Torino e Milano Beato chi ci vive
Torino e Milano Beato chi ci vive Concordi sindaci e urbanisti Torino e Milano Beato chi ci vive Alla «Festa dell'Avariti!» si ipotizza il Duemila nelle grandi città Siamo degli «abitanti» fortunati. I sindaci di Milano e di Torino, ma anche urbanisti, sociologi, imprenditori sono ottimisti per il Duemila delle grandi città, almeno per quelle «europee». Lo hanno detto ieri, in un convegno organizzato alla Festa dell'Avanti! sul futuro delle metropoli. Moderatore Da Molo, presidente Italgas, sono intervenuti i docenti Barbano e Gallino, l'architetto Cagnardi (uno dei progettisti del nuovo piano regolatore), il presidente della Camera di Commercio, Salza, il sindaco di Milano, PilUtteri, e quello di Torino, Magnani Noya. Secondo Gallino, i problemi di una metropoli sono di identità. I grandi agglomerati urbani sono destinati a diventare «città sovrapposte» per servizi, ognuna delle quali con confini propri, un sistema che potrebbe creare conflittualità se non ci sarà un'autorità atta a governarla. Così il collega Barbano ha indicato due esigenze-riforme: accelerare le procedure amministrative per la realizzazione dei progetti; adeguare la legislazione urbanistica. Salza, parlando a nome del mondo imprenditoriale e commerciale, ha indicato per le città europee una nuova dimensione internazionale, da una parte i positivi cambiamenti che arrivano dallUrss di Gorbaciov e in prospettiva gli Stati Uniti d'America che guarderanno al vecchio continente con minori protezioni economiche e più inviti a sforzarsi a far da solo. 'Torino — ha osservato Salza — ha un'occasione in più, i suoi abitanti hanno saputo prendere le abitudini dei vecchi, quelli che Arpino definiva cittadini per eccellenza, perché cresciuti cittadini quando in altre città gli abitanti erano ancora sudditi. La classe dirigente deve però imporsi di scegliere, il più grave errore sarebbe di decidere di non fare nulla». Dall'esperienza fatta nella nostra Europa, ha osservato Cagnardi, non può che crescere uno sviluppo più a misura d'uomo. L'urbanista ha indicato nelle città del Terzo Mondo gli esempi delle nuove metropoli del Duemila: -Centri di decine di milioni di abitanti, costretti dalla povertà a riunirsi. Metropoli impossibili da ridisegnare, da governare. La Felice Europa ha luoghi che hanno bisogno di correzioni. E Torino può farle in due direzioni, verso la città moderna, coprendo la ferrovia che l'attraversa per ricavare spazi viari, verde e servizi, e verso la città storica, cioè valorizzando le sue bellezze». I sindaci Pillitteri e Magnani Noya hanno parlato, rispettivamente, delle loro Milano e Torino con identico fervore e simili obiettivi: «/ nostri abitanti amano i luoghi dove risiedono, dove hanno le loro radici, dobbiamo migliorare i servizi (trasporti, viabilità, parcheggi etc) ovunque, perché la città sia una, unita». Entrambi hanno, però, detto che c'è bisogno di riformare le norme che regolano la gestione della cosa pubblica se si vuole accelerare il processo di trasformazione, così come oc corre arrivare a un governo metropolitano. II dibattito su questi temi proseguirà alla Festa dell'A vanti!, un appuntamento che sta ottenendo un buon successo di pubblico, con soddisfazione degli organizzatori, primo fra tutti del segretario provinciale del psi Cantore
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