«Giù le mani dagli ospedali»

«Giù le mani dagli ospedali» Medici e infermieri mobilitati contro il piano socio-sanitario 1989-91 «Giù le mani dagli ospedali» La protesta in tutti i centri della regione - Nel programma di riorganizzazione della Sanità si ipotizzano la soppressione di presidi ospedalieri inutili e l'accorpamento di alcune Usi - Gli amministratori piemontesi: «Non è ancora stato deciso nulla, abbiamo soltanto recepito le indicazióni del ministro. Ci consulteremo» La scure sfiora gli ospedali e in Piemonte scoppia la rivolta. Marce, lettere, fiaccolate, proclami e rabbia ritmano il tam-tam della protesta. •Non c'è nulla di deciso, sono ipotesi», s'affannano a precisare in Regione. Intanto però da Galliate a Fossano, da Santhià a Gattlnara, da Lanzo a Castellamonte lo slogan è uno solo: «Giù te mani da ambulatoriy '.'pronto soccorso", reparti». D'accordo... però qualche accorpamento.,.forse... -Non guarirebbe i mali della sanità», tagliano corto sindaci, presidenti, medici ed infermieri. La battaglia è cominciata con la canicola d'agosto. E cioè non appena una delibera di una quindicina di pagine è apparsa sul giornali. L'ha firmata Eugenio Maccari, assessore alla Sanità con Mario Carletto (allora responsabile dell'Assistenza). Ha un titolo non certo invitante: -Adozione linee di indirizzo per la formulazione del piano socio-sanitario per il trennio Ì9*9-'9i. Proposta al Consiglio Regionale: Cos'è? Detta le regole per il riordino dell'assistenza sanitaria in Piemonte. Operazione semplicissima, ma sulla carta. Nella realtà è un terremoto che adombra la possibilità di «declassamento» per alcuni ospedali, di potenziamento per altri, di aggregazioni di servizi: insomma una riassettata che dovrebbe eliminare parecchie storture, creare maggiore efficienza, cancellare doppioni inutili. Fin qui, tutto bene. Anzi. Nel gran calderone della sanità gli esperti scorgono quattro tipi di Usi: quelle capoluogo di provincia, quelle che svolgono attività sovrazonali, particolarmente importanti per l'igiene, l'assistenza sanitaria integrativa e che hanno oltre a più reparti e servizi di specialità, il Dea, cioè il pronto soccorso, quelle che svolgono attività sovrazonale significativa. Al- cia è stato un altro annuncio: il riordino della rete ospedaliera. Non si tratta che di applicare ciò che il ministro della Sanità chiede con decreto. . Gli ospedali generali dovranno avere almeno 400 posti letto, un Dea di primo livello e servire almeno centomila abitanti; quelli territoriali senza Dea svilupperanno particolarmente le cure intermedie, le attività di recupero e rieducazione funzionale e di supporto ai servizi territoriali. Le «regole» fissate dal governo (cui la Regione non può far altro che adeguarsi) di fatto imporranno la chiusura di una ventina di ospedali. Naturale, quindi, che non appena la notizia ha fatto il giro del Piemonte, sia scoppiata la battaglia. E sui giornali si sono moltipllcati 1 titoli allarmistici: -L'Usi di Biella mangerà quella di Cossato?», -La Regione pensa di sopprimere l'Usi di Galtinara», -Carmagnola e Carignano, un ospedale è di troppo», -Vogliono smantellare i reparti». La rabbia cresce e ai dibattiti seguono le marce. Qual è realmente la situazione? Mario Carletto, neocapogruppo della de, getta acqua sul fuoco: -Non è stato deciso nulla. C'è una deliberi che recepisce le indicazioni del ministero della Sanità e basta. L'obiettivo è quello di razionalizzare l'intero settore sanitario. Le scelte verranno compiute soltanto nel piano socio-sanitario '89-"91. E prima di scriverlo ci saranno ampie consultazioni con tutti. Chi va in giro a fomentare la protesta, sbaglia. La Regione non chiude Usi (per farlo ci vuole una legge), né cancella ospedali o reparti». Se si dovrà fare si farà ma dopo averne discusso con amministratori, medici, abitanti e soltanto nel momento in cui si disegnerà la nuova immagine della sanità piemontese. Cioè tra qualche mese. Gian Mario Ricciardi L'assessore Maccari l'ultimo posto le Unità sanitarie di zona con ospedale senza Dea o prive del tutto. Fatta questa fotografia, restano tre obiettivi da raggiungere nei prossimi tre anni: garantire l'adeguato sviluppo dei presìdi con funzioni che vanno oltre le loro zone; favorire un migliore rapporto tra le Usi; avviare un processo che porti «a prevedere tutte le Usi con adeguate dimensioni e quindi dotate dei servizi di base e dell'ospedale generale»^ Ecco, questa frase, ha fatto arricciare il naso a non pochi. In realtà, infatti, vuol dire che le Usi di domani dovranno avere certe caratteristiche. All'improvviso sulle scenario tormentato della sanità è scoppiato il finimondo provocato dalle Usi che hanno letto nel documento regionale la loro fine o l'accorpamento ad altre, la chiusura, il raggruppamento di servizi. Però ad accendere la mic¬

Persone citate: Cossato, Eugenio Maccari, Gian Mario Ricciardi, Maccari, Mario Carletto

Luoghi citati: Biella, Castellamonte, Fossano, Galliate, Gattlnara, Lanzo, Piemonte, Santhià