Al Napoli manca la mano di Maradona

Al Napoli manca la mano di Maradona Gli azzurri sconfitti a Lecce più nettamente di quanto non dica il risultato Al Napoli manca la mano di Maradona Senza il suo faro argentino, la squadra di Bianchi appare una provinciale confusionaria e preoccupata - Gol decisivo di Baroni, che colpisce anche una traversa dopo aver neutralizzato Careca dal nostro Inviato ANGELO CAROLI LECCE — Cade una stella. Non c'è la mano protettiva di San Gennaro (o di Maradona) e il Napoli si riduce a una provinciale confusionaria, priva di creatività, incapace di dare lucentezza a una manovra che ha il sapore antico di idee superate. Complice di una caduta, che per certi versi era annunciata, è il Lecce, subito aggressivo, costantemente attento, schierato in modo da non concedere il rriinimo spiraglio ai fondisti napoletani. Baroni mette la firma a un successo che appartiene, però, a un'intera squadra. Dicevamo della caduta di una stella. Nella sua parabola contingentemente declinante, il Napoli non lascia dietro di sé nemmeno una traccia della luce accumulata in tempi più felici. Spiegare la sconfitta soltanto attraverso l'assenza di Maradona sarebbe molto facile, visto che Diego è «unico» al mondo. Ma sarebbe anche riduttivo per una squadra che conserva ambizioni di un certo livello. La realtà è comunque triste e cinica per i sostenitori napoletani, i quali oggi si trovano fra le mani un giocattolo che, senza l'asso argentino, non diverte, e un complesso in grado di sostenere il peso agonistico di una partita, di correre con estremo e lodevole impegno, però mai in condizione di arricchire la propria esistenza di una certa qualità. A far saltare i piani di Bianchi, che deve rinunciare all'indìsponìbile Maradona infortunatosi mercoledì scorso a Siviglia, ci pensa Baroni dopo 10', un difensore che toglie palloni a Careca e che è altrettanto bravo a creare pericoli alla porta difesa da Giù liani. Sul traversone di Vanoli dalla sinistra, Baroni anticipa una difesa terrìbilmente distratta e consegna la prima felicità stagionale ai tifosi. In precedenza (4'), Corredini non ha fortuna, poiché la sua deviazione di testa è ribattuta da Levante- con una coscia, n calcio è anche questo. Appare subito chiaro che il Napoli, sotto dì un gol e mortificato dalla spavalderìa iniziale del Lecce, deve sottoporsi a una fatica sovrumana per tentare l'aggancio, poiché le incursioni di Carannante (il più bravo dei partenopei), Francini, Crippa, Fusi e De Napoli portano spinta, ma poca lucidità a schemi che si esauriscono davanti al compatto muro creato da Vanoli, Enzo, Levanto, Moriero, Baroni e Benedetti. Careca è l'uomo dì qualità, ma al 22' di testa e due minuti dopo di piede fallisce occasioni clamorose. Dopodiché si confonde anch'egli nella nebulosa dell'anonimato in cui finisce un'intera squadra. La tentazione di appellarci ai condizionale (se Careca avesse sospinto in rete quei due palloni...) è forte, ma il calcio non deve mai rimettersi in ciò che poteva essere e non è stato. A ridare comunque equilibrio alle opportunità sciupate pensa il debuttante ungherese Vlncze, il quale al 43', invece che servire il solitario Barbas, tenta un difficile pallonetto. Cerca un po' di gloria al primo impatto con il pubblico leccese e sbaglia due volte. La cronaca segnala anche un bellissimo intervento di Terraneo per opporsi ad una forte conclusione di De Napoli (è il 22', un attimo prima dell'errore di Careca). Il Napoli è in evidente diffi- colta, il pressing di Vanoli, Enzo, Benedetti, Levanto e Moriero non gli concede respiro. Baroni e Righetti fanno buona guardia a Careca. Barbas vince nettamente il duello, fra pensatori, con Alemao. n brasiliano si prodiga, ma appare lento, impacciato e dalle iniziative scontate, un'immagine lontana anni luce dalle tradizioni brasiliane. E all'atto pratico risulta di insufficiente utilità al complesso. Ma poiché dal gol di Baroni alla fine del match mancano 80', Bianchi spera di risolvere i problemi con qualche sostituzione (fuori Renica e Corradini, dentro Giacchetta e Filardi). Invece la confusione nella squadra azzurra aumenta nella seconda parte del match, mentre Baroni, quasi ignorando l'inoffensivo Careca, si fa più ardito e spedisce il pallone, con ottima scelta d! tempo, proprio dove un palo si congiunge con la traversa (56'). Se togliamo un intervento (82') disperato quanto tardivo di Giacchetta (subentato a Renica per dare maggior spinta offensiva alla manovra) , il Napoli non si attribuisce altri meriti.

Luoghi citati: Lecce, Siviglia