«Troppi mafiosi tra i costruttori»

«Troppi mafiosi tra i costruttori» Ferri a Erìce: l'Albo Gambiera «Troppi mafiosi tra i costruttori» ERICE — Nell'Albo nazionale dei costruttori, malgrado tutti i controlli, si annidano tuttora mafiosi e loro complici, riciclatori dei tanti miliardi lucrati con gli stupefacenti e con i mille illeciti affari delle cosche; appaltatori che impastano cemento ed eroina. Il ministro dei Lavori pubblici Enrico Ferri ha annunciato che entro un mese sarà predisposto un nuovo regolamento della tenuta dell'Albo e che entreranno in vigore inediti e più rigorosi criteri anche per le ammissioni. Ferri, per rendere noto questo intendimento, ha scelto la medievale Erice, dove al centro -Ettore Majorana' nel quale di solito si parla di scienza, tecnica e medicina, per tre giorni si è svolto un animato convegno sul tema: «Le strade contro la mafia». AI convegno sono intervenuti anche i ministri dei Beni culturali Er.za Bono Parrino e dell'Agricoltura Calogero Mannino. Quest'ultimo ha sostenuto che politici e mafiosi sono ormai distaccati da quando la sfera di influenza dei boss si è sviluppata nel -giro' della droga. L'attenzione di Ferri si è concentrata in prevalenza sull'Albo dei costruttori, dal quale il ministro-magistrato ha detto che sono state eliminate in tutt'Italia negli ultimi anni 23 mila imprese i cui titolari non hanno potuto dimostrare di possedere i requisiti necessari per concorrere alle gare per gli appalti pubblici. Ovviamente non si tratta di 23 mila mafiosi cancellati dall'Albo, ma pure di imprenditori falliti o di altri che non possiedono un volume di affari adeguato. «Si tratta di dare vitalità a un ingranaggio che a volte si inceppa», ha osservato il ministro dei Lavori pubblici, che ha ricordato come la legge antimafia Rognoni-La Torre abbia posto già un argine all'attività dei costruttori mafiosi o legati alla mafia, impedendo loro di partecipare alle gare d'appalto. «Ma nell'Albo — ha aggiunto — sappiamo che figurano Imprese fantasma che poi ricavano profitti enormi anche attraverso i subappalti». Il business della droga si è ristretto da tre o quattro anni per i boss siciliani che hanno dovuto cercare nuovi e vecchi spiragli nei quali infilarsi e i miliardi per opere pubbliche stimolano l'interesse e l'appetito delle cosche. Occorre una grande capacità investigativa anche per scoprire i prestanome dietro ai quali si celano i boss. E l'alto commissario per la lotta alla mafia ha confermato quanto siano diversificati e frequenti i riciclaggi del denaro «sporco» e ha definito «enorme» la massa di denaro liquido di cui i mafiosi dispongono. Domenico Sica ha denunciato la scarsa efficienza dell'apparato pubblico e ha sostenuto che occorre far presto perché questo forse è un buon momento per trovare, riprendendo il titolo del convegno, 'le strade contro la mafia'. «Per ora la mafia è vulnerabile perché è divisa — ha affermato —, se fosse salda, non farebbe tutto questo rumore, non lancerebbe messaggi di morte». Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Bono Parrino, Calogero Mannino, Domenico Sica, Enrico Ferri, La Torre

Luoghi citati: Erice, Italia