Pedine del Caso

Pedine del Caso RIBELLI NELLANCIEN REGIME Pedine del Caso In ogni epoca il gioco del Caso scombina gli eventi e inganna gli uomini. Ma c'è un'epoca in cui il gioco si fa più sottile, perché i contrasti si intrecciano fino a confondersi e i chiaroscuri si sovrappongono fino ad annullarsi. Il Settecento: epoca di eccessi nei piaceri e nelle miserie, di tinte folgoranti nelle allegrie eccessive e nelle ferite crudeli, di toni cupi nelle rovine incombenti suWAncien regime e nelle speranze deluse della Rivoluzione Francese. Entrare nei, labirinti del Settecento vuol dire fare i conti con il Caso: .è la Storia a preparare gli eventi e a combinare i reagenti chimici in miscela esplosiva, ma è il Caso a far scoccare la scintilla e a provocare il boato. • ■ . .. - Gianfranco Dioguardi, ingegnere, imprenditore, professore straordinario di Economia industriale all'Università di Bari ne è convinto: al Settecento e al Caso ha dedicato due libri, // gioco del caso, avventurosa riflessione sul rapporto fra invenzione, gioco e rischio, e Un avventuriero nella Napoli del Settecento, racconto dedicato a Ange Goudar, avventuriero, libertino, amico di Giacomo Casanova e professionista del gioco d'azzar do, ma anche scrittore ed apprezzato studioso di econo mia. E proprio Goudar è prò tagonista del nuovo volume di Dioguardi in questi giorni in libreria,/!/;^? Goudar contro /'Ancien regime, pubblicato da Scllerio come gli altri due. Il Settecento, in un affresco di contrasti: colori ora forti ora sfumati, suoni velati e timbri nitidi, la logica e il Caso che si affrontano in un partita im prevedibile e misteriosa con i giocatori inconsapevoli pedi ne della Storia. * * Mancavano 34 anni alla Rivoluzione. In quel maggio 1755 le torri della Bastiglia si ergevano ancora minacciose* é nei ricevimenti di corte, nelle" feste della nobiltà, lo sfarzo era abbagliante: cerimoniale smisurato, parurcs e ornamenti, cascate di riccioli, la luce dei lampadari riflessa nei gioielli delle dame, ciprie, va nità, tessuti costosissimi che apparivano e tramontavano nel volgere di una sera, toilettes esagerate e puro capriccio, L'89 era ancora lontano, ma nella società francese si stava generando una potenza oscu ra. Ovunque un pesante regi me di imposte indirette, dazi tasse doganali e demaniali, imposte sul tabacco e altre gabelle stringeva in una morsa sempre più rigida il paese. La nobiltà si specchiava nell'effimero, e a garanire la sopravvivenza dell'effimero c'erano loro, i firmiers généraux, gli appaltatori generali delle imposte ai quali lo Stato aveva affidato la riscossione dei tributi. Un termitaio di parassiti senza scrupoli, un esercito diviso in appaltatori, subappaltatori, esattori, commessi e impiegati, a loro volta spalleggiati da tribunali e giudici. Ingranaggi di una macchina che produceva odio e ribellione. E infatti proprio allora, con trent'anni di anticipo, il Caso tirò lo sgambetto al tempo e ingarbugliò i conti. La Sorte fece scorrere più in fretta il calendario, e la ribellione divampò improvvisa, primo lampo di quella forza terribile che solo nell'89 avrebbe sprigionato le sue fiamme per trovarsi puntuale all'appuntamento con la Storia. Una rivolta anticipò la Rivolta, un guizzo di fuoco fu il segno premonitore del grande incendio. Si chiamava Louis Mandrin. Era un avventuriero, capo di una banda di fuorilegge che ingaggiò una lotta spietata contro il sistema fiscale iniquo. Fu lui l'uomo del quale il Caso si servì per lanciare l'avvertirhento' "air'Ancien regi-' me. Il volume di Dioguardi' ne illumina la storia. E la'riflessione è tanto più incisiva perché prende le mosse da un'opera pubblicata proprio in quegli anni dal libertino e scrittore Goudard, // testamento di Louis Mandrin, cronaca dal vivo della ribellione contro gli esattori del fisco, ma anche analisi dei mali incurabili di una società ormai votata alla morte. I Chi è Louis Mandrin? Un commerciante di cavalli ridotto in miseria che come tanti contemporanei è costretto a dedicarsi al contrabbando per sopravvivere. Un ribelle. L'emarginazione cui è costretto si trasforma ben presto in odio e il talento organizzarivo di cui è dotato lo porta a reclutare un piccolo esercito e a combattere gi appaltatori delle imposte. Anche Voltaire ne f parla nelle sue lettere: 'Questo Mandrin ha le ali, la rapidità della luce... Fa tremare i partigiani del fìsco. E' un torrente, una grandinata, che sconvolge i raccolti dorati. Il popolo ama con furore questo Mandrin, si interessa a colui che divora i divoratori del popolo: * * . Capricci del Caso. Mandrin è in eccessivo anticipo sui tempi. Il potere gli scatena contro i soldati e dopo averlo catturato in seguito a una delazione, lo processa e lo fa squartare vivo sulla famigerata ruota della tortura. Mandrin recita una parte senza afferrarne fino in fondo il significato. Profeta senza consapevolezza, precursore suo malgrado, sembra una povera marionetta mossa dai fili di un burattinaio crudele. La sua azione solitaria non basta a cambiare lo stato delle cose e la sua battaglia, riconosciuta giusta dopo la caduta del ('Ancien regime, rimane una battaglia perduta. Perché questo destino? E che senso ha questa impresa? • Dioguardi accetta la sfida., 'Mette in fila le pedine e lascia che la ragione scivoli sulla scacchiera infida della Storia e del Caso alla ricerca di una logica capace'di gettare barlumi di luce sull'una e sull'altra. 'Nel mio litro — dice — ho fatto tesoro di un insegnamento di Cesare Beccaria: sorprendere la nascita di un nuovo modo di sentire e di pensare, cogliere il momento in cui un elemento nuovo entra a far parte di una civiltà e comincia a mutarla e trasformarla, è forse la cosa più appassionante che uno storico possa tentare di fare". Nello stesso momento in cui Mandrin viene giustiziato, la nobiltà di Francia danza nei suoi salotti. Ma la musica è stanca: nell'ebbrezza compare il disincanto, in quei passi si intravedono i segni premonitori della fine. Mauro Anselmo La presa della Bastiglia In un'antica stampa francese

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