La Cgil non avrà un «direttorio» di Giancarlo Fossi

La Cgil non avrà un «direttorio» Secca spaccatura nell'esecutivo La Cgil non avrà un «direttorio» Pizzinato costretto a ritirare la proposta ROMA — La Cgil esce profondamente spaccata dalla riunione dell'esecutivo di ieri che ha visto la votazione di due documenti contrapposti. Pizzinato continuerà a guidare la Confederazione, ma il suo compito sarà da ora pieno di ostacoli e difficoltà per l'aperta opposizione di una agguerrita minoranza. Ieri il segretario ha dovuto ritirare la sua proposta di un «patto di gestione politica collegiale», una specie di -direttorio» per superare le gravi lacerazioni interne ed arrivare senza traumi al prossimo congresso del '90. Nel documento che ha approvato la sua relazione (25 «si-, 12 «no» e 3 astenuti), infatti, non si parla di «patto», ma più genericamente di «impegno solidale del gruppo dirigente nel portare avanti le priorità unitariamente definite». Con 28 «no», 17 «si» e 2 astenuti è stata, invece, respinta la mozione dei 12 «ribelli» (i comunisti Cofferati. Airoldi, Perzi, Nanu, Federico e Grandi; i membri della terza componente Lettieri e Lattes; i socialisti Cerfeda, Bordini, Persio e Murgia che però poi ritiravano la loro firma). Giudicato l'attuale vertice «poco unitario e poco autorevole», la mozione affermava la necessità di «una verifica contestuale delle lìnee programmatiche della Cgil e dei processi di rinnovamento del gruppo dirigente da realizzare nella fase che ci separa dal cojigresso». In sostanza, Pizzinato avrebbe dovuto lasciare in breve tempo la leadership della Cgil. (A pagina 7 il servizio di Giancarlo Fossi)

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