Divine & Far West

Divine & Far West LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO Divine & Far West DAL NOSTRO INVIATO PORDENONE — Esiste un solo posto oggi in Italia,'dove un negozio di abbigliamento richiami l'attenzione dei passanti esponendo drappeggiato su un manichino dall'aria attonita il vestito da sera in broccato d'argento appartenuto a Francesca Bertini. Siamo a Pordenone dove le Giornate del cinema muto non conoscono la crisi del settimo, anno e', anche per quest'edizione convogliano nella prima settimana d'ottobre in Friuli uno stuolo insolito di studiosi e appassionati delle origini del cinema, puntualmente compensati per la loro fedeltà da riscoperte e riedizioni che cambiano imperiosamente le storie dello spettacolo così sovente stilate sulla base dei «sentito dire». Il caso di Francesca Bertini, che non ricordava affatto la sua opera .d'esordio, spicca paradossale e brillante. La divina del nostro muto forse, non gradiva che in Salame di Ugo Falena, dodici'minuti risalenti al 1910, il suo nome risultasse in secondo piano rispetto a quello di Vittoria Lepanto chiamata a sostenere la gratificante danza dei sette veli. Cera in proposito soltanto la testimonianza di Lucio D'Ambra in un articolo pubblicato sulla rivista Tino. ★ * . 'Un grande spiazzo chiuso da un tavolato-di Ugno — così scriveva in diretta il noto romanziere e commediografo destinato anch'egli a confluire tra gli intellettuali ammaliati dal cinematografo —. Una grande folla popolare guarda quel tavolato dov'è trafitta dai pugnali di cartone delle schiave di Erode una. bellissima giovinetta dai capelli disciolti e dalla lesta reclinata nell'abbandono della morte, una bellissima giovinetta che è la signorina Bertini, prim'attrice della compagnia, napoletana di Eduardo Scarpetta». L'anno scorso là pellìcola era stata presentata quale sconosciuta da un collezionista inglese e identificata a furor di popolo dagli esperti eli musei e fineteche. Stasera la celebrazióne ufficile al Teatro Verdi, con' Jc occhiate, languide della Bertini sottolineate da un'edizione musicale arrangiata da Ennio Si meon, che ci riporterà al cine ma delle origini quando i titoli di classe avevano partiture originali eseguire in sala da grandi orchestre. Una divina del teatro, la famosa Sarah Bernhardt regina del boulevard che fu amica e rivale dell'inimitabile Eleonora Duse, compare nei venti minuti della Queen Elizabeth d'autore ignoto appartenente alla Famous Player Film Corporation e attivo attorno al 12-13. Cine presa immobile secondo gli usi ma nemmeno un primo piano o un effetto di montaggio. Poiché la compagnia scrittu- rata è quella stessa di Sarah Bernhardt in Francia, ne risulta un curioso effetto di straniamente Sembra infatti che, se cortigiani o congiurati si prosternano reverenti di fronte alla regina d'Inghilterra e Irlanda, in realtà si gettino ai piedi della loro possente capocomica al fine di impetrare un aumento di paga. Per la Bernhardt (almeno in questa e alcune altre occasioni) il cinema non è che teatro filmato. Addirittura dopo la scena della morte con tuffo precipite sul lettone, la mattatrice risorge dopo la parola fine inchinandosi dalla ribalta quasi avesse appena finito di recitare in prosa. Nello stesso periodo nasceva Hollywood e, con le mirabolanti regìe di Griffìth, la grazia naturale e modesta di Lillian Gish: un miracolo del cinema ! poiché l'abbiamo vista soltanto l'anno scorso al Festival di Cannes stroncare con un sorriso in Balene d'agosto la comunicativa truculenta di Bette Davis. Pordenone ha scelto per la serata conclusiva di sabato uno dei successi di Lillian, Passione tra i ghiacci del 1920. La diva non ha mai dimenticato quel film dove la protagonista sviene su un lastrone galleggiante avviato verso il ribollire della cascata:-«Ai» venne', in ■ mente una soluzione che suggerii a ■ mr Griffìth, avevo sempre idee brillanti ibe rifacevano soffrire. Dovevo stare sul ghiaccio in modo che i miei capelli e la mia mano strisciassero sull'acqua. Mr. Griffìth era contentissimo deWeffetto, dopo un po' mi si ghiacciarono i capelli e mi sembrava di avere la mano in fiamme. Ancor oggi mi fa male se sto a lungo nel fredda*. . Naturalmente le Giornate avrebbero voluto in prima fila questa ragazza di 90 anni e Lillian Gish aveva risposto con gioia, in un aerogramma del 26 agosto scorso, ma... nell'autografo riprodotto sul catalogo il ma, cioè il «but» dell'originale s'impenna come per una sofferenza segreta. Ma c'è di mezzo un Oceano, ma sono finiti i giorni in cui poteva andare in giro per il mondo. Con ranto affetto à tutti, e a maggior ragióne da pane nostra nei suoi confronti. In ogni modo il posto d'onore della filologia non spetta a un'interprete nell'edizione che programma pure i rapporti tra cinema e teatro negli Anni 10, la nascita del cinema jugoslavo e la visione di copie considerate perdute dell'Ambrosio Film di Torino con ButaUn troppo onesto. Tutti parleranno dell'inedito di John Ford Hell Bent («Il temerario»), interpretato nel '20 da Harry Carey e restaurato dalla Cineteca di Praga. E' un western quale ci si aspetterebbe dall'autore di Ombre rosse, che con la tecnica del muto girò 67 tra medio e lungometraggi contro i 71 del sonoro, la metà della carriera. Gli ottanta minuti ebbero la consueta frase di lancio: 'Frenetiche cavalcate, sparatorie e vero amore trionfano nel West senza confini». L'attrazione non era allora John — che firmava Jack — Ford ma il cow boy Carey protagonista di emozioni e inseguimenti in serials destinati a esaurirsi con il muto. Tra l'eroe generoso e la bella, in pericolo non mancavano poi i cavalli, autentici primartori del genere. ' Ford li, inquadra all'altezza degli zoccoli, su greti di fiume o. sotto lo scrosciare delle, piogge, in campo .lunghissimo dove animano - appena le pianure brulle e i rilievi scoscesi. La storia in sé, con l'eroe incompreso dalla fanciulla che lo crede pavido mentre vuole soltanto nasconderle la corruzione del fratello, interessa relativamente. Non per nulla nella sequenza iniziale un romanziere immagina che un quadro del vecchio West si animi alla stregua di un teatrino per fanciulli offrendo i luoghi canonici del saloon, del canyon e del deserto. Su ogni cosa passano al ga loppo o al passo i cavalli che accompagneranno John Ford (e John Wayne, James Stewart, Henry Fonda) verso la celebrità mondiale. Piero Perona Una scena tratta dal film «He!! «ent» di John Ford