Così il pallone è affondato anche in piscina

Così il pallone è affondato anche in piscina Dennerlein spiega il deludente settimo posto della pallanuoto italiana: «Troppa tensione, cinque o sei giocatori vanno cambiati Così il pallone è affondato anche in piscina DAL NOSTRO INVIATO SEUL—Nel piccolo mondo della pallanuoto in partenza da Seul si discute se è stato più sorprendente, in negativo, il terzo posto dell'Unione Sovietica pronostleatissìma medaglia d'oro oppure il settimo dell'Italia pronosticata almeno terza. Curiosamente le due squadre si erano incontrate nella prima giornata del torneo concludendo in parità e da quel 9-9 avevano tratto auspici molto favorevoli. I sovietici perché avevano condotto con una certa sicurezza contro una delle squadre d'elite fin verso la fine, gli azzurri perché con quello sprint finale avevano dimostrato di poter giocare alla pari con i favoriti. In realtà, con il senno di poi, si capisce ora che l'illusione era stata creata da due debolezze, Fritz Dennerlein, 11 et azzurro, commenta così: «Si andrà sempre più verso tornei di questo genere, caratterizzati da massimo equilibrio, dove un gol può tagliare fuori dalle medaglie o dare l'oro. Fino a qualche anno fa erano cinque o sei le Nazioni capaci di interpretare la pallanuoto con tecniche e allenamenti d'avanguardia. Qui a Seul si è visto che a parte la Corea non c'è stata squadra pronta a immolarsi senza problemi». L'Unione Sovietica può chiedere le attenuanti, per aver raccolto soltanto il bronzo. Durante il torneo ha avuto tre giocatori fra i più bravi Infortunati. e si è visto che anche uno squadrone di quel livello non ha molti ricambi all'altezza dei titolari. Ma l'Italia? Due anni fa ai Mondiali di Madrid le era stato consegnato l'oro ad honorem alla pari con la Jugoslavia, dopo quel drammatico spareggio risoltosi con un piccolo gol di scarto al termine di otto tempi supplementari. A Seul la Jugoslavia ha rivinto il titolo, gli azzurri sono scivolati al settimo posto. Perché quel distacco? Quello che sembrava un punto di partenza per una squadra ancor giovane, appunto Madrid, è diventato malinconicamente un punto d'arrivo. Dopo, terzo posto agli Europei di Strasburgo '87, settimo ora. Dennerlein tenta senza troppa voglia di parlare una sua analisi: 'Me lo chiedo anch'io, il perché. E' stata incredibile poi l'ultima partita, stavamo vincendo con la Spagna per 8-5, stavamo giocando bene, e di colpo il meccanismo si è inceppato. Questo è stato l'emblema di un esageralo stato di tensione generale. Prendete Ferretti, giocatore esperto, ha sbagliato ». ri settimo posto lascia molta amarezza in Fritz Dennerlein: 'Battendo la Spagna saremmo stati quinti, cioè ultimi dei grandi o primi dei meno grandi. Ma settimi no, non lo accetto». Ci sono stati errori, cedimenti? e' il caso di pensare ad un rinnovamento di una formazione morta prima del previsto? Risponde Fritz Dennerlein: 'Cinque o sei giocatori sono da cambiare, ma per ora nomi non ne faccio. Forse ho sbagliato anch'io non ritoccando con qualche iniezione nuova quella squadra che era tanto piaciuta. Ma l'errore di fondo, anche mio, è stato quello di finalizzare tutto in funzione dell'Olimpiade. Bisogna ragionare di anno in anno, prendere ogni traguardo come a sé stante. Noi siamo arrivati invece qui caricati di responsabilità, i ragazzi circondati da giornalisti e da mille attese hanno perso la testa. Giocavano bene solo quando erano in svan¬ taggio e non c'era più niente da perdere. Ma appena stavano avanti fi paralizzavano. Non è giusto e neanche intelligente programmare e pensare per anni soltanto a un evento, mitizzarlo così». Dennerlein non lo dice, ma sulla nazionale pesa anche un campionato lunghissimo, iniziato a ottobre e concluso quest'anno quasi a fine luglio. e la potenza muscolare non si può innestare nei giocatori come una medicina quando vengono convocati in azzurro. O è un concetto che si radica e parte dalle società, o ci sarà poco da fare anche in futuro. Delusione e problemi. Chiudiamo con una domanda d'obbligo. Dennerlein continuerà a fare il et? «Ho un impegno con la Federnuoto fino al 1991 e intendo rispettarlo», risponde sereno. Chissà se con altrettanta serenità accetteranno il verdetto di Seul i suoi rivali. g ro Seul. La Jugoslavia è d'oro, un successo da champagne

Persone citate: Dennerlein, Fritz Dennerlein