Rapiti in Libano, una «pista» in Italia di Susanna Marzolla

Rapiti in Libano, una «pista» in Italia Rapiti in Libano, una «pista» in Italia La scoperta giovedì, quando una terrorista libanese è stata arrestata a Linate - Aveva le foto degli ostaggi e una lettera in codice - Un numero di telefono ha fatto scoprire il «signor X» MILANO — Aveva dollari falsi e droga; aveva, soprattutto, tre foto di ostaggi americani in Libano, la lettera di uno di questi e un documento in codice. Foto, documento e lettera erano destinate a un commerciante italiano che avrebbe il ruolo di mediatore nelle trattative per la liberazione degli ostaggi. Aline Ibrahim Rizkallah, 36 anni, cittadina libanese, era stata fermata giovedì pomeriggio all'aeroporto di Linate. Veniva da Beirut. La Guardia di Finanza, casualmente, ha esaminato la sua borsetta: dentro c'erano mille dollari falsi. La donna è stata perquisita, nelle sue parti intime è stato scoperto un involucro con mezzo etto di eroina. Quindi è stata esaminata la sua valigia, un borsone che nascondeva un doppio fondo. E qui per i finanzieri è arrivata la sorpresa: la libanese era l'emissario dei gruppi oltranzisti islamici. Aveva con sé tre foto tipo «Polaroid» e una lettera autografa di Alan Steen, 47 anni, professore al¬ l'Università Usa di Beirut, rapito assieme a tre colleghi nel gennaio del 1987. Le foto, oltre a Steen, ritraggono altri due ostaggi: Terry Anderson, prigioniero della «Jihad islamica», e un terzo che deve essere ancora identificato. Non solo: oltre a foto e lettera, c'era un documento scritto con parole italiane ma dal significato incomprensibile. Si tratta quindi di un documento in codice, di cui la Digos sta cercando di decifrare il contenuto. Probabilmente è un messaggio destinato a chi, segretamente, sta conducendo trattative per la liberazione degli ostaggi. La lettera scritta da Steen ringrazia una persona «per l'interessa mento dimostrato nella mia vicenda'. A chi erano indirizzati la missiva e il documento? La donna libanese ha fatto riferimento solo a un uomo che doveva aspettarla all'aeroporto. Sono scattate subito le indagini ma l'uomo, nel frattempo, si era allontanato. Con sé però la donna aveva Aline Ibrahim Rizkallah anche un numero di telefono. E qui la seconda sorpresa per gli Inquirenti: il numero infatti corrisponde a un commerciante italiano. E quest'uomo da ieri sera è alla Questura di Milano sottoposto ad un pressante interrogatorio. Di lui gli inquirenti non hanno voluto rendere noto il nome: si sa soltanto che è un «personaggio conosciuto», già coinvolto in un'inchiesta, che commercia in materie prime «in un settore molto delicato». Secondo il racconto di Aline Ibrahim Rizkallah l'uomo doveva ricevere i documenti e trovarle un albergo. In quest'albergo si sarebbe fatto in seguito vivo un tale «Cari» per ritirare la droga. La donna ha poi raccontato di essere stata fino a poco tempo fa una guerrigliera cristianomaronita, di avere smesso la propria attività dopo il matrimonio. Oli inquirenti ritengono che lei non faccia parte deU'organizza7ione terroristica che ha in mano gli ostaggi, ma che semplicemente si presti a far da corriere, a pagamento, di qualsiasi merce. Inoltre è logico che i terroristi si servano di persone non conosciute, che possono più facilmente varcare le frontiere. La libanese, che parla solo arabo, non era mai stata prima d'ora in Italia. Alaiì Steen era stato rapito il 24 gennaio del 1987 assieme ai suoi colleghi Robert* Pol- hill, .Tesse Turner, americani, e all'indiano Mithileshwar Singh. Tutti insegnavano all'Università americana di Beirut e il rapimento era stato rivendicato dagli «Hezbollari-, i guerriglieri filoiraniani Quasi due anni di prigionia, di trattative segrete fino al 3 ottobre scorso quando all'Onu venne data la notizia della liberazione di Singh. Venne anche diffusa una foto in cui si vedeva 11 professore india no salutare •gii Jltri tire, apparentemente in buona salute. La scoperta della lettera e delle foto potrebbe preludere a una fase, molto delicata della trattativa per Steen e gli altri ostaggi, fofse al loro rila scio. Infatti il' leader degli Hezbollafi aveva annunciato la liberi ai per gli ostaggi prima delle?' elezióni presidenziali americani. In questo quadro dptìe ijpuò essere il ruolo dàVmistorJoso commerciantf'italijano? Gli inquirènti non si pronunciano, ma pare'che funga soltanto dà i n te mediarlo. Susanna Marzolla T Un commerciante italiano si sarebbe proposto come mediatore per la loro liberazione

Luoghi citati: Beirut, Italia, Libano, Milano