Pianista di mamma

Pianista di mamma UNA BIOGRAFIA DI LIBERACE Pianista di mamma Avevo già visto molte volte Liberate in Tv, e lo avevo trovato insopportabile; assistere da vicino ad una delle sue esibizioni, in un locale di Las Vegas, fu un'esperienza traumatica, perché il disgusto e (lo ammetto) l'ammirazione che egli suscitava erano superiori a qualsiasi preveggenza, restandone offesi l'udito e la vista. Non è' che le sue mani mancassero di una straordinaria abilità, ma sta il fatto che ascoltare le suonate per pianoforte di Beethoven e di Ciaicovski condensali, alla Reader's Digest, ridotte a motivetti orecchiabili, dava un indicibile fastidio, 'lo suono le melodie ed evito le lotte dello spirito», affermava Liberace; si finiva però col restare depressi nell'udire celebri motivi, creati da nomi famosi, intrecciati a volgari polke e musichette da films di seconda categoria. Allo sconcerto contribuiva anche lo straordinario pianoforte da cui uscivano i suoni: in stile rococò, tutto ricciolente e intarsiato di specchietti, andava perfettamente d'accordo con lo sbalorditivo personaggio che dallo strumento traeva la cascata di suoni, la grandine di trilli, le maree di struggente schmalz. Quando lo vidi, Liberace indossava uno smoking ricoperto di scintillanti lustrini; con il suo faccione sorridente (e di un sorriso sempre eguale, tra il cattivante e il compiaciuto) aveva un che di osceno, quasi sinistro, quel tanto di pauroso che circonda i volti di certi ruffiani o di certe madame in età avanzata. Chi era Liberace? E' ora apparsa, per i tipi londinesi di. Wcidenfeld & Nicolson, una sua biografia, dovuta alla penna di Bob Thomas, ben noto a chi si interessa di Hollywood e dintorni. Wladziu Valentino Liberace era nato nel 1919 da un emigrato di Formia, suonatore di corno, e da una donna di origine polacca. Nel Wisconsin, dove risiedeva la famiglia, furono in parecchi ad accorgersi dello straordinario talento del giovane pianista; si dice che lo stesso Paderewski, durante un passaggio sul luogo, nel 1926, abbia predetto al prodigioso ragazzo un grande avvenire. Ciò che interessa nella sua vicenda (chiusasi in modo orrendo poco meno di due anni fa) non e la rapida ascesa nel mondo dello spettacolo; è piuttosto ad imporsi lo stravagante, bizzarro personaggio che venne a concretizzarsi, in parte sotto la spinta di situazioni oggettive, in parte per certe tendenze particolari dell'individuo nella sua intimità. La famiglia di Liberace tirava avanti in precarie condizioni economiche (incapace di sostenerla, il padre è il tipico fallito, debole ma alla ricerca di evasioni extra-coniugali); fu perciò lo spettro della fame a spingere {'enfant prodige a far soldi, suonando dove capitasse e non importa per chi. Non mancava chi lo avrebbe voluto avviato ad una più nobile carriera; ma il bisogno di (poi trasformato in frenetica sete del) denaro determinò la scelta definitiva. L'ascesa verso il successo, rapidissima, venne presto sostenuta da una straordinaria quantità di ammiratori, o meglio, di ammiratrici; i fans che lo applaudivano freneticamente, che ne seguivano con ansiosa palpitazione le presenze televisive, che si appassionavano ai suoi fatti personali, erano soprattutto donne di mezza età. Questo aspetto del suo seguito popolare è molto signi' ficativo, e apre uno spiraglio sulla situazione soggettiva dell'instancabile, abilissimo pianista. Il suo nume tutelare fu*; senza alcun dubbio, la ma* dre, che molto spesso appariva al suo fianco (assieme ad un candelabro poggiato sul pianoforte) nei programmi te letrasmessi. Era il tipo della madre grande, opulenta, massiccia; la madre che ha sofferto per colpa del marito, che si è sacrificata, ma che infine, grazie al figlio (verso il quale ha perennemente tenuto accesa la fiamma della fiducia amorosa), raggiunge benesse re, ammirazione, felicità. Liberace è stato, e di gran lunga, il più completo rappresentante del mammismo ameri cano, con una tale abbondanza e perfezione di connotati da ascendere al valore di sim- bolo universale. Padre debole, più madre forte, più figlio in adorazione della genitrice, più genitrice attaccata al figlio con il mastice dell'amorosa ansia per la sua carriera: ci sono tutti gli ingredienti per la ricetta che commuove le casalinghe di mezza età, per la panacea dolce che consola i guasti arrecati dalla solitudine e dalla menopausa, del soffice cataplasma che lenisce le ferite inferte dai figli inetti, dai bilanci domestici soppesati al centesimo. Ma questi sono anche gli ingredienti dai quali vien fuori il figlio omosessuale, quello che giura che mammà sarà la sola donna della sua vita. Le peculiari tendenze di Liberace, dapprima sospettate da pochi intimi, divennero graduatamente palesi tra querele per diffamazione (celebre quella contro Confidential, una scandalistica pubblicazione che rimestava nel fango del cinema); infine presero aspetti di trionfale esuberanza. E' inutile aggiungete che mammà, rispondendo alle sempre più insistenti voci, affermava trattarsi di calunnie, mentre Liberace ostentava amori femminili, parlava di fidanzate, e così via: è la solita prassi ben nora, e di cui abbiamo sotto gli occhi, anche qui da noi, esempi di una flagranza quasi comica, patetica. Le preferenze sessuali di Liberace interessano non come fonte di pettegolezzi e di aneddotica; vanno viste, invece, in rapporto all'aspetto con cui egli appariva in Tv o negli spettacoli, cioè al cliché dell'inaudito, indimenticabile, inqualificabile inventore di una perenne, chiassosa e variopinta mascherata. Ci si domanda se le enormi pellicce di ermellino, visone e cincillà, i broccati e i velluti, i lustrini e gli Strass, gli anelli sesquipedali, i cappelli con piuma di struzzo, le divise da drum-majorttte, con coscia nuda e stivaletti di coccodrillo scarlatto, gli smoking di leopardo, i mantelli in lamé e ocelot, tutto il guardaroba, insomma, di sfavillante insolenza con cui Liberace appariva in pubblico, sia stato condizionato dagli impulsi sessuali, o se invece non sia da leggere come il riflesso di una grande astuzia di mimo. Io ho sempre creduto che egli ben conoscesse l'enorme importanza che, al fine di catturare un pubblico di media cultura, possiede l'abito; che avesse intuito (anche per molti esempi nella storia dello spettacolo statunitense) il fascino ipnotico emanato dai costumi bizzarri, sempre nuovi, imprevedibili. E' anche vero che l'incessante show di Liberace si svolgeva in tempi molto propensi all'esibizionismo pubblicitario: quando la bellissima Diana Dors si mostrava, in piedi su una gondola nel Canal Grande, indossando un bikini di visone. A differenza di altri casi simili, le sortite di Liberace erano sempre di natura abnorme, quasi oltraggiose, così da restare senza possibilità di divulgazione o di piana accettazione. Egli rimase sempre nel camp assoluto, così totale da riscattarsi dal kitsch verso cui, a prima vista, parrebbe appartenere. La vicenda si svolgeva su di un filo molto rischioso; e finì col precipitare nella più disgustosa volgarità. Il Liberace tardo divenne un ripugnante mascherone, cari co di trucchi e di belletti, dall'aspetto di bagascio o di ba gascia; c'era da rimanere incerti persino sul tipo del suo sesso: Circondato da orridi fi guri, non gli mancava che uno di questi (un biondone ricciuto e imbambolato) lo citasse in giudizio per inadempienza contrattuale: affermava di essere stato assunto per prestazioni sessuali. E' meglio sorvolare sugi sviluppi di questo ultimo capitolo: quando Liberace ebbe conferma di essere affetto dal l'Aids si comportò con molto coraggio, quello che deriva dall'attesa della liberazione fi naie. Federico Zeri II pianista Valentino Liberace

Persone citate: Beethoven, Bob Thomas, Federico Zeri Ii, Nicolson, Paderewski, Valentino Liberace

Luoghi citati: Formia, Hollywood, Las Vegas, Wisconsin