Povero Cristo al cinema di Guido Ceronetti

Povero Cristo al cinema SUSSURRI E GRIDA Povero Cristo al cinema Certo, dal Volto Santo di Lucca al parerò Cristo di Martin Scorsese, per non dire che della faccia, una lunga via di scricchiolii e di franamenti è scaia percorsa. Al fondo della secolarizzazione non c'è che il ribaltamento, la pura satanità del contrario: questo non è stato ancora raggiunto, Yimago Cbristi dovrà passare ancora per altri trattamenti, che saranno altrettante vie crucis ti, forse, conferme della verità nascosta e rigettata che c'è uno Jesus patìbili*, un eone o Agnello luminoso che soffre nella materia portando il male del mondo, molto più reale e decisivo dell'inafferrabile Gesù storico, sul quale il cinema si accanisce a rasoiate di cattivo gusto da ormai un secolo. Il film in questione mi sono fatto una specie di dovere di vederlo, scegliendo un locale tranquillissimo, al riparo dalle taniche e dai pugni, ma per me il massimo di resistenza a una proiezione non supera i novanta minuti: dunque devo averne perso, guadagnandoci, un'ora circa. L'ultima tentazione di Cristo fa pensare a certe donne per le quali uomini arrivano a compiere parri cidi, uxoricidi, stragi di famiglie intere: le vedi così modeste, così poverine, così insignificanti, o gros solane, e prive di luce, che ti domandi: da dove ha potuto venire tanta passione; Che cosa ha scatenato il raptus omicida di quell'amante imbecille? Già, ma è lì proprio uno dei misteri delle passioni, di essere scatenate a volte da figure senza raggio, da forme oscure del sottosuolo un po' simili al tartufo, un fetido tumore della materia che suscita golosità di demenza. Nikos Kazanzakis è tutt'altro che un autore mediocre. Da un altro suo romanzo fu ricavato un film stupendo, dove un giovane pope, a Creta, era immolato da una folla bestiale, all'epoca del dominio turco. Purtroppo, stavolta, gli è toccato uno Scorsese e un cinema colorato che ormai non fornisce che manufatti ignobili. Ma chi sa se questa storia valeva l'altra, più ci si allontana dalle verità umane meno si raggiunge poesia. Di cattivante, in questa poco adescante «Tentazio- ne», c'è un contorno di pseudo-oriente, più arabo che giudeoromano, che arriva in raffiche di crotali e movimenti di lordetises de banditi allo spettatore con molta naturalezza sonnolento. E' dello pseudooriente alla Salambò, a cui però sia stato tolto tutto quel che chiamiamo arti: dunque non resta molte... Quanto a Maria di Magdala, preferisco la pseudomaddalenina di Caravaggio, con le sue boccette di profumo e i suoi capelli sparsi, a questa micidiale battona, sicuramente portatrice di morbi venerei a giudei, romani, palmireni, egizi e petrei. Ma i cristiani, i cattolici che molti anni fa andarono in estasi per il Vangtlo di Pasolini non videro che anche là, con un po' più di cosmesi, si consumava la stessa empietà: ricordo un Gesù isterico perfettamente melenso, che zampillava da ambizioni eisensteniane di un regista-scrittore che un amico filologo mi definì, allora, molto umanamente, come un uomo totalmente sfornito del senso dell'arte. La fortuna e la benedizione del cristianesimo fu l'immagine: diffusa da angelici cantastorie figurativi, quella figura divina arrivò a eclissare, nelle terre pagane, Dioniso e Apollo, ma non per molto tempo: ora tutti dormono sulla collina, in attesa di un suono ago di cetra o di flauto frigio, di una tromba messianica di cui finora manca il paragone tra gli strumenti a fiato. Guido Ceronetti

Persone citate: Gesù, Martin Scorsese, Nikos Kazanzakis, Pasolini, Scorsese

Luoghi citati: Caravaggio, Lucca