Si cercano nuove strade per le nomine pubbliche

Si cercano nuove strade per le nomine pubbliche Si cercano nuove strade per le nomine pubbliche ROMA — Qualche consenso, molte perplessità: la decisione del partito comunista di tentare di cambiare le •regole del gioco» per le nomine pubbliche sta comunque riaprendo il dibattito su questo fronte, facendo emergere anche «ricette alternative». E' ad esempio d'accordo con l'esigenza di ridurre l'area delle nomine pubbliche Sabino Cassese che vede invece con scetticismo la proposta di dare maggiore ruolo al Parlamento. -Modifiche di questo genere — dice Cassese — barino senso in un sistema come quello americano in cui il ruolo del parlamento è di controllo rispetto alle scelte presidenziali, ma qui in Italia, dove governo e maggioranza parlamentare coincidono o almeno dovrebbero, sarebbe un inutile doppione-. Per Cassese, invece, la ricetta giusta è quella di limitare il numero di nomine, affidando ad esempio quelle delle piccole casse di risparmio ai partecipanti a livello locale, agendo contemporaneamente sulla durata dell'incarico che è troppo breve: -Negli Stati Uniti — spiega Cassese — i mandati durano So 9 anni, con una durata cioè superiore a quella del mandato del presidente che ha scelto il candidato. Un modo, questo, che sicuramente garantisce una maggiore indipendenza-. I partiti della maggioranza invece sono piuttosto dell'idea che le regole del gioco vadano cambiate a livello di comportamento, senza bisogno di Introdurre modifiche normative. -Si tratta di introdurre un'autoregolamentazione — dice ad esempio Attilio Bastianini, della segreteria del pli —noi da parte nostra abbiamo sempre presentato personaggi ad altissimo livello, tutti professori in materie connesse con le problematiche bancarie, come Irti, Marzano, Perrone, Capano-. Secondo Bastianini non sono le regole oggettive, dettate da modifiche normative, che possono risolvere il problema dell'eccessiva presenza dei partiti. -Il problema è più a monte — conclude Bastianini — e va spostato fortemente sulla privatizzazione del sistema bancario-. Anche Fabrizio Cicchino, responsabile del settore credito del psi, è dell'idea che casomai «si tratta di riportare le scelte più. a livello governativo che a livello partitico ma riforme non ne servono-. Una posizione analoga, d'altra parte, l'aveva espressa qualche giorno fa il segretario del pri Giorgio La Malfa, il più «duro» contro la piega che ha preso la pratica della «spartizione delle poltrone». Anche al psdl intanto ammettono che lo strapotere dei partiti non va e indicano, come alternativa al sistema attuale della «rosa» di candidati, la possibilità di avanzare un'unica candidatura. (Agi)

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