Valentina, bimba miracolo di Francesco Cevasco

Valentina, bimba miracolo Alla nascita pesava 450 grammi, a sei mesi ha raggiunto i tre chili Valentina, bimba miracolo I medici di Milano: «Caso rarissimo, di solito questi neonati muoiono» - La piccola ha superato anche due operazioni - La mamma: «Finita la paura» - La sorella: «Sarà la mia bambola più bella» MILANO—Con quel gergo da corsia di ospedale dove si mischiano tenerezza e cinismo, la chiamavano «bistecchlna»: quando è nata pesava tra 1450 e i 480 grammi. Era il 7 maggio e l'hanno battezzata in fretta: chi l'avrebbe immaginato che ieri, 26 ottobre, Valentina avrebbe fatto la sua prima uscita in società, a casa di nonno Cesare? Alla clinica Macedonio Melloni, dove è nata, parlano di un fatto eccezionale: «/ bambini che al momento della nascita pesano meno di 500 grammi e riescono a sopravvivere in perfette condizioni, come Valentina, sono pochissimi al mondo», commenta la professoressa Iolanda Minoli, direttrice del reparto di neonatologia dell'ospedale milanese. «E altrettanto straordinario è il fatto che la bambina sia sopravvissuta a due difficili interventi all'intestino', aggiunge il professor Maurizio Torricelli, aiuto alla divisione chirurgica pedi-intrica dell'ospedale Buzzi, il medico che l'ha operata. Valentina adesso pesa 2 chili e 700 grammi ed è una bambina come tutte le altre. Da sei giorni vive nella casa di via Pimentel, alla periferia Nord di Milano, con papà Luigi Livi-aghi, un operaio metalmeccanico di 37 anni, con la mamma Ornella, anche lei ha 37 anni e fa l'impiegata, e con la sorellina Elena di 4 anni: «Ho tante bambole — diceva ieri Elena —, ma la più bella è lei, Valentina. Lo sapete che il nome l'ho deciso io? L'ho chiamata così perché è il nome della mia amica dell'asilo». Per la prima uscita, a casa di nonno Cesare e di nonna Emilia, Valentina aveva la tutina rosa, appena un po' abbondante, con le maniche rivoltate. Mamma Ornella racconta la sua storia: «Sembrava una gravidanza assolutamente tranquilla, la mia. Poi, alla. venticinquesima settimana, ho fatto un'ecografia ed è cominciato l'incubo». La placenta non alimenta più il feto e il feto è troppo piccolo, bisogna fare qualcosa subito: il ginecologo, si capiva, era molto preoccupato. «Mi hanno portata d'urgenza all'ospedale — continua mamma Ornella —: taglio cesareo. E'passato tutto maggio, tutto luglio e un po' di agosto prima che potessi prenderla in braccio». Per la signora Livraghi, la piccola Valentina era solo un'immagine dietro due vetri, quello della nursery e quello dell'incubatrice. «Non la potevo nemmeno toccare — racconta mamma Omelia — era chiusa là con i tubicini delle flebo in testa e le braccia legate. Di quelle prime settimane, dopo il 7 maggio, ri¬ cordo quell'immagine e quella sensazione: paura. Medici e infermiere sono stati stupendi, ma dalle loro parole, dal loro modo di fare, mi sembrava di capire che c'erano poche speranze. E invece...». Invece Valentina è in questo appartamento di periferia, mangia sei volte al giorno, cinque «biberi» di latte e una pappa, scalcia e sbava e tutti sono contenti 'Sono contenta anche di notte quando mi sveglia: non mi concede più di tre ore e mezzo di sonno filate, ma non importa: per starle sempre vicina mi sono presa l'aspettativa». Mamma Ornella cerca di coccolare anche l'altra figlia. Elena, una biondina allegra di quattro anni: «Ora tutti pensano alla piccola...». Ma anche lei toma a Valentina: «Ad agosto ho capito che era fatta: l'hanno tolta dall'incubatrice e, per la prima volta, l'ho presa in braccio: un chilo e mezzo, pesava». 'Che estate, ragazzi! Ospedale, lavoro, casa, ospedale, lavoro, casa con l'angoscia che piano piano diventava speranza», anche papà Luigi ha fatto fatica a togliersi di dosso quelle settimane di paura. Dopo la prima brutta botta (un neonato di 500 grammi ha poche possibilità di sopravvivenza), era arrivata l'altra, ancor più preoccupante: occlusione intestinale, Valentina deve essere operata, ha un buco di tre centi- metri nell'intestino. 'Dal punto di vista tecnico, grazie alla microchirurgia, non sembrava un ostacolo insormontabile — spiega ancora Maurizio Torricelli —, ma qualcosa di straordinario c'era: in genere noi operiamo al limite dei 900 grammi, qui eravamo a poco più della metà. Che io sappia non esìste un precedente nella letteratura scientifica. Il problema era: le condizioni generali della piccola le consentiranno di superare l'intervento ?». n professor Torricelli il problema l'ha risolto cosi: 'Quando ho visto quanta vitalità, quanta voglia di vivere aveva quella bambina, ho deciso». Poi torna a parlare lo scienziato: «AI settimo giorno abbiamo praticato l'intervento per eliminare l'atresia dell'intestino ileo». Vuol dire ricucire le due parti staccate di un intestino dal diametro di 3-4 millimetri. L'operazione è andata bene, ma le occlusioni intestinali continuavano. Dopo tre giorni un altro intervento 'estrazione della valvola ileo cecale-, quell'organo che immette in modo ritmico nell'intestino il cibo digerito. «E' stata una decisione delicata — dice Torricelli — perché si trattava di modificare il sistema di digestione e perché il processo intestinale poteva diventare troppo rapido. Ma la bambina ha risposto bene». Sono stati bravi anche gli anestesisti che hanno saputo far addormentare per tre ore Valentina senza provocarle danni e senza far raffreddare troppo quel corpicino. E così la favola bella di Valentina è finita: quel battesimo in fretta e furia non era necessario, tanto che tra due settimane al quartiere Tutto, periferia Nord di Milano ci sarà una grande festa: un bel battesimo simbolico, con tanti parenti invitati e una bambina di sei mesi che sta crescendo in fretta. Francesco Cevasco

Persone citate: Iolanda Minoli, Livraghi, Mamma Ornella, Maurizio Torricelli, Torricelli

Luoghi citati: Emilia, Milano