I signori occulti dell'enigmistica tra rebus, cruciverba e anagrammi

I signori occulti dell'enigmistica tra rebus, cruciverba e anagrammi I signori occulti dell'enigmistica tra rebus, cruciverba e anagrammi Hanno concluso ieri il loro convegno ad Alba • L'abilità nel comporre e nel risolvere, nel proporre nuove chiavi di lettura: una sfida intellettuale che si risolve in un benefìcio per il cervello DAL NOSTRO INVIATO ALBA — Sono i «signori occulti» dell'enigmistica, quelli che creano rebus, cruciverba, anagrammi, sciarade eccetera che si tramutano sovente in rompicapo per chi si cimenta nella soluzione: si presentano, tanto per restare In tema, con pseudonimi o nomi d'arte (Orofilo, Piervi, Lionello, Pipino il Breve, Papul e cosi via) che celano la loro identità. Sono molto ricercati da riviste (specializzate o a grande diffusione) e dalle tv (la trasmissione «Bis», in onda verso mezzogiorno su Canale 5, condotta da Mike Bongiomo, prosegue imperterrita da anni e nessuno ha intenzione di farla terminare, vista l'alta «audience»). Per loro, i «signori occulti», habitus mentale e tecnica sono talmente acquisiti che in pochi minuti risolvono, solo leggendoli, rebus che, alle persone «normali», richiedono ore se non giorni. Ne hanno dato una dimostrazione ad Alba, dove tra sabato e ieri si è svolto il IX convegno dell'Ari (Associazione rebussistica italiana): in una gara «per addetti», si è classificato primo Atlante (Massimo Malagiati), che in un quarto d'ora ha risolto ben venti difficilissimi rebus; dopo di lui sono arrivati Triton (Marco Giuliani) e Bardo (Alfredo Baroni), mentre più indietro si è classificato il favorito della vigilia, Ser Viligelmo. I soci dell'«Arì» si sono ri trovati nella capitale del tar tufo per confrontarsi su teenlche e chiavi di lettura, per scambiarsi esperienze in quella che è una costante sfi da intellettuale tra chi crea e compone «misteri» e chi cerca di risolverli. L'enigma (e il conseguente tentativo di risolverlo) ha radici antichissime: praticamente con la nascita della parola, della scrittura e dell'immagine, quando si trattava di interpretare segni o figure. E' celebre l'enigma della Sfinge proposto a Edipo, ma non sono da dimenticare gli ambigui oracoli di Pizie e Sibille fino ad arrivare ai semplici indovinelli popolari. Lo scopo sta nel trovare la chiave di una frase o una figura, che permetta di entrare in una cerchia di iniziati e di avere una conoscenza che vada oltre l'intuizione «superficiale»: una tradizione che si è tramandata in storie di società segrete o esoteriche, in sette religiose, templari e rosacrociani, massoni e così via. L'enigmistica ha però le sue origini come fatto letterario (e tale si è conservato fino al secolo scorso) e ne fanno fede «figure» letterarie che hanno le loro radici nelle scuole retoriche della lette¬ ratura greca e latina: il palindromo (verso che si può leggere indifferentemente da sinistra verso destra o da destra a sinistra); l'acrostico (nomi o frasi ricavati dalle lettere iniziali di un verso; vi sono parecchi esempi anche nella «Divina Commedia- di Dante); il logogrifo (figure come triangoli o stelle ricavate dalle diverse lunghezze del verso), anagrammi di parole e frasi, crittografie. n suo sviluppo iniziò nel Seicento: è rimasto celebre un frate francescano sardo, Gaetano Agnesi (che tra l'altro era cieco), il quale riuscì a comporre oltre tremila anagrammi dal versetto «Ave Maria, gratta piena, Dominus tecum», e ognuno rappresenta un attributo della Madonna. Da allora preti, frati, medici, letterati e gente di cultura in genere si dilettarono nel proporre «enigmi». E in questo campo la palma dell'eccellenza spetta all'Italia, perché la sua lingua con omofonie e omografie (ossia parole con stesso suono o stessa grafia, ma di significato diverso) si presta in massimo grado alle ambiguità necessarie per nascondere le chiavi. AUa fine del secolo scorso, nacquero le prime riviste, molte delle quali edite a Torino, con enigmi e rebus (che ebbe tra gli antesignani lo stesso Leonardo), basati su regole precise. La soluzione degli «enigmi» nelle varie accezioni comporta un'elasticità mentale e un lavorio che mantiene sempre allenato e vivo il cervello: per la sua importanza, è stato messo tra le materie dell'Università degli anziani (Uni. de.a.) di Pisa. Alcuni propongono che venga prevista accanto àgli insegnamenti scolastici, per impadronirsi e impratichirsi della lingua (un tentativo, fallito, fu fatto nella riforma della scuola dal filosofo Gentile; oggi in tv può essere un buon esempio la trasmissione «Paroliamo»). Gli enigmisti si sentono moderni «giocolieri della parola» e ad Alba avevano uno dei loro massimi «esempi»: Favolino (Mario Daniele), redattore di «Penombra», decana delle riviste di enigmistica italiana. A parlare con lui, si ha un po' di soggezione non solo per un alone di mistero che lo circonda, ma anche perché si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un'enciclopedia letteraria vivente. Ma è 11 primo a togliere l'interlocutore dall'imbarazzo, proponendo un palo di divertenti crittografie, anche se lo lascia meditare sul fatto che CUCCHIAIO è un «mezzo minuto di raccoglimento» e PANE è un «noto quotidiano di gran formato»... Paolo Querio

Persone citate: Alfredo Baroni, Gaetano Agnesi, Giuliani, Mario Daniele, Mike Bongiomo, Pane, Paolo Querio

Luoghi citati: Alba, Italia, Pisa, Torino