Scassettati e Rolando: duro confronto di Claudio Cerasuolo

Scassellati e Rolando: duro confronto L'ex dirigente Fiat testimone al processo per i semafori intelligenti Scassellati e Rolando: duro confronto Accuse dirette: «L'assessore allargò le braccia e disse "no, io ho proprio bisogno di soldi"» - L'imputato: «Si parlò anche di problemi materiali, ma io risposi che non ero il suo interlocutore» Udienza «calda» al processo per 1 semafori intelligenti che si sta celebrando in 54 sezione penale del tribunale (pres. Pettenati). n testimone Ubaldo Scassellati, che all'inizio degli Anni 80 era responsabile del gruppo Sistemi-trasporti del Centro ricerche Fiat, messo a confronto con il principale imputato, l'ex assessore comunale ai Trasporti psi, Giuseppe Rolando, lo ha accusato senza mezzi termini di aver preteso una tangente perché il Comune concedesse alla Fiat l'appalto dei semafori intelligenti, un Impianto computerizzato capace di dare sempre la precedenza ai mezzi pubblici. L'appalto di 11 miliardi, al quale parteciparono il Centro Ricerche Fiat, l'Italtel, La Mizar e la Sepa da una parte, e la Cga, Consorzio cooperative di Bologna, Nord Segnali e Philips, dall'altra, fu poi vinto dalla prima «cordata». L'interrogatorio di Ubaldo Scassellati comincia in tono discorsivo, con l'ingegnere che parla di sé in terza persona e illustra i vari progetti a cui si interessava all'epoca. Ma le domande del presidente Pettenati lo portano sul discorso tangenti: -L'obiettivo era di non pagare niente e di portare avanti con gli amministratori pubblici la negoziazione politica, sottolineando la validità del Progetto Torino sui semafori*. Il testimone continua: 'Nella primavera dell'81 da più parti mi arrivarono sollecitazioni a cercare di sondare le reali intenzioni dell'amministrazione comunale sul Progetto Torino. Occorreva presentarsi all'assessore ai Trasporti Rolando e dirgli: "Siamo qua, parliamo". Oli telefonai e stabilimmo dì vederci al bar Piatti*. Ancora l'ex dirigente Fiat: •La conversazione durò a lungo, tre quarti d'ora. Fece dei discorsi ambigui, prospettò l'opportunità di versare una tangente e io lo avvertii che la cosa era rischiosa per luì e impossibile per noi. Usai tutti gli argomenti, -iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii imiiiiiiiiiiiiiii lo avvertii che c'erano 120 chilometri di linea da fare, che era una gallina dalle uova d'oro*. Chiede il pres. Pettenati: 'In che senso?*. Scassellati: «In quel senso Torino era una città straordinaria, l'impianto sulla linea 10 era soltanto il primo, poi sarebbero venuti tutti gli altri. Ma nella seconda parte della conversazione non ci fu più nessuna ambiguità. L'assessore allargò le braccia e disse: "No, io ho proprio bisogno di soldi". E io gli chiesi- "Quanto? E quanta altra gente ci chiederà dei soldi?"*. Pres. Pettenati: «Ha fatto quelle domande perché ha una certa esperienza in materia?». Scassellati: 'No, è una cultura pratica generalizzata. Rolando non mi spiegò a che cosa servivano quei soldi, credo che la richiesta di tangente rispondesse a esigenze politiche, non ho mai pensato che chiedesse dei soldi per sé. I giochi ormai erano fatti Io mi ero dato in ostaggio, garantendo il pagamento per conto del gruppo». n presidente mette a confronto il teste con l'imputato Rolando. L'assessore ribalta le accuse: «Ci incontrammo dal parrucchiere e si presentò. Gli dissi: "Mi telefoni e prendiamo un appuntamento per bere un caffè insieme». Presidente: 'Al bar Piatti?». Rolando: «Sì, ci trovammo al bar. La commissione era orientata favorevolmente nei confronti del progetto Fiat, la Philips era praticamente già eliminata. Non nego che si siaparlato anche di problemi materiali, ma io risposi che non ero io il suo interlocutore». Claudio Cerasuolo

Persone citate: Giuseppe Rolando, Pettenati, Scassellati, Ubaldo Scassellati

Luoghi citati: Bologna, Torino