I manager? Poveri ricchi di Francesco Cevasco

I manager? Poveri ricchi Gli italiani solo al nono posto nella classifica mondiale degli stipendi I manager? Poveri ricchi A Roma un amministratore delegato medio guadagna 230 milioni lordi Fanno, ma il suo potere d'acquisto è inferiore a quello dei colleghi di Singapore, Madrid e Brasilia - Le condizioni più favorevoli sono quelle dei «grandi capi» americani: 380 milioni in busta paga, abiti firmati da grandi sarti e incentivi collegati ai risultati aziendali MILANO — 'Ma quanto guadagna, davvero, il grande capo?*. 'Secondo me, anche se gli pagano la bolletta del telefono di casa, sta meglio un coreano qualunque'. Per i curiosi e per chi ama le statistiche, qualche conto in tasca agli amministratori delegati delle società italiane (e di altri 19 Paesi industrializzati), oggi, si possono fare. E' tutto scritto nel rapporto triennale «Worldwide Total Remuneration 1988» pubblicato dalla società internazionale di consulenza TPF&C del gruppo Towers Perrin. Gli stipendi. Il Dottor Amministratore Delegato Medio italiano può contare su una •retribuzione monetaria globale- (stipendio base più bonus) di 230 milioni lordi l'anno. Quanto basta per guardare dall'alto in basso quel presuntuoso collega inglese che si deve accontentare di 210 milioni o per snobbare completamente lo svedese che fa il primo della classe per 150 milioni l'anno. H frivolo francese e il rude tedesco ormai sono li: hanno un vantaggio di 10 e 30 milioni: un altro anno come l'88 e li agguantiamo. n pragmatico americano fa corsa a sé: non c'è speranza di colmare quel meno 39 per cento che separa la retribuzione dell'amministratore delegato italiano dallo stipendio (380 milioni) del collega di New York o Detroit. A proposito di coreani: niente paura, saranno pure febbrili, ma fanno fatica a mettere insieme un centinaio di milioni. La classifica. Al campionato mondiale dei megadirigenti l'Italia si piazza onorevolmente al nono posto (parliamo di retribuzione globale) dietro a Stati Uniti, Sviz- zera, Giappone, Germania, Francia, Belgio, Olanda e Canada. 'Ma attenzione: la classifica che conta davvero è quella dello stile di vita e per determinarlo più che della retribuzione bisogna tener conto del potere d'acquisto', commenta Franco Boscarelli, consulente di TPF&C. Lo stile di vita. - Un esempio clamoroso è quello dei venezuelani — spiega Boscarelli —: diciassettesimi come retribuzione lorda e quindicesimi come stipendi netti (detratte le tasse), balzano al secondo posto per il potere d'acquisto». Insomma, i loro 130 striminziti milioni lordi l'anno valgono più di una volta e mezzo lo stipendio dell'amministratore delegato italiano. Maestri di stile di vita—almeno nel senso di potere d'acquisto — sono ancora gli americani: per ogni vestito di sartoria di un alto manager italiano loro se ne possono permettere due e mezzo. Meno di mezzo, invece, spetta agli svedesi, quelli dallo «stile di vita» più disastrato: persino il disordinato messicano con 1 suol 100 milioni può permettersi più sfizi. Anche l'amministratore delegato italiano perde posizioni nella graduatoria del potere d'acquisto e scende al 13° posto, preceduto, tra gli altri, dal collega di Singapore, di Madrid, di Buenos Aires, di Hong Kong, di Brasilia. Consoliamoci facendo qualche conto in tasca all'alto dirigente giapponese: si dà un gran daffare per mettere insieme 1 suoi 250 milioni l'anno (esclusi i benefits assicurativi, assistenziali e previdenziali, i benefici aggiuntivi e gli incentivi di lungo periodo che valgono un altro centinaio di milioni) e poi si ri¬ trova con un potere d'acquisto superiore soltanto a quello di svedesi, coreani, belgi e australiani. Per consolarsi può pensare alle ferie: con sette (in media) giorni l'anno, anche concedendosi qualche follia, non può intaccare di molto il suo reddito. Retribuzione a rischio. Ma perché prendersela tanto per studiare gli stipendi del dirigenti e fare confronti tra il potere d'acquisto del manager? 'Ormai le aziende operano in un'economia sempre più integrata a livello mondiale — spiega David Pelletier amministratore delegato di TPF&C —, la concorrenza per assicurarsi ì dirigenti più preparati è sempre maggiore e un modo per accaparrarseli è di essere capaci di offrire pacchetti retributivi globali che comprendono incentivi e benefici aggiuntivi competitivi e fiscalmente ef¬ ficaci'. Questo significa due cose: avere gli strumenti per valutare quanto guadagna «davvero» un manager straniero; essere in condizioni di proporgli una retribuzione «reale» interessante. Nascono così le forme di retribuzione «a rischio» o «variabile», quella parte del reddito basata sul risultati individuali o dell'azienda e su benefici aggiuntivi allo stipendio. In Italia queste voci valgono il 20 per cento delle entrate complessive per un amministratore delegato di una società con un fatturato di 155 miliardi. Percentuale che scende a zero in Corea, sale a 35 negU Stati Uniti e a 40 in Venezuela. E qui l'Italia è in fondo al gruppo: solo la vettura aziendale (sempre prevista), i prestiti a tasso favorevole e le visite mediche annue (previsti in alcuni casi) sono entrati stabilmente nella «mentalità media retributiva» dell'azienda-tipo italiana. 'Gli incentivi di lungo termine, in genere i piani di partecipazione all'azionariato della società in cui il dirigente lavora — nota il Worldwide Total Remuneration '88 — incidono in modo significativo sulla retribuzione dei manager negli Stati Uniti. Sono molto diffusi in Canada e in Gran Bretagna; stanno diventando sempre più comuni anche in Francia'. Per avere buone possibilità di ottenere assistenza per l'alloggio, consulenza finanziaria, iscrizione a un club, pensione addizionale, rimborso attività di svago, vacanze premio l'America è ancora in America. Francesco Cevasco II potere d'acquisto del manager 250- 200 Retribuzione netta rapportata all'Indice del costo della vita - (Italia ■ 100) • Fonte: TPF & C

Persone citate: David Pelletier, Franco Boscarelli, Perrin