Dobrinin diventa consigliere del presidente Gorbaciov di Emanuele Novazio
Dobrinin diventa consigliere del presidente Gorbaciov Dobrinin diventa consigliere del presidente Gorbaciov DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA y* Per la prima volta, un gruppo di deputati al Soviet Supremo ha votato contro due leggi e ne ha chiesto Il ritiro. E' un evento di doppio rilievo: perché non s'era mai dato che le decisioni del Presidium del Soviet fossero contestate con tanto clamore; e, soprattutto, perché le due leggi riguardano il controverso capitolo dell'ordine pubblico, oggetto di appassionati dibattiti sul giornali e fra la gente. Entrambe erano state approvate come decreti il 28 di luglio: ma di soppiatto quasi; senza che se ne parlasse, se non su un bollettino ufficiale a scarsa e scelta diffusione. I pochi deputati che ieri hanno detto «no» non sono riusciti a bloccarle, perché la stragrande maggioranza delle due Camere, riunite per la giornata conclusiva della sessione d'autunno, ha votato a favore. Ma, proprio alla soglia della trasformazione istitu. zionale che modificherà funzionamento e poteri del Parlamento dell'Urss, la seduta di ieri ha come scandito il tempo della riforma. Le due leggi prevedono restrizioni alle manifestazioni di piazza e rafforzano i poteri delle truppe speciali del ministero dell'Interno, alle quali danno il diritto di perquisizione senza mandato. E' sul loro vigore temporaneo di decreto che è stato autorizzato l'invio di quelle truppe in Armenia e nel NagornyKarabakh; che le dimostrazioni di «Unione democratica» sono state disperse, ancora di recente, perché non autorizzate; e che ammende molto severe, fino a mille rubli, oltre due milioni di lire, sono state decise nei confronti di chi vi ha preso parte. Ieri dunque, al momento della trasformazione in legge dei due decreti, tredici deputati sui 1350 presenti hanno respinto la legge che impone di chiedere per ogni manifestazione l'autorizzazione del municipio, e con dieci giorni di anticipo. Quattro si sono astenuti. Sul secondo decreto, quello sui poteri delle truppe speciali, i voti contrari sono stati 31, le astensioni ventisei. In entrambi 1 casi, la protesta più consistente si è manifestata all'interno del Soviet delle Nazionalità. E si capisce perché. Nel breve dibattito che ha preceduto il voto è intervenuto un deputato d'Estonia, la Repubblica baltica da mesi teatro di dimostrazioni a sfondo nazionalistico. Pavel Godunov ha respinto la legge sulle manifestazioni, perché «contraria agli interessi dell'elettorato» della sua Repubblica. E ha definito la legge che autorizza le truppe speciali a perquisire le case senza mandato -in contraddizione con i diritti costituzionali" e 'incompatibile con la vera democrazia». Il ruolo dei militari nella tutela dell'ordine pubblico, ha aggiunto davanti a un'Assemblea che lo ascoltava in silenzio, «non è chiaro»: anche perché 11 loro impiego viene deciso senza consultare le autorità locali. Una requisitoria animata anche da intonazioni autonomistiche, dunque: il Parlamento estone ha già fatto sapere che non accetterà il testo approvato ieri dal Soviet Supremo. Alla fine, qualcuno ha applaudito Godunov. Ma applausi più consistenti ha strappato un altro intervento, quello del deputato di Mosca Alexander Sukanov. Preoccupato del -laissezfaire nei confronti della democrazia», che consente a 'demagoghi» di 'presentarsi come leader del popolo». Allarmato dall'esito di tante manifestazioni animate da buone intenzioni ma deformate da chi 'si oppone alla legge e all'ordine». E' durato pòco, ma sembrava di essere in un Parlamento d'altre latitudini. E, di certo, quel che è avvenuto ieri al Soviet Supremo ha prima di tutto un valore di simbolo. Perché anticipa forse quel che sarà il Parlamento della Riforma; ma soprattutto perché ieri un'istituzione ha dato sostanza, per la prima volta con tanto vigore, alle voci «di fuori». Quelle già fatte proprie dal dissenso; quelle sostenute da ampi strati della società civile. Proprio alla vigilia del dibattito, Sovietskaia Kultura ospitava l'intervento di sette giuristi contrari alle leggi votate ieri. 'Sono state decise in privato, in fretta e senza consultazioni adeguate con l'opinione pubblica», diceva l'articolo. 'Bisogna rivederle, per eliminarne i difetti e fornire reali garanzie giuridiche ai più importanti diritti costituzionali». Non è stato cosi, ma il voto di ieri è un altro segno di quel che sta accadendo nell'Urss. Emanuele Novazio
Persone citate: Godunov, Gorbaciov, Mosca Alexander, Pavel Godunov
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