Chirurgia plastica ai tempi di Cesare

Chirurgia plastica ai tempi di Cesare Chirurgia plastica ai tempi di Cesare LONDRA — Gli antichi romani erano ih grado di eseguire complesse operazioni di chirurgia plastica, ' oculistica'é del cranio. L'ha accertato un giovane ricèrcatore de! Brftish Museum, Ralph Jackson, che ha condotto uno studio su antichi fèrri da chirurgo ririvenuti In Italia,-. Francia, Germania, Grecia e Inghilterra. Jackson ritiene di aver fatto luce sull'uso dimolu strumenti del quali finora si ignorava la funzione. Le sue conclusioni sono esposte nel saggio Medici e malattie nell'Impero romano, pubblicato dal British Museum. Tra i ferri dèi chirurghi romani che Jackson ha preso in esame vi sono vari aghi per uso specialistico, attrezzi per cauterizzazioni e uno speciale forcipe usato per bruciare con acidi le escrescenze che sir preferiva non rimuovere con il bisturi. L'opinione che molti studiosi si erano fatti finora dei medici romani e della loro competenza non era lusinghiera. Si riteneva che essi avessero si strumenti di prim'ordine, ma fossero privi della conoscenza del corpo umano. Legge, e religione infatti vietavano le autopsie e Ù chirurgo doveva spesso procèdere a tentoni. Le ricerche' di Ralph Jackson non contraddicono del tutto questa tesi, ma dimostrano che quando non -erano necessari interventi in profondità e bastava operare sulla superficie del corpo, •fi . .. come nella chini già plastica, i chirurghi del tempo di Giulio Cesare non avevano molto da invidiare a quelli di oggiScalpelli, uncini e forcipi erano usati per interventi che andavano dall'asportazione, delle tonsille alla riduzione" 'dellTernia, dall'amputazione degli arti alla rimozione delle vene varicose. Le signore dell'alta società si facevano stirare la pelle dal chirurgo, proprio come quelle di oggi. Nella collezione raccolta da Jackson figura una siringa di bronzo con un ago di un millimetro di diametro e un foro di mezzo millimetro, usata — ritiene lo studioso — per asportare il cristallino in caso di cataratta. Un catetere lungo trenta centimetri, dalla forma a S, consentiva di far defluire l'urina dalla vescica dei pazienti maschi: un tubicino di bronzo di 5 millimetri di diametro veniva inserito nell'uretra. Dalla letteratura dell'epoca si sa che questo arnese veniva lubrificato con olio di oliva caldo prima dell'uso. Un trapano ad arco consentiva la rimozione di parte della calotta cranica per alleviare la pressione provocata da fratture o come rimedio contro l'emicrania cronica. Un arnese di bronzo del quale si ignorava l'uso è stato identificato da Jackson come un dilatatore anale per la rimozione delle emorroidi. (Ansa) H BRMSH MUSEUM ANNUNCIA

Persone citate: Ralph Jackson

Luoghi citati: Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Italia, Jackson