Fa uccidere il primario che ha operato la figlia? di Angelo Conti

Fa uccidere il primario che ha operato la figlia? Fa uccidere il primario che ha operato la figlia? A Locri - L'omicidio forse ordinato dal padre di una bambina che, dopo l'intervento del chirurgo, è in coma profondo • I killer gli hanno teso un'imboscata all'uscita dell'ospedale LOCRI — Esecuzione «eccellente» a pochi passi dall'ospedale di Locri: vittima il primario di chirurgia, Gino Marino, 44 anni, morto dodici ore dopo il ricovero presso-la. Cllnica neùrochirurgica di Reggio Calabria. Carabinieri, polizia e magistratura (le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Locri, Rocco Lombardo) hanno subito preso una direzione preziosa: il capitano Paschetta, comandante della locale compagnia, ha denunciato ieri pomeriggio due uomini, ritenuti esecutori materiali del delitto. Si tratta di presunti mafiosi ed il movente sarebbe da collegarsi all'attività professionale del chirurgo, un -uomo al di sopra di ogni sospetto». Ieri in serata la svolta nelle indagini: alla base dell'omicidio del Marino ci sarebbero motivi di vendetta da collegare alla situazione clinica di una bambina di quattro anni di San Luca (Reggio Calabria), Caterina Giampaolo. La bambina—che è figlia di un latitante, condannato a 27 anni di reclusione per un sequestro di persona — è stata operata nel reparto di chirurgia dell' ospedale di Locri il 21 ottobre scorso all'appendice. Per complicazioni renali la bambina è andata in coma irreversibile e ieri è stata trasferita negli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Il prof. Marino è stato colpito a poche decine di metri dal nosocomio di contrada Verga mentre, su una Ritmo, si stava dirigendo verso la propria abitazione. Sono stati esplosi nove colpi di pistola calibro 7,65 'parabellum», molto probabilmente da una sola pistola a caricatore bifilare, del tipo in dotazione alle forze di polizia. Quattro proiettili hanno raggiunto il medico al capo, l'ultimo dei quali — il colpo di grazia — esploso a bruciapelo. Oli assassini (probabilmente quat¬ tro) hanno costretto il prof. Marino a fermare l'automobile in una zona poco frequentata, forando la ruota anteriore destra e subito dopo hanno cominciato a sparare ,'mctìrantl dèlia presènza di Un paio di passanti. I primi soccorsi gli sono stati portati dagli infermieri e dai colleghi del suo reparto ma le sue condizioni, gravis sirne, hanno consigliato il trasferimento agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dove ogni terapia si è rivelata inutile. Il Procuratore della Repubblica ha subito disposto l'acquisizione delle car- ; telle cllniche del reparto dì chirurgia. Per questo gigantesco ospedale violenze mafiose e roventi polemiche non,, sono una novità. L'Usi 28 di Locri è da molti anni nella tempesta: gli ultimi tre prèsidenti dei comitati di gestione hanno avuto dei grossi guai con la giustizia e sono finiti in manette. Dopo l'ultimo episodio, protagonista il ragioniere Natale Marando, sindaco dì Piatì (il paese dei sequestri di persona e probabile base dei rapitori dì Pietro Castagno e Marco Fiora), è arrivato un commissario prefettizio, il dottor Domenico Marmino. Nessuno sa quando la situazione potrà sbloccarsi éd intanto : l'attività dei reparti prosegue in modo precario. Nel nosocomio, inaugurato nel 1975, si vive in condizioni igieniche incerte: c'è della spazzatura sui balconi, sotto i letti e sulle scale. I malati, per ottenere il ricovero, devono in qualche caso portarsi le lenzuola. Un incendio scoppiato nell'83, costò la vita a 5 degenti, il gran caldo di due estati fa e la mancanza di condizionatori hanno mietuto altre 7 vittime. La struttura, divisa su tre blocchi a 3 e 4 plani (gli uffici sono ancora in costruzione), ospita 400 malati provenienti da 42 comuni, compresi quelli della fascia orientale aspromontana. La struttura appare palesemente sovradimensionata, dal momento che tra 100 e 200 letti risultano costantemente vuoti. Il nosocomio dà comunque lavoro ad un migliaio dì persone: «E' la Fiat di Locri' spiega Antonio Delfino su «Gente di Calabria», un illuminante volume sull'Aspromonte. La malavita ha già toccato duro in corsia: un paio d'anni fa un temuto boss della 'ndrangheta, ferito in un agguato, è stato finito a revolverate nel reparto di chirurgia (proprio quello diretto dal professor Marino), mentre il primario di cardiologia, Francesco Morgante, fu rapito nel '79 mentre percorreva l'atrio d'ingresso. Ritenendo di essere stato sequestrato «per causa di servizio», il Morgante ha chiesto all'Usi 11 risarcimento del riscatto (400 milioni) e dei danni (altri 400 milioni). La causa va avanti da 4 anni. Angelo Conti

Luoghi citati: Locri, Ospedali, Reggio Calabria