Dorothy bella e dannata di Masolino D'amico

Dorothy bella e dannata ; VITA DELLA PARKER: LA SCRITTRICE E L'EPOCA Dorothy bella e dannata ; Quando morì quasi dimenticata nel 1967, a settantatré anni (un'età che nessuno si sarebbe aspettato di vederle raggiungere), la giornalista e scrittrice Dorothy Parker, già ammirata e temuta cronista dell'età del jazz e centro della famosa tavola rotonda dell'Hotel Algonquin di New York, riuscì a compiere un ultimo gesto provocatorio lasciando erede universale dei suoi beni il reverendo Martin Luther King, e attraverso di lui la società per la parità dei diritti alla gente di colore. Non si era mai veramente occupata di politica, ma quando c'era stato da prendere una posizione di rado aveva sbagliato: era stata a Chicago a manifestare contro la condanna a Sacco e Vanzetti; aveva inviato eloquenti testimonianze dalla guerra di Spagna; era comparsa anche sulla li$ta nera di Hollywood al tempo della caccia alle streghe. Come donna piuttosto che sfidare gli uomini aveva lavorato con loro alla pari, il che non impedisce oggi alle femministe di rivendicarla come una delle loro eroine. Questo si deve soprattutto alla' manciata di racconti semiautobiografici, con impietosi ma allo stesso tempo struggenti ritratti di solitudine muliebre. ■ Dorothy Parker era nata Rpthschild, figlia di un prospero fabbricante di indumenti, e cresciuta a New York; la perdita prematura della madre, l'avversione per una matrigna seguita forse dal rimorso per la scomparsa anche di costei sembrano le principali giustificazioni di quella amarezza congenita, di quella programmatica, cinica sfiducia verso la vita che la accompagnarono sempre. E' almeno quanto si deduce dalla massiccia, diligente e purtroppo un po' sbiadita biografia ora dedicatale da Marion Mead (Villard Books, New York). Intitolato Dorothy Parker, il libro ha come sottotitolo «Whut Fresh Hell Is This?» ••Che altro inferno c'è ora?» una frase con cui abitualmen te la scrittrice accoglieva l'annuncio di novità, e che è caratteristica della sua mancanza ili illusioni. L'altro dato saliente di Dorothy Parker fu, naturalmente, la malignità Segnalatasi con certe poesie brillanti, entrò giovane ne redazione di Voglie e quindi andò a nozze diventando perfido, temutissimo critico teatrale di Vanity Fair. Aveva già il cognome cui non avrebbe più rinunciato In tempo di guerra aveva infatti sposato un giovane patrizio, Edwin Pond Parker II; quando divorziò nel 1928 ne era già separata di fatto da molti anni. Edwin tornò dall'Europa convalescente di una ferita e schiavo della morfina, dalla quale si svezzò solo a costo di diventare alcolizzato. Dorothy non beveva ancora, ma trovava che da brillo il marito era più divertente. La maggior parte del suo tempo la passava in un sodalizio strano e destinato a diventare celebre, quello con il fine umorista Robert Benchley, mite travet in apparenza, e intimorito da una moglie prepotente che sfuggiva rifugiandosi nel platonico cameratismo con la piccola, intelligentissima e caustica collega. Intorno a Dorothy Parker e a Robert Benchley si sarebbe formato il gruppo di giornalisti e begl'ingegni legato al surricordato Algonquin, e i cui prodotti effimeri, oggi in parte ostici per la loro allusività, vanno tuttavia considerati, come scrisse Edmund Wilson, con il rispetto accordato alle coffee-houses londinesi settecentesche dov'erano fioriti John Gay, Swift e, dopo, il dottor Johnson. Nomi come quelli dei commediografi Robert L. Sherwood e George S. Kaufman, del critico e attore Alexander Woollcott (su cui Kaufman e Moss basarono Quel signore che venne a pranzo), della romanziera e autriceteatrale anche lei Edna Ferber (Pranzo alle otto, con Kaufman) non sono del resto scomparsi dalla memoria, e contrassegnano una stagione- di Broadway cui cercheremo di non applicare il frusto, insignificante aggettivo «irripetibile... Rispetto ad essi la produzione di Dorothy Parker appare minore, fondata com'è su recensioni di libri e spettacoli ormai dimenticati, su poesie di occasione abili ma superficiali, oltre che sui pochi, bellissimi racconti ai quali è peraltro un po' legata l'affermazione di un genere particolare e dello stesso New Yorker, la rivista nata nel 1925 quasi come una emanazione del gruppo. Tuttavia per molto tempo Dorothy Parker fu quasi leggendaria, e il suo personaggio ispirò non meno di tre testi teatrali. Come scrittrice era una lavoratrice instancabile, capace di rivedere una pagina un numero infinito di volte; ma come conversatrice improvvisava a braccio, e le sue battute nate dalla situazione venivano ripetute anche dai nemici. Queste battute, quasi sempre intraducibili, originavano 'alvolta da una sfida, da un certame di intelletti; dalla scommessa di usare in poesia la parola horliciiltnre, «orticultura», nacque per esempio il seguente epigramma, perfetto anche metricamente: 'You can leacl a whore to culture (tre parole cheinsieme si pronunciano più o meno come quella del tema) — Bui you canno! make ber thiiik- («Si può anche instradare una puttana alla cultura, ma non la si può far pensare»). Col proibizionismo i membri della tavola rotonda dell'Algonquin, tutti trasgressori per vocazione, scoprirono l'alcol e ne fecero un uso devastante. Benchley perse la sua aria impiegatizia, diventò un cliente abituale dei bordelli, mantenne delle amanti e si esibì con gran successo in un musical; in seguito avrebbe addirittura recitato sketches comici a Hollywood. Ring Lardner, lo strapagato cronista di baseball modello del giovane Hemingway, tu più disciplinato, nel senso che ogni tanto accumulava sette o otto dei suoi pezzi settimanali, li consegnava al giornale e quindi si concedeva un mese intero di ininterrotto stato di ebbrezza. Non sorprendentemente, né lui né Benchley avrebbero raggiunto la vecchiaia. Dorothy non fu da meno degli altri, né per l'alcol né per la libertà dei costumi sessuali. Le piacevano i giovanotti prestanti, e ebbe decine di amanti occasionali. Ebbe anche un aborto particolarmente spiacevole, e tentò il suicidio, sia pure con scarsa convinzione, almeno tre volte. Per un periodo visse nella favolosa Parigi di quegli anni, e vi si guadagnò la feroce ostilità di Hemingway, al quale aveva denigrato le corride. In seguito fu però proprio lei a contribuire in maniera decisiva al lancio del nuovo scrittore, con un profilo adorante sul New. Yorker. Nella vita privata questa donna piena di gelido estro sembra sia stata ininterrottamente infelice. Uscì da un lungo periodo di disordine sentimentale sposando Alan Campbell, un prestante attore-scrittore bisessuale più giovane di dieci anni, e recandosi con lui a Hollywood dove i due lavorarono a lungo in coppia, e non senza successo. Nel '47 Dorothy e Alan divorziarono, ma si risposarono tre anni dopo. Al nuovo ricevimento un ospite osservò: - Qui c'è gente che non si parla da anni>>. -Compresi gli sposi", rispose Dorothy. Pochi anni dopo Alan si ammazzò inghiottendo barbituiici e infilando la testa in un sacchetto di plastica. Una conoscente chiese a Dorothy cosa poteva fare per lei. -Al/ trovi un altro marito-, rispose la scrittrice. Ma la cosa più vera l'avrebbe detta su se stessa, durantela triste vecchiaia in una stanza d'albergo di Manhattan invasa dal lezzo dei suoi molti e indisciplinati animali. «Ero soltanto una ragazzina ebrea che cercava di essere cute- — ossia carina, brillante, alla moda. Fate voi. Masolino d'Amico Hollywood, 1950. Dorothy Parker risposa Alan Campbell