Ecologi delle lingue tagliate
Ecologi delle lingue tagliate A SASSARI IL PREVIO FESTIVAL DI POESIA DIALETTALE Ecologi delle lingue tagliate DAL NOSTRO INVIATO SASSARI — «Si muore per mancanza d'aria, ma anche di linguaggio»; il linguista Leonardo Sole, docente all'Università di Sassari e vicepresidente del Comitato Federativo delle minoranze linguistiche italiane, ha subito alzato il tono del dibattito, aprendo venerdì "La parola separata», il primo festival internazionale di poesia dialettale organizzato dall'Arci-Poesia nazionale a Sassari, luogo quanto mai a ciò deputato. «Le ferite del linguaggio, come quelle dell'ambiente, lasciano tracce indelebili», ha ammonito Sole, giocando su un parallelo d'attualità con la vicenda delle due balene grigie di Barrow: «Quelle due balene potranno anche essere salvate se questo serve a occultare il fatto che siamo noi a sterminarle». Nel corso del seminario, curato dal filologo napoletano Matteo D'Ambrosio, sulle -Nuove forme di ecologia linguistica, poesia e dialetti oggi» un invito chiaro: non trastulliamoci a vuoto con il concetto di «parola separata», perché «il lavoro da fare è {' norme, i tempi sono stretissimi. Altro che solleticare i palati delicati dei degustatori di fiori poetici col buon sapore antico della marginalità linguistica!». ' // lavoro urgente da fare è òvviamente quello necessario a salvare le -lingue tagliate», i dialetti quanto i connubi linguistici diffusis¬ simi in Italia, preservandone le peculiarità semiotiche e dignità culturale. E il rischio che si correva in questo festival era appunto di trasformare in spettacolo, magari con sottile e involontario autocompiacimento, la lenta ma ineluttabile estinzione dei linguaggi marginali e talora emarginati. La formula scelta dal Coordinamento nazionale dell'Arci-Poesia (costituito a Firenze nel marzo scorso, all'interno della più vasta programmazione culturale di Arci-Nova) per questo festival, promosso con il patrocinio della Regione Sardegna, poteva infatti, secondo alcuni, prestare il fianco a un tale pericolo: le letture e performances di poeti e artisti provenienti da diverse aree linguistiche italiane e del Mediterraneo potevano vanificare il vero obiettivo del festival? Le esibizioni, ad esempio, del trombettista jazz Paolo Fresu con il mimo catalano Joan Minguell, del performer Antonio Porcelli, o il canto rituale del maghrebino Ahmed Ben Dhiab, o le -installazioni» dei córsi Castellin e Torregrossa potevano fornire nuove armi a quella «società del simulacro», che grazie alle nuove tecniche di comunicazione sta sgretolando le culture locali? D'accordo con Leonardo Sole, nel suo intervento in viato al convegno, Andrea Zanzotto, uno dei maggiori poeti italiani tradotti nel mondo, ma anche autore di poesia in dialetto veneto (ha scritto tra l'altro Filò per Casanova di Fellini), mette in guardia contro «il pericolo della pesante omogeneizzazione linguistlco-culturale in corso e riguardante più o meno tutte le etnie». Zanzotto aggiunge: «La valanga dei media sta producendo sordità e mutismi definitivi, da discoteca universale». Secondo lo scrittore-editore siciliano (di Acireale) Mario Grasso, «non basta limitarsi a recitare in versi dialettali, magnificando la presenza della poesia nelle lingue tagliate. Occorre anche un progetto di politica culturale definito, altrimenti lingue come il Gallo Italico, parlato ormai solo in tre paesi della provincia di Enna e in due di quella di Messina, e il siculoalbanese, ancora vivo in due piccoli centri della provincia di Palermo, finiranno davvero per scomparire». Ma il rischio è stato evitato, e proprio Grasso ha fatto la proposta, accolta all'unanimità dai promotori del festival, di sostenere una legge d'iniziativa popolare sull'insegnamento nelle scuole dei dialetti: «Un progetto già approvato dalla Regione Sicilia nell'81, ma bocciato dal Commissario di Stato». E nella scuola, per l'occasione l'Istituto professionale di agraria Santa Maria La Palma presso Alghero, hanno trovato entusiasta accoglienza quattro poeti protagonisti della 'Parola separa¬ ta»: il gallurese Piero Canu, il friulano Amedeo Giacomini, il milanese Franco Loi, il romagnolo Tolmino Baldassari. «Per i giovani sardi hanno detto, la poesia dialettale è uno strumento insostituibile per esprimersi realmente, in particolare nel rapporto con l'ambiente». Sassari, patria di Cossiga, Berlinguer e Segni, ha accolto con interesse e partecipazione l'idea del festival, prima »uscita» nazionale di Arci-Poesia «E' un momento emozionante di verifica in quella che Pasolini defini "l'isola della più estrema periferia linguistica". Una terra che dalla propria marginalità tenta di trarre una capacità di originale creatività. Perciò il festival, con il suo intento di favorire lo scambio fra culture marginali diverse, ci ha subito coinvolti», dice il sassarese Salvatore Ledda. E gli organizzatori, con lo stesso Ledda, Massimo Migliarino di Firenze, Daniela Rossi di Parma, Giuseppe Musolino di Varese, non solo sono soddisfatti del successo, ma già pensano a nuove edizioni di "La parola separata», ogni volta in un'area linguistica differente. Come sottolinea Matteo D'Ambrosio, «l'esercizio poetico di queste lingue locali ne dimostra la capacità di durata al di là della discriminazione e della subalternità, e può concretamente contribuire al varo di un progetto di ecologia linguistica». Maurizio Spatola
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