Dimmi che cosa fanno i tuei genitori... ti spiegherò quale sarà il tuo futuro

Dimmi che cosa fanno i tuei genitori... ti spiegherò quale sarà il tuo futuro I condizionaménti di classe esistono ancora? Ecco una ricerca contro-corrente Dimmi che cosa fanno i tuei genitori... ti spiegherò quale sarà il tuo futuro Dalle Università di Bologna, Trento e Trieste una sorprendente indagine sulla «mobilità sociale in Italia» che ridimensiona molte teorie oggi in voga - Nel futuro anche la crescita di operai «per eredità» BOLOGNA — Osserva Marzio Barbagli, professore all'Università di Bologna: «Se si dovesse giudicare una società da quello che ne scrivono i sociologi, si direbbe che, a differenza di altri Paesi, in Italia le classi sociali non esistono più o almeno hanno perso gran parte della loro importanza». Dobbiamo dedurne che la società italiana è più aperta, si sono accorciate le distanze fra le classi, la posizione sociale di ognuno .dipende meno d'una volta da quella in cui è nato? Tutt 'altro. Almeno a leggere le pagine di uno studio ampio e complesso curato da nomi noti delle Università di Bologna, Trento e Trieste (Marzio Barbagli, Antonio Cobalti, Antonio De Lillo e Antonio Schizzerotto), pubblicato da II Mulino, sotto il titolo 'La mobilità sociale in Italia», per la rivista -Polis* (n. 1/1988), quadrimestrale dell'Istituto Carlo Cattaneo. Una ricerca fortemente contro-corrente: mentre il tam-tam insistente dei media ci abitua a pensare a un'Italia dei primati e del 'sorpassi» in campo econo¬ mico e sociale, i primi risultati della più significativa indagine che sia stata condotta nel nostro Paese dal 1912 ad oggi fanno intendere che i condizionamenti di classe continuano a pesare; eccome. Certo: da una generazione all'altra (e-nel corso di una stessa generazione) gli spostamenti della popolazione fra le varie classi sociali sono fortemente aumentati; ma le opportunità migliori non sono ancora aperte a tutti. Nemmeno le riforme in campo scolastico sono riuscite ad intaccare «io struttura di fondo delle ineguaglianze educative presenti in Italia'. Sentenzia Barbagli: - Negli ultimi quarant'anni la società italiana non è diventata più fluida e meritocratica; non è diventata più aperta. Le diseguaglianze esistenti fra le persone delle varie classi nelle chances di mobilità sono rimaste immutate nel corso del tempo». Alla base della ricerca vi è la distinzione tra "mobilità assoluta» e «mobilitò relativa». La «mobilità assoluta» è data dal numero complessivo di persone che si spostano da una classe all'altra, che appartengono ad una classe diversa da quella dei loro genitori. Per 'mobilità relativa» si intendono, invece, le probabilità che le persone provenienti da una certa classe hanno di raggiungere un'altra classe rispetto a quelle che provengono da famiglie di una terza classe. Ad esemplo, quante probabilità hanno i figli degli operai di raggiungere la classe media impiegatizia rispetto a chi proviene dalla borghesia agricola? Antonio De Lillo, professore di Metodologia delle Scienze Sociali all'Università di Trento, dimostra nel suo saggio che negli ultimi 40 anni vi è stata una forte mobilità assoluta: 'Ben il 62 per cento delle persone da 18 ai 65 anni che vivono oggi nel nostro Paese non fanno più parte della classe dei loro genitori». Si tratta di un fenomeno di ampia portata: 'Quasi la metà di coloro che vengono dalla classe operaia ed un quarto di quelli che vengono dai salariati agricoli, fanno oggi parte della piccola borghesia urbana, della classe media impietizia o della borghesia». Ma ciò non significa che in Italia vi sia oggi maggiore uguaglianza di opportunità rispetto al dopoguerra e che la posizione di classe raggiunta dipenda meno del passato dall'origine sociale. Spiega Antonio Cobalti, sociologo presso l'Università di Trieste: «Afentre molti sostengono che le differenze tra operai e impiegati stanno scomparendo, i nostri dati indicano chiaramente, ad esempio, che chi viene da unafamiglia operaia è molto svantaggiato, dal punto di vifita della mobilità sociale, rispetto a chi viene da una famiglia di classe media impiegatizia». E tali disuguaglianze fra le classi valgono nella possibilità di spostamenti sociali tanto per gli uomini che per le donne, per 1 giovani come per gli anziani, per chi abita in Lombardia come per chi sta in Sicilia. Una previsione: in futuro avremo sempre più -proletari ereditari», operai di seconda generazione. All'inizio degli Anni 60, gli operai figli di operai erano il 46 per cento. Dieci anni dopo, questa percentuale era scesa al 39 per cento. Poi, è nuovamente risalita, sino a raggiungere l'attuale 47 per cento. Preoccupanti sono i risultati della ricerca condotta da Antonio Schizzerotto, professore di Sociologia dell'educazione presso l'Università di Trento. Oli italiani nati dopo il '45 hanno raggiunto livelli di istruzione più elevati di quelli delle generazioni precedenti (dal 1920 al '44). 'Tuttavia, contrariamente a quanto molti pensano, le diseguaglianze sociali esistenti fra le varie classi nella possibilità di raggiungere i vari gradi di istruzione sono rimaste immutate, cosi come immutate sono rimaste le chances di mobilità che questi livelli di istruzione offrono». In parole povere, la classe di provenienza influisce sul destino sociale con forza eguale, se non maggiore, a quella del grado di istruzione; ovvero: quello che farai dipende sì da quanto studi, ma quanto studi continua a dipendere soprattutto da chi sono i tuoi genitori. Mario Tortello

Persone citate: Antonio Cobalti, Antonio De Lillo, Antonio Schizzerotto, Mario Tortello, Marzio Barbagli