successo in Italia derivasse solo dalla sua popolarità televisiva. Poi s'è constatato che all'estero vende moltissimo. E all'estero non l'hanno mai visto. Allora? Allora il proposito, di ritorno in Italia a Buchmesse conclusa, è di inseguire con maggiore accanimento divulgatori-autori preparati e brillanti, molto semplici, molto comunicativi. Fra gli stand americani, inglesi e francesi, si aggira anche Guido Accornero, l'organizzatore del Salone del libro a Torino. 'Sono qui per trarre auspici. Punto per ora a una prudente internazionalizzazione del Salone. In due modi: presentando i tascabili stranieri e inaugurando rapporti con le migliori case editrici universitarie, come quella del Mit. Un primo passo». Conferma che il Salone si terrà dal 12 al 18 maggio, mostra il nuovo manifesto, firmato da Mario Merz, sfoglia «Reviewing Italy», gli atti di due convegni tenuti a Torino: «Ci sono Helen Wolff, Klaus Wagenbach, Harold Bloom, tanti altri nomi importanti. E' il nostro contributo più interessante al padiglione italiano, nella mostra 'Volto d'autore»». Del «convoglio Italia» alla Fiera quest'anno non fa parte Mario Spagnol, della Longanesi. E' la prima volta in trent'anni. Forse è una ripicca polemica contro l'organizzazione del «Centro Italia» (cinque ministeri coinvolti). Forse un gesto di fedeltà al suo credo («A Francoforte non ho mai fatto affari». Per il resto ci sono tutti. Già. Ma perché un editore viene a Francoforte? «La Fiera perde sempre più l'aspetto economico e prende invece quello di rappresentanza» dice Piero Celli, direttore letterario della Garzanti. Secondo Carlo Sartori, che parla come studioso di comunicazioni di massa, non come direttore delle relazioni esterne Mondadori, 'la Fiera ormai è importante come evento in sé, perché consente il fenomeno del 'priming», del porre in primo piano, o deW'agenda setting», di mettere cioè in evidenza dinanzi ai media le cose da fare. Gli eventuali contratti editoriali sono una ricaduta, una conseguenza di questo fenomeno. E' l'esserci che diventa essenziale. Si beneficia dei riflettori, dell'esposizione ai mezzi di comunicazione». E quest'anno i riflettori erano tantissimi. E' stato l'anno dell'Italia. Si torna in patria con un buon bottino di stima, di idee e di af- fari' Claudio Altarocca (A pagina 3 un altro servizio sugli affali dei nostri editori a Francoforte).