Persone di Lietta Tornabuoni di Lietta Tornabuoni
La tv va al Cottolengo Persone di Lietta Tornabuoni La tv va al Cottolengo L'altra sera, anzi l'altra notte, la prima rete televisiva della Rai ha trasmesso, nel programma «Viaggio intorno all'uomo», immagini del tutto straordinarie girate al Cottolengo: di bambini. Una bambina macrocefala, dalla testa enormemente sproporzionata e dilatata, i lineamenti aggrumati al centro della faccia, radi capelli deboli sul grandissimo cranio, piccoli gesti spastici. Bambini senza occhi, con appena una chiusa fessura cigliata a interrompere la liscia superficie del viso senza espressione. Di un'altra bambina pare si sia rinunciato a trasmettere l'immagine, giudicata insopportabile: invece del volto aveva una voragine, un buco spalancato. Le immagini erano accompagnate da una musica elevata e sommessa. Erano girate con emozione, rispetto e delicatezza, con quello sguardo elegiaco e amoroso che il regista Silvano Agosti sa posare sul dolore del mondo. Al Cottolengo dicono che, se la cosa è organizzata con permessi, serietà e cautela, «per buone finalità», loro non si oppongono a lasciar filmare le persone che accolgono: e ogni tanto capita, di recente anche la televisione svizzera... Eppure nell'uso di quelle immagini c'era qualcosa di oltraggioso c sbagliato. Qualcosa che faceva stare male: non per la pena o il rifiuto che pure si possono provare nel vedere creature cosi, ma per il contesto in cui le si mostrava. Le immagini dei bambini del Cottolengo arrivavano dopo un film comico e lieve. stavano tra esperti in dibattito, donatori di liquido seminale, cacciatori o venditori di figli, tecnologie biologiche, sigle. Non assolvevano a un dovere di cronaca ne servivano a un'illustrazione scientifica: erano parte di un fitto contenitore, un elemento ulteriore, una cosa in più, senza altra necessità che quella d'aggiungere ai tanti discorsi il sussulto dell'eccezionalità, il brivido della rarità teratologica, lo scatto dell'effetto speciale. Telefono Conversazioni continuamente interrotte, guasti sistematici e mai riparabili in breve tempo, silenzi misteriosi, interferenze strepitanti d'altre tre o quattro voci, linee caduche, comunicazioni tessute di gracidìi e scoppiettìi, contatti, sovrapposizioni, interlocutori evanescenti. E, oltre al collasso tecnico, quello umano: centralini che rispondono con musichette beffarde e sempitemi inviti a attendere, in¬ numerevoli segreterie telefoniche, gente irrintracciabile oppure occupata forever su un'altra linea, gente esasperata che non vuol più ricevere telefonate e si difende con complicati segnali di riconoscimento a base di squilli differenziati o con appuntamenti telefonici minuziosi, centralini che non rispondono durante interi minuti, gente che risponde con grugniti o sibili per scoraggiare l'avversario. Proteste infinite, legittime, furenti: ancora non ci si è abituati all'idea che, negli ingorghi del traffico, il telefono vada diventando come l'automobile, sempre più indispensabile, sempre più impraticabile. Cuore «Tango» dett'Unità ha chiuso, il direttore Sergio Staino lavora al montaggio del suo primo film, tutti ripetono che non c'è alcun conflitto tra i satirici politici e la direzione del quotidiano comunista. Però il nuovo supplemento del lunedì progettato per sopperire editorialmente al vuoto di «Tango» ha meno a che fare con la satira, ha un taglio da rivista di polemica culturale, dovrebbe essere tutto diverso: altro direttore, Michele Serra; altra sede, Milano anziché Roma, quindi altro stile; altri collaboratori, magari Gino & Michele, magari Fofi e Pintor; altro rapporto tra testi e disegni, con netta prevalenza della paro la sul disegno. La continuità è assicurata dallo struggimento nostalgico, dall'empito ironico-sentimentale, dal tocco emotivo della sottotestata comunista: stavolta, «Cuore».
Persone citate: Fofi, Gino & Michele, Michele Serra, Pintor, Sergio Staino, Silvano Agosti
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