Sorpresa, il giovane «parla bene» di Gigi Padovani

Sorpresa, il giovane «parla bene» Il linguista De Mauro presenta a Padova i risultati di una ricerca in Emilia Sorpresa, il giovane «parla bene» «Questi ragazzi discutono in modo vivace, ma senza quelle espressioni gergali e le parolacce che ci aspettavamo» L'incomunicabilità con i genitori non è colpa dei figli, ma dell'ignoranza dei padri che non hanno potuto studiare ; DAL NOSTRO INVIATO PADOVA — Frasi come 'gettonare la vecchia», 'Cuccare la sfitinzia-, «un panino da sballo» e via gergando, secondo lo stereotipo del giovane-tipo presentato da tv e giornali, sono da dimenticare. I personaggi Inventati da Carlo Verdone, come lo studente dal dialogo zeppo di «cioè» e parolacce, oppure da Nanni Moretti o, da ultimo, dal cantante Jovannotti, nella realtà non sono mai esistiti. Quanto poi alla incomunicabilità tra generazioni, non è tanto colpa del linguaggio ermetico dei Agli, ma piuttosto dell'ignoranza del padri, che non hanno potuto studiare. Ci vuole l'autorevolezza e la notorietà di un linguista come Tullio De Mauro, per sostenere tesi cosi controcorrente. Ma a supporto della sua analisi il docente romano ha portato — nella seconda giornata del convegno sul «difficili rapporti tra adulti e ragazzi» — i risultati di una ricerca condotta su 500 ragazzi emiliani. Le conclusioni sono sorprendenti e nel dibattito hanno causato non poche domande di insegnanti abituati al turpiloquio, alle difficoltà di comunicazione, insomma a quella mancanza di dialogo con i giovani della quale si lamentano spesso docenti e genitori. Presto il «vero» vocabolario dei ragazzi sarà pubblicato e potrà contrapporsi a quello creato a tavolino da altri studiosi: infatti il parlato di questi giovani di Bologna e Modena — grazie alla ricerca dell'Università finanziata dalla Regione e curata per la parte linguistica dal gruppo di De Mauro — è stato registrato a loro insaputa per ore e ore in circoli Arci, nei ritro¬ vi, nelle aule scolastiche. •Questi ragazzi — spiega De Mauro — parlano in modo vivace, ma senza quelle espressioni gergali e le parolacce che ci si poteva aspettare. Le ragioni sono ovvie, ma spesso vengono dimenticate. Infatti i ragazzi hanno un indice di lettura del 75% contro quello degli adulti intomo al 30-35 per cento. E anche la scolarità è doppia. Un qualsiasi giovane della leva oggi ha mediamente alle sue spalle 12 anni e un mese di scuola, contro una quota nazionale di 6 anni e una media degli adulti di soli 4 anni-. Ecco spiegate le difficoltà di linguaggio, che tanta parte hanno nel rapporto tra genitori e ragazzi: 'Mentre nella famiglia contadina o medio borghese non è mai entrato un libro, il figlio va aWunivesilà e porta un mondo di fermenti e sollecitazioni cui padre e madre non sono preparati a reggere-. Anche la differenza tra dialetto e italiano fa nascere un nuovo muro, visto che, secondo l'indagine Doxa citata dal professor De Mauro, l'80 per cento dei giovani è in grado di parlare nella lingua nazionale con gli estranei, contro un 50% degli adulti. Se i giovani studiano di più e sanno parlare meglio, non sempre la scuola li aiuta a migliorarsi. Nelle aule, secondo De Mauro, imperversa lo 'Scolastichese-, mentre la dimestichezza degli adolescenti con le lingue straniere non proviene dai testi scolastici ma da un'altra fonte culturale unificante, la musica rock, dalla quale apprendono il primo vocabolario inglese o francese. Le ragioni della frattura linguistica diventano più dif¬ ficili da superare, per la loro stessa portata storica e culturale, visto che la tv non basta a superare le diversità, il linguista però ha una ricetta: gli adulti devono parlare di più con 1 figli, sfruttando una comunicazione familiare che comunque pare più sviluppata in Italia che in altri Paesi Pur avendo più occasioni, non sempre 1 giovani sanno usare tutti i linguaggi in modo appropriato, sia quello scritto sia quello della fantasia, n segnale d'allarme sull'immaginario infantile (soprattutto per 1 più piccoli) è venuto dallo scrittore per ragazzi Marcello Arguii, che ha messo l'accento sulla «forma» in cui è avvenuta l'educazione linguistica: attraverso il racconto audiovisivo di cartoni animati e telefilm. 'Mentre fino a qualche decennio fa — ha detto Arguii — esisteva una ristretta cerchia di bambini-letterati, ora si fa strada il bambino di massa, alfabetizzato, gran fruitore di mass-media e solo occasionalmente lettore. Questo bagno quotidiano di informazioni ha cambiato i suoi bisogni e i piaceri fantastici, tanto che oggi la parola scritta deve competere con televisione, musica, fumetti-. In sostanza il libro per ragazzi deve farsi più «attraente», diventare piacevole, se non si vuole che il bambino arrivi a rifiutare la lettura. La conferma di questo dìverso atteggiamento viene ancora ima volta da un campione di alunni delle medie intervistati dai ricercatori del Dipartimento di psicologia dell'Università di Padova. I dati non sono ancora stati tutti elaborati, ma il professor Cesare Comoldi ce li ha anticipati. «A duemila stu¬ denti delle medie — spiega — è stato chiesto di valutare gli ultimi dieci brani proposti dalle antologie scolastiche. La gran parte di questi lesti non hanno avuto la sufficienza, perché i ragazzi vi hanno trovato un linguaggio inadatto, antico o difficile, temi troppo "impegnati" e di taglio tecnico o ideologico». 1 compilatori di antologie scolastiche, insomma, non ne escono molto bene, mentre emergono preferenze piuttosto strane e tradizionali: come un vecchio brano di Giovanni Mosca di 40 anni fa dedicato alla «Conquista della V C», apprezzato perché ironico e fresco, o ancora spezzoni di «Civiltà sepolte» dedicati alla scoperta di Troia. Quanto alle letture extrascolastiche, altre sorprese: dominano libri come «Piccole donne» di Alcott o «Alice nel paese delle meraviglie» di Caroli, o 1 «Viaggi di Oulliver» di Swift. Negli ultimi anni si è affacciato un autore come Gianni Rodari, è vero, ma c'è il sospetto che piaccia più ai grandi che ai bambini. Mentre i libri-gioco sono in crisi, sono in forte sviluppo i romanzi rosa, altra fonte di unificazione nel linguaggio del teen-agers, come ha ricordato Ermanno Detti, redattore della rivista «Albero ad elica» di Roma. 'Entrano in edicola 56 nuovi titoli al mese—ha ricordato—e isoli Harmony vendono 15 milioni di copie l'anno. Si potrà gridare allo scandalo, ma questo successo deriva dalla ricerca di soddisfare bisogni di "calore", "sentimento", "emozioni"». Come dire che, se nel rapporto con gli adulti non lo trovano, vanno a cercarne un surrogato «rosa». Gigi Padovani

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