A colpi di programmi

A colpi di programmi A colpi di programmi Secondo la maggior parte degli osservatori il Likud vuole di fatto mantenere lo statu quo, anche se non lo dichiara esplicitamente. Per il partito del primo ministro 1 territori occupati sono EreU Yisrael, cioè Terra d'Israele. Shamir tuttavia aggiunge che lo status giuridico della West Bank e di Gaza va concordato attraverso trattative dirette con re Hussein di Giordania, nell'ambito dell'accordo di Camp David (questo accordo, siglato tra Begln e Sadat, è oggetto di interpretazioni controverse). Se Hussein accettasse queste condizioni Israele concederebbe ai palestinesi autonomia amministrativa. Nei 5 anni dall'inizio dal negoziato Israele e Giordania dovrebbero concordare lo status del territori, che Shamir chiama con i nomi biblici di Giudea e Samaria. Né i Paesi arabi moderati, come la Giordania o l'Egitto, né i palestinesi della West Bank e di Gaza, considerano seria questa proposta, n Likud, obiettano anche i laboristi, ha già deciso che 1 territori occupati sono Terra d'Israele: dunque non ha niente da negoziare. Sta di fatto che Shamir non ha trovato alcuna disponibilità tra gli interlocutori arabi. Ne consegue che almeno In questo momento il Likud non è In grado di raggiungere una soluzione politica che chiuda il conflitto arabo-israeliano. L'indisponibilità a negoziare i territori comporta che rimane aperta un'unica strada: la repressione mili¬ tare per mantenere lo statu quo. In definitiva, il Likud pare deciso ad annettere de facto la West Bank e Gaza. Un'annessione de jure, cioè dichiarata formalmente, implicherebbe infatti la cittadinanza israeliana e i diritti di voto per 1 milione 750 mila palestinesi che abitano i territori. Questi ultimi, sommati ai 700 mila arabi israeliani, diventerebbero l'etnia maggioritaria del Paese, col risultato che Israele cesserebbe dunque di essere Stato ebraico. Per l'annessione de jure sono invece che quei partiti di estrema destra che pensano possibile risolvere il problema demografico trasferendo nei Paesi arabi limi trofl i palestinesi dei terrì tori. Per alcuni dovrebbe trattarsi di una vera e propria deportazione. Altri, più eufemisticamente, propugnano un trasferimento in centivato (ma fanno capire di essere pronti ad accettare anche soluzioni più sbri gatlve). La proposta laborista è in linea con la formula territori) for peace della risoluzione Onu numero 242: dunque con la legalità Intemazionale. Nella lettura laborista territory for paece vuol dire il ritiro di Israele da una parte dei territori occupati in cambio di una pace stabile. Nel concreto 11 Labour intende arrivare ad un negoziato internazionale sotto l'egida dell'Orni (o comunque con Usa e Urss nel ruolo di garanti di una possibile pace). Il piano di difesa cui il Labour collega un ritiro prevede che Israele rinunci a due terzi dei territori occupati, cioè alla striscia di Gaza e a vaste regioni inteme della West Bank e si annetta le zone rimanenti (compresa una fascia di sicurezza lungo il Giordano). I territori abbandonati da Israele dovrebbero diventare parte di una confederazione giordano-palestinese (il Labour è assolutamente contrario ad uno Stato palestinese indipendente) ed essere smilitarizzati: le forze armate israeliane manterrebbero nell'interno postazioni di osservazione e la possibilità di movimento lungo quattro direttrici, indispensabili a respingere un eventuale attacco dal fronte Est. Secondo questo piano nella delegazione giordanopalestinese dovrebbe essere rappresentata la leadership eletta dai palestinesi dei territori occupati attraverso libere consultazioni, che verrebbero indette a condizione che la rivolta araba accetti una tregua di 3-6 mesi (i palestinesi obiettano che la loro leadership o è in galera o è stata deportata in Libano). Questa procedura in teorìa permetterebbe ad Israele di trovare un reale interlocutore palestinese, e di aggirare un nodo simbolico: l'Indisponibilità a trattare direttamente con Arafat (anche se con ogni probabilità la grande maggioranza degli eletti sarebbe filoOlp). Per quanto razionale questa proposta sconta la complessità dello scenario mediorientale, la fortissima diffidenza reciproca tra Hussein di Giordania e i palestinesi, l'assoluta ostilità della Siria e delle frazioni palestinesi assoldate da Damasco, solo per citare gli ostacoli maggiori. Tuttavia la pressione di Usa e Urss, e gli ambigui segnali di disponibilità giunti la scorsa settimana dal vertice di Aqaba tra Hussein, Mubarak e Arafat, danno qualche chance futura al progetto laborista, gradito a tutta la sinistra sionista e accettabile anche per almeno un partito religioso e per la sinistra estrema. B-r. OPPOSIZIONE ■ DI SINISTRA . tlONE PI Gf)u~ 1 " &$é^^W&o OPPOSIZIONE DI DESTRA 7 KNESSET (Assemblea Nazionale)

Persone citate: Arafat, Mubarak, Sadat, Shamir