I detectives di Chesterton nel paese dei trabocchetti

I detectives di Chesterton nel paese dei trabocchetti Otto deliziosi racconti dello scrittore inglese I detectives di Chesterton nel paese dei trabocchetti CHE bel libretto per pochi, che elegante regalo da farsi a qualcuno di cui davvero stimiamo l'intelligenza, ed il gusto: anche se la confezione del pacchetto sarà un po' deludente e non del tutto all'altezza Intendiamo, con questo, la traduzione dall'inglese un tantino troppo letterale e priva del coraggio che dà solo la fantasia. Ma rendere in italiano la maliziosissima prosa di G.K. Chesterton è cosa che riusciva bene a vecchi fumisti come Cecchi. Mentre adesso una certa eleganza nella trasgressione e soprattutto la sottigliezza dell'equilibrismo, sembran cose dimenticate. Diciamolo dovevano essere un rasoio di lucidità e di «maniera», riescono adesso incomprensibili e privi di senso. Sarebbe ora Intanto di dire che il libro che tanto raccomandiamo si intitola «Dieci Detective», che è edito da Guanda ed è composto da otto brevi racconti scritti da Chesterton tra il 1914 ed il 1935. Non ci si immagini però storie di ordinaria investigazione: già il numero dei detective che non combacia col numero (in originale il titolo è: «Tredici Detectives») dei singoli casi, può indicare che ad apertura di libro si entre in un Paese del Trabocchetto, comico e fatato. E chi sa poi collegare il nome di G.K. Chesterton (1874-1936) alle famose storielline falsotogenue dell'investigatore «padre Brown» sa già dunque che per uno scrittore.come lui la linea retta è un'ellissi, la verità un'orbita la semplicità molto elaborata l'allegria il viso di un falso buontempone, il rìdere ambiguo, lo spogliarsi un accumulo. La sua vocazione al «poliziesco» insomma è un trucco per il piacere di pochi palati; le sue indagini sono la teologia di un bisbetico dottore, di un lunatico esorcista Santi e zolfo van bene assieme, si sa quanto poliziotti e malandrini. Si viaggia nella prosa di Chesterton, molto comodi e con fin troppi confort: ma tra molti pericoli. 'Dicono che viaggiare sviluppi l'intelligenza*, afferma un personaggio del libro. Ma precisa subito: "Beisi dimentica sempre di dire che l'intelligenza bisogna averla già prima». E cosi via con i razzi e le castagnole delle battute, che a volte sfiorano la freddura Quel cattivo di T.S. Eliot, che aveva orecchio, diceva a sua volta: «72 cervello ài Chesterton ronza di nuove idee, ma non riesco a vedere una sola prova che sappia pensare: Che enigmi allora, quali delitti? E di chi, e come? C'è nel libretto un tale Mr. Pond, ad esempio, che si esprime sempre all'incirca così: «Se vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male». Oppure: «Ho conosciuto due tizi che erano arrivati a concordare in tutto e per tutto, cosicché è finita nel più logico dei modi: uno ha ammazzato l'altro». Ed ecco che codesta è anche la trama di un «delitto alla Chesterton», esemplare della casistica Qualcuno ha presente quel Mr. Marlowe che «narra» i racconti esotici di Conrad? Bene, questo Mr. Pond è la sua versione perfezionata e maligna una caricatura danzante e lunare. Barbetta impeccabile, pacato, ottimista, responsabile, implacabile chierico tomista Altro che fraticelli di Eco! Il Medioevo cattolico di Chesterton è dispettoso e sofistico, disposto pur di «far colpo» fino ai nonsensi, al funambolico, ai teoremi più speziati e speciali. O che forse l'Autore non si convertì al cattolicesimo per trovare qualcosa di ancora più «conservativo» del resto? Famiglia riti, ordine, buon senso erano il suo stemma. Finto Falstaff, anche: grosso di fuori come Porthos, baffuto come Verctagetori- ge, un omone smisurato. E sottile dentro, capace di magrezze estenuate, di incredibili languori pittoricamente stevensoniani. Candidi cavalieri teutonici galoppano al crepuscolo tra gli acquitrini di misteriose frontiere; un vecchio generale posa l'elmo chiodato, si toglie gli occhiali, e se dapprima ricordava un rinoceronte da Ionesco ora sembra «un mostro di nuovo conio», che si stenta a comprendere «se fosse 11 bene o il male». Impartisce un ordine: la luna sorge sulle paludi «e nell'intrico di giunchi giaceva come in una sorta di luminosa e raggiante rovina ciò che resta di uno di quei mirabili cavalli bianchi e di quei bianchi cavalieri...». B. racconto si chiama «/ tre cavalieri dell'Apocalisse» ed è trai più belli. Ma ancora altre quinte, altri inganni della luce ne •L'ombra dello squalo»; maree che scoprono «umida sabbia arancione» al confine della «striscia turchese» del mare e poi «un deserto di un giallo più spento, o forse marrone, che impalli-. diva». Nel centro — sarà questo l'enigma — un cavalletto rovesciato, la figura -distesa e scomposta di un uomo... e a pochi centimetri dal piede sinistro una stella di mare». Si può essere, chiediamo, più classici e manierati, ortodossi e paradossali, sofisti e irresponsabili, polemisti e narratori di favole e fate? Chesterton ci provò, da giornalista di grande livello, tutta quanta la vita. Certo aveva accanto grandi esempi, grande compagnia. Per questo probabilmente scelse per se stesso 11 falsetto e l'andantino, il vivace e lo scherzo. Che suonano chiari e piacevoli anche adesso che c'è tanto rumore. Claudio Savonuzzi G. K. Chesterton, «Dieci Detective», Guanda, 193 pagine, 20.000 lire.

Persone citate: Brown, Cecchi, Eco, Guanda, Ionesco, Marlowe, Pond

Luoghi citati: Guanda