L'autunno del "patriarca"

L'autunno del "patriarca" NEL PARCO DEL GRAN PARADISO ARRIVANO I PRIMI FREDDI L'autunno del "patriarca" Lo stambecco, col suo aspetto di vecchio saggio, affila le temibili corna a scimitarra: in novembre si batterà in duello per amore - Ci sono i «personaggi»: Barba Giaco, Faraone, Negus, Satana, l'Alpino... - D camoscio cambia mantello, mentre la marmotta si mette a dieta e si dà ai lavori domestici: ripulisce la tana prima di cadere in letargo DAL NOSTRO INVIATO COGNE — Dopo l'equinozio del 23 settembre, data astronomica dell'inizio. dell'autunno, gli animali del Parco del Gran Paradiso cominciano ad annusare l'inverno. Nel vallone di Lauson in Valnontey, sópra Cogne, in Val d'Aosta, le femmine degli stambecchi continuano ed allattare i. cuccioli sotto le scogliere di gneiss di Croche neuille (zona di svernamento e dove partoriscono in primavera), brucando i ciuffi di erba olina, mentre nei pascoli arsi dalla siccità 1 minuscoli salici (alti due millimetri, miniaturizzati per resistere ai rigori del clima) diventano gialli e le piantine di mirtilli rosse. La metà dei piccoli non supererà i rigori artici dell'alta montagna d'inverno. Cosi come un dieci per cento degfli adulti non vedrà la primavera. Oli altri arriveranno stremati ad aprile, maggio, perdendo la metà del loro peso. Più in alto, fra 12.600 metri del rifugio Vittorio Bella, antica casa di caccia del re, e 1 tremila metri del Gran Lau son, pascolano piccoli branchi di camosci, molti già con la livrea invernale, e solitari stambecchi, tra Slacci di nebbia.' I maschi adulti si grattano la schiena con le grandi corna arcuate, lunghe fino ad un metro, ruminano quieti, osservando senza paura i visitatori o i guardaparco. Lo stambecco—mitico patriarca, simbolo del parco — è una bestia antiquata, un caprone corpulento di indole contemplativa. Uria razza di 14 milioni di anni, originaria dell'Asia minore. Pare che in questa zona delle Alpi sia presente da un milione di anni circa. Dalla glaciazione di Wurms, quando i ghiacciai arrivavano fino in Liguria e 1 cavalli erano grandi conte Cani lupo. L'ibex ibex (nome latino) dicono sìa un fossile vivente. Lui nonio sa; o se ne infischia, e caracolla impavido in un ambiente «eunivale e paleartico» (cioè dove la vegetazione si riduce al minimi termini) su cenge vertiginose, riposando preferibilmente su un masso con vista sulla valle, resistendo a inverni terribili. Può superare il quintale di peso, ha una vita media di 16/18 anni, ma ha sempre l'aspetto di un vecchione saggio, anche da giovane. Anche quando fa a cornate per gioco, con qualche compagno, preparandosi ai duelli di novembre, quando si batterà per scegliere le femmine. Già adesso, al mattino presto, si sentono gli schiocchi sonori delle grandi corna a scimitarra che s'incrociano, cozzano, risuonan- do nell'aria fredda come legni stagionati. Ci sono grossi maschi che le guardie battezzano e-ricó' noscono anche da lontano: Barba Giaco (zio Giacomo), in Valsavarenche, avanti con gli anni, trasandato (da un paio d'anni non cambia più il pelo), la barba lunga, l'andatura stanca; Faraone, per la barba girata all'insù; D'Artagnan, con le corna dritte come spade; Negus con quattro peli sotto il mento come l'imperatore d'Etiopia buonanima. Più tre personaggi, tutti con un corno dritto e uno curvo, che potrebbero anche essere una bestia sola, se non fossero stati visti quasi contemporaneamente in valloni diversi e lontani. Le guardie li hanno battezzati Satana, l'Alpino e l'Aeroplano, e non hanno ancora risolto l'enigma dell'uno e trino. Si può stare delle ore ad osservare uno stambecco in riposo. Emana forza e fascino. Sta pacifico e irraggiungibile nel suo iperuranlo di ungulato, impenetrabile alle speculazioni antropocentriche, alle domande; Non si muove se non per cambiare posizione. Ndn cambia espressione. Chissà che cosa pensa. Sarà un mistico o un pragmatico? O solo un pelandrone? Guarda lontano con gli occhi scuri, e si allontana se il visitatore gli arriva a tre, quattro metri Allora si alza, adagio, e si sposta. Paziente, serafico. Non scappa. Si allontana a passo lento. n parco del Gran Paradiso, è più o meno sui 45 gradi di latitudine Nord; alla stessa altezza, procedendo verso Oriente, di Trieste, Zagabria, Timisoara in Romania, del delta del Danubio, e più in là di Ulan Baatar in Mongolia o dello stretto di La Perouse, sul Pacifico, fra la penisola di Sakhalin e l'estrema punta settentrionale del Giappone. C'è un rapporto sotterraneo, forse, fra lo stambecco, e questa latitudine spinta verso Est. Perché l'animale ricorda: l'Europa danubiana e caucasica, spazi asiatici gelati e polverosi, più che panorami occidentali I camosci sono meno simbolici e più selvatici Caprette vivaci e sospettose, il musetto bicolore, i cornetti ad uncino. Si vede che la razza è più giovane. Non si lasciano avvicinare se non a distanza di sicurezza, poi partono al galoppo e spariscono. Dove un escursionista fatica e stranila, guardando bene dove mette i piedi, il rupicapra (nobile e pertinente nome latino) salta da un masso all'altro sulle pietraie, tocca appena le ghiaie delle morene, passa leggero sulle conoidi di detriti instabili sotto le pareti Tuttavia, come gli alpinisti, ogni tanto è vittima di fatalità e imprudenza, come dimostrano le carcasse che si trovano ogni tanto, rosic¬ chiate dalle volpi Può cadere sotto una slavina, fidarsi troppo dei suoi zoccoli e precipitare, o rimanere imprigionato su una cengia fino a morire di fame. In attesto inizio d'ottobre cambia il mantello, mette sulla schiena la «riga mulina», un filo di pelo scuro (come i muli), che si drizza come una criniera man mano che arriva il periodo degli amori. Per questo i cacciatori, specie tedeschi, coi ciuffi di quel pelo si fanno il piumi no da mettere sul cappello di loden, simbolo di forza e virilità. L'autunno è stagione di grandi lavori domestici per la marmotta. Pulisce la tana dalle porcherie accumulate nel periodo estivo, raccoglie festuche ed erbe secche per coibentare l'ambiente ed è tanto indaffarata che fischia molto meno del solito, all'av vicinarsi degli estranei. Deve fare in fretta perché a metà mese, neve o non neve, chiu¬ derà la porta e fino alla prossima primavera non metterà il naso fuori Tra le cose da fare, una dieta di erbe che puliscono gli intestini e che pare siano anche vermifughe, n letargo del roditore è talmente simile ad una ibernazione, che gli scienziati la studiano da anni con enorme interesse. La temperatura corporea scende infatti da trentanove a sette gradi le pulsazioni si riducono a due, tre al minuto, e 11 respiro ha una cadenza di uno ogni sessanta secondi A Vienna un' segnale inequivocabile dell'inverno incipiente è dato dai grandi corvi che arrivano dalle pianure ucraine, nel parco di Schoenbrunn e nella Wienerwald, dopo aver sorvolato la Cecoslovacchia, l'Ungheria. Nel Gran Paradiso i corvi ci sono tutto l'anno, divoratori di carogne, quindi con la funzione di «spazzini»: i grandi imperiali e i piccoli gracchi corallini dal piumaggio nero e lucente, le zampette rosso fuoco, i gridi metallici con una singolare eco. Volano in stormi in questa stagione, classico presagio della neve, sbucando all'improvviso da dietro un picco, uscendo in picchiata dai nidi sulle pareti Vittorio Perracino, veterinario, ispettore sanitario del parco, personaggio maiuscolo, una vitalità esplosiva, da 25 anni difende gli animali e l'ambiente con le unghie e coi denti, combattendo non solo la broncopolmonite necrotica e la cheratocongiuntivite, ma soprattutto bracconieri, burocrati ottusi politici amministratori miopi e chi vorrebbe nel territorio skilift e pizzerie. Perracino mostra i segni del cambio di stagione: la carlina (il grande cardo di montagna) che chiude i petali spinosi, l'erba delle fate che arriccia gli steli sentendo l'umidità, le cavallette che' > cominciano a morire per il freddo notturno. E accoglie con fastidio l'elicottero che ••• scende al rifugio per portare""" una troupe della Rai. 'Bisognerebbe usarlo con più parsimonia, e solo in casi eccezionali, perché spaventa troppo gli animali». Angelo MappelU, gestore del rifugio Sella (nei vecchi locali c'è ancora la stanza del Re e nell'ingresso lo stemma sabaudo scolpito in pietra oliare), ha chiuso bottega dopo aver cucinato per gli ultimi ospiti pesanti pranzi montagnardi: polenta concia, spezzatino e piselli, trippa con patate. Finalmente i suoi figli potranno andare in discoteca il sabato sera, senza dover scarpinare delle ore, su e giù dal Lauson, come hanno fatto tante volte quest'estate. Renato Scagliola n i i i e e o a — n e i a n Una marmotta si affaccia dalla tana. Sopra, un piccolo stambecco prende il latte dalla madre (foto Cesare Bosio)