Pangaea, regno dove Sting libera le note di Enzo Gentile

Pangaea, regno dove Sting libera le note Le novità dell'etichetta fondata dalla rockstar Strawinsky e Piazzolla Pangaea, regno dove Sting libera le note AL signor Gordon Sumner, in arte Sting, non si possono rimproverare né la mancanza di iniziativa, né le idee. Protagonista dell'universo rock da una decina di anni, prima con i Ponce, poi da solista, Sting è sèmpre apparso come un personaggio dalle innegabili capacità presenzialiste, uno di quelli capaci di essere al posto giusto, nel momento giusto. Che si trattasse di girare film —alla fine rivelatisi tutti piuttosto modesti —, oppure di affiancare Gii Evans, che fosse per manifestazioni umanitarie o per proclami nell'era socio-politica, si può dire che Sting non è mai mancato a un appuntamento che conta. E oggi, evidentemente non ancora acquietatosi di tanto attivismo, di tanta produzione, Sting si scopre anche discografico: è di questi giorni, infatti, il lancio di una nuova etichetta di cui il biondo cantante inglese sarà l'anima e il garante, in una sorta di avventura tutta da scoprire. Si chiama Pangaea, un contenitore—come dicono le note di presentazione — per accogliere la musica che ancora non ha collocazione, una musica universale, senza tempo, per tutti i popoli e per tutti i Paesi. Per ora sono stati pubblicati i primi tre titoli e ancora è presto per indivi- duare una precisa linea culturale della Pangaea: sicuramente non sarà un'operazione di puro carattere commerciale ma piuttosto la confluenza di materiali diversi, l'incrocio di linguaggi altrimenti snobbati, dimenticati dalla discografia di consumo. Una sorta di rifugio, insomma, di destinazione finale per prodotti ai confini della realtà sonora. Il pezzo forte, almeno per il richiamo che eserciteranno i nomi in campo, è la versione di Z'Hlstoire du soldat di Igor Stravinsky, qui rivista da due interpreti di eccezione, Vanessa Redgrave e lo stesso sting, con l'accompagnamento musicale della London Sinfonietta, diretta da Kent Nagano, già incontrato atte prese con partiture di Frank Zappa, un paio d'anni fa. Il disco, è giusto ammetterlo, risulta per la verità un po' indigesto, molto parlato, di impianto teatrale e dunque avaro di quegli spunti spettacolari in cui potrebbero confidare i tifosi di Sting. A conforto dei collezionisti o degli appassionati dell'ope¬ ra di Stravinsky va aggiunto comunque che questa è la prima edizione con registrazione digitale delfHistoire du soldat. Più riconoscibile e coerente, sia pure con alcune bizzarrie, è il disco di Steve Coleman, sassofonista, talento della neu> wave jazzistica newyorkese, membro occasionale della band che Sting ha allestito per il lungo tour mondiale '87'88. Nel suo Bine Die Coleman manifesta untnteressante tendenza nell'allineare spunti diversi, dal funki al jazz, dal suono caraibico alle culture orientali, alternando canzoni a lunghe sequenze strumentali. Per ultimo, il capitolo più luminoso, Tango: zero hour, splendido album di Astor Piazzolla, quello che lo stesso musicista ha voluto qualificare come -Il miglior disco della mia vita». Fiancheggiato dal suo classico quintetto Nuevo tango, Piazzolla ha realizzato un lp doloroso e suadente, fitto di mistero e di sensualità, romantico e diabolico, miscela di tensione e di fede, incontro tra le luci e le ombre della tradizione musicale sudamericana, un cocktail conturbante a base di quel tango a cui Astor, con il suo bandoneón. ha dedicato tutta la vita. Entro fine anno la Pangaea che secondo uno slogan di Sting verrà promossa come un laboratorio di 'Creative anarchy- presenterà altri volumi, Voices rising del chitarrista cileno-pakistano Fareed Haque, e dischi del duo femminile Mary Ann Kennedy-Pan Rose, del compositore Michael Convertino e di altri due nomi tutti da ascoltare, Hip Hanrahan e Conjure. Enzo Gentile