Tra i famigliari di Giorgia qualcuno sa

Tra i famigliari di Giorgia qualcuno sa Improvvisa svolta nelle indagini sulla studentessa universitaria strangolata in casa nel febbraio scorso Tra i famigliari di Giorgia qualcuno sa Alla Squadra Mobile: «La soluzione del caso Padoan non è lontana. Ci basta soltanto quel pizzico di fortuna che finora ha aiutato l'omicida» - La dettagliata ricostruzione del delitto forse ha fornito ulteriori elementi - Interrogate oltre 1500 persone - Il diario e gli amici Novità sull'assassinio di Giorgia Padoan, 20 anni, strozzata nella mattinata di mercoledì 9 febbraio, nel suo alloggio al terzo piano di via Gottardo 207. Le indagini, a nove mesi dal delitto, hanno preso improvvisamente vigore. Si sta tornando a scavare nell'ambiente vicino alla ragazza: la traccia del «caffè» (offerto ad una persona che doveva conoscere molto bene) e forse qualche confidenza avrebbero fatto intuire la pista buona al capo della Squadra Mobile, il dottor Faraoni, e della sezione omicidi, il dottor Longo, che in tutto questo tempo hanno compiuto un lavoro improbo interrogando oltre 150P persone e non scartando assolutamente nulla, nemmeno l'ambiente familiare. Perché gli inquirenti siano vicini alla soluzione viene spiegato dal capo della Mobile, Faraoni. «Sono occorsi mesi per mettere a fuoco la personalità di Giorgia Padoan, per cercare di capire il possibile movente. Dopo avere sentito parenti, amici, conoscenti della giovane, ora stiamo mettendo finalmente assieme i tasselli. Per arrivare alle manette basta quel briciolo di fortuna che finora ha avuto solo l'assassino». Vediamo quali potrebbero essere le nuove tracce. «L'alloggio del delitto». Ora è abitato da un'altra famiglia. La madre di Giorgia, Ivana Maccherone, da alcuni mesi si è trasferita nell'appartamento del marito, all'ottavo piano di via Leoncavallo 45/a. Che cosa sia accaduto quel mercoledì mattina al terzo piano di via Gottardo 207 è già stato ipotizzato decine di volte. E' mezzogiorno. La ragazza sente suonare il campanello, risponde al citofono e apre la porta ad una persona che conosce. E' in tuta-pigiama e prepara il caffè, una bevanda che tuttavia non gradisce. Forse, ma potrebbe essere lo stesso assassino che lo prepara, a riprova che in quella casa c'è già stato altre volte e sa che di mattina la madre di Giorgia è sempre al lavoro. Quindi una discussione e un litigio; forse viene aggredita mentre volta le spalle. Non c'è difesa né reazione: la ragazza probabilmente capisce tardi le intenzioni della persona a cui ha dato fiducia. «L'arma del delitto». La studentessa viene strozzata con una catena o una funicella d'acciaio che lascia segni precisi sul suo collo. Chi ha ucciso però ha avuto cura di portare via l'«arma» e di farla sparire. «Messinscena e violenza?». La perizia del professore Baima-Bollone, con l'aiuto del perito della Questura dottor La Sala, avrebbe escluso la violenza. E allora perché quegli abiti in disordine, perché l'assassino prima dì fuggire oltre ai rubinetti dell'acqua ha aperto anche quello del gas come per simulare un suicidio? «La fuga». Nessuno degli inquilini di via Gottardo, ma anche dei palazzi di fronte, ha sentito o visto nulla. Chi se n'è andato, lasciando la porta aperta, una volta in strada si è allontanato con calma. A piedi? La via non è di grande passaggio, ma qualche auto in transito c'è sempre. In queste ultime settimane sono venute indica¬ zioni da un automobilista che quel giorno passava sotto la casa di Giorgia? «Le telefonate». La giovane ne ha ricevute diverse la stessa mattina in cui è stata ammazzata. Una anche dal padre, alle 11, che non ottenendo risposta non si insospettisce e pensa che la figlia sia già uscita per andare all'Università. La ragazza, invece, non si è mossa di casa, almeno così pare. La morte risalirebbe ad un'ora dopo questa chiamata. Perché Giorgia non ha risposto? «False piste». Un inquilino di via Leoncavallo 45, distante un chilometro dal luogo in cui la studentessa è stata ammazzata, la stessa mattina del delitto, conferma sicuro ad un cronista di avere visto la ragazza sotto la sua casa. La notizia viene riportata sui quotidiani; poi, dopo alcuni giorni, ci ripensa e dice di essersi sbagliato. Ci sono inoltre decine di segnalazioni anonime. «Indizi reali?». C'è il particolare di un'impronta di scarpa, di misura grande, trovata nell'alloggio e sulle scale di casa. E' davvero l'orma dell'assassino che prima di andarsene ha avuto cura di pulire tutto dimenticando questo particolare? «Il diario di Giorgia». E' un'agenda giornaliera. Tuttora viene riletta e vagliata minuziosamente, assieme a quelle dei due anni precedenti, nella speranza che fra quelle pagine ci sia anche il nome di chi l'ha uccisa. Solo in quella dell'ultimo anno vi sono già decine di annotazioni, pensieri, indirizzi: i titolari dei numeri di telefono sono stati rintracciati e interrogati. «Gli amici». Sono centinaia. Giorgia era una ragazza allegra, piena di interessi e con molta voglia di vivere. Frequentava almeno tre compagnie differenti. Una parte, vecchi amici di scuola con i quali andava al cinema e in birreria. C'erano poi quelli dell'Università e della palestra che ultimamente si era messa a frequentare tutti i giorni per un'ora; in più un'altra serie di persone conosciute quando si era messa alla ricerca di un lavoro. Infine altri giovani che aveva conosciuto quando era andata in Inghilterra. «Amori segreti?». Scartata l'ipotesi del delitto per gelosia o di un innamorato respinto dopo avere sentito i coetanei che negli ultimi anni le erano stati più vicini. Nelle prime settimane delle indagini, si era persino pensato che la ragazza avesse un maturo amante. «L'amica del cuore». Più di una. compresa un'insegnante. Nessuna però sembra sia stata in grado di fornire elementi utili alle indagini o chiarire il significato di una poesia, per certi versi sibillina, che una ragazza amica di Giorgia ha consegnato sei mesi fa, senza lasciare un indirizzo, all'ingresso dell'editrice La Stampa. Ivano Barbiere Giorgia Padoan, uccisa il 9 febbraio scorso. I genitori mostrano un'immagine felice della figlia

Luoghi citati: Inghilterra