Auto: la Cee frena Tokyo di Fabio Galvano

Auto: la Cee frena Tokyo Pronta una guida in cinque punti per la politica del settore Auto: la Cee frena Tokyo L'anno scorso i 12 hanno importato 1,2 milioni di auto giapponesi - L'obiettivo è di scendere sotto il milione - La Commissione controllerà le sovvenzioni statali alle imprese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Auto europea, dall'assedio alla riscossa. Cinque grandi linee programmatiche, fra le quali campeggia la strategia dell'Europa per resistere all'assalto del colosso giapponese, fanno da cardine a un documento «orientativo» della Commissione Cee per una politica del settore che farà da falsariga per una serie di successive misure concrete. Ma proprio l'importanza di quel tema, che coinvolge direttamente o indirettamente un lavoratore europeo su dieci, può spiegare perché il documento, contro ogni previsione, non sia stato ieri né discusso né approvato. La spiegazione ufficiale è che mancava un quorum quando l'esecutivo comunitario si è riunito a Strasburgo. Ma nei corridoi del palazzo Berlaymont si suggerisce che forse esistono ancora accesi contrasti, che taluni fra i commissari (e si additano gli italiani Natali e Ripa di Meana) vorrebbero clausole più rigide nei confronti del Giappone e delle «fabbriche cacciavite» che Tokyo sta impiantando dovunque in Occidente. Tali perplessità sì riallacciano direttamente all'attuale diverbio tra Parigi e Londra sull'importazione in Francia delle Nissan fabbricate in Inghilterra, che i francesi considerano parte del contingente giapponese in quanto il loro contenuto «comunitario» non tocca l'80 per cento. Bruxelles non sa come reagire: forse ha ritenuto azzardato approvare un documento che non facesse luce su quel punto. L'analisi, della quale sono comunque filtrate le linee principali, prevede due diverse fasi nella strategia di contenimento del Giappone automobilistico. La prima consiste nello stabilizzare, da qui al '92, l'export nipponico. La seconda, dal 1993 alle soglie del Duemila, prevede un'a¬ zione volta a regolarlo, soprattutto quando saranno cadute dopo il '93 le restrizioni nazionali in vigore in Paesi come Italia e Francia. L'anno scorso la Cee ha importato 1,2 milioni di veicoli (contro le 100 mila auto europee vendute in Giappone) e si vorrebbe contenere quella penetrazione nel 10%, o se possibile, secondo le indicazioni dei costruttori europei, sotto il milione di veicoli (su 11 venduti nella Cee). Nel documento, tuttavia, non sono indicate quote precise: il documento precisa solo che occorre un negoziato con il Giappone; ma senza approfondimento. La seconda delle vie maestre che l'auto europea è de- stinata a percorrere riguarda un migliore controllo degli aiuti di Stato, per non falsare la concorrenza. Occorre, si precisa, «maggiore trasparenza»: fra l'8i e l'86 gli aiuti accordati dai governi sono ammontati a 11 miliardi di Ecu, oltre 16 mila miliardi di lire. In anni recenti la Commissione ha replicato caso per caso (Renault, Mercedes, Rover, e nelle prossime settimane dovrebbe anche esserci la sentenza sull'Alfa Romeo) ai casi sospetti di avere infranto i principi della concorrenza. Ma non basta. In futuro, dice Bruxelles, tutti i progetti al di sopra di una certa soglia dovranno essere notificati alla Commissione ed essere oggetto di un rapporto annuale; ma per il momento non si indica la soglia in questione, né si delineano i criteri della Commissione per dare semaforo verde. Altrettanto vaghi restano i termini di un altro punto considerato fondamentale per il futuro dell'auto europea, quello dell'armonizzazione fiscale. L'Europa dell'automobile è oggi fatta di dodici mercati ben distinti, nei quali l'Iva varia dal 6 per cento (in Grecia) al 38 (in Italia) e le tasse d'immatricolazione possono raggiungere livelli altissimi come in Danimarca. Bruxelles vorrebbe armonizzare l'Iva su tutti i generi, auto compresa, e portarla in una fascia fra il 14 e il 20 per cento. Al progetto, tuttavia, si oppone strenuamente la Gran Bretagna. Qualche progresso in più. invece, si è registrato negli ultimi due aspetti trattati dal documento: l'armonizzazione delle norme tecniche, che è in corso dal 1970 ma che ha finalmente trovato canali spediti attraverso un mutuo riconoscimento delle altrui norme, e la promozione della ricerca congiunta in tema di innovazione tecnologica. Fabio Galvano Jacques Delors

Persone citate: Jacques Delors, Natali, Ripa