Tangenti, quasi certe nuove indagini di Giovanni Bianconi

Tangenti, quasi certe nuove indagini Martedì la decisione delle Camere riunite in seduta comune sui tre ex ministri Tangenti, quasi certe nuove indagini I partiti della maggioranza voteranno per il rinvio degli atti all'Inquirente - Il pei d'accordo per Vittorino Colombo Per Nicolazzi e Darida (che ha presentato un memoriale) chiede il processo di fronte alla Corte Costituzionale ROMA — I cinque partiti della maggioranza restano fermi sulla richiesta di supplemento d'indagini da parte della commissione Inquirente, n pei oterà invece per la messa in stato d'accusa di Darida e Nicolazzi di fronte alla Corte Costituzionale. Ci sarà battaglia, martedì e mercoledì, nel Parlamento riunito in seduta comune sullo scandalo delle «carceri d'oro». Ma i numeri, pur con le sorprese che potrebbero uscire dal voto segreto, parlano a favore del rinvio di tutte le carte all'Inquirente. Deputati e senatori del pei si riuniranno martedì mattina, a poche ore dall'inizio della seduta, per decidere la linea di condotta. Ieri i due capigruppo Zangheri e Pecchioli hanno annunciato però che «i parlamentari comunisti si orienteranno sulla base dei criteri rigorosamen¬ te seguiti dai commissari comunisti dell'Inquirente, che hanno condotto alle conclusioni formulate, nella sua relazione, dal sen. Battello». Che vuol dire messa in stato d'accusa per Darida e Nicolazzi, supplemento d'indagini per Vittorino Colombo. Fra i partiti della maggioranza, invece, resiste la linea del rimandare tutte le carte alla commissione. Dopo la lettera di Di Palma, con la quale l'ex braccio destro di Nicolazzi ha ammesso di aver preso 2 miliardi dall'archietto Bruno De Mico, ma di averli subito girati al psdi, è arrivato un memoriale di Darida. Ventuno cartelle di accorata autodifesa inviate agli oltre 900 parlamentari che nella prossima settimana si trasformeranno in giudici Ma fra i cinque gruppi che sostengono il governo qualcuno ha già storto la bocca di fronte all'ipotesi di un ulteriore rinvio della decisione. A cominciare dal liberale Sterpa, presidente dell'Inquirente, il quale giudica la proposta «una finzione, forse una presa in giro». L'Inquirente, senza più I poteri dell'autorità giudiziaria, per compiere supplementi istruttori che non siano semplici formalità dovrebbe delegare le indagini alla procura competente territorialmente, probabilmente quella di Roma Dopo il 5 gennaio, invece, con l'entrata in vigore della nuova legge sui procedimenti per la messa In stato d'accusa tutto il processo tornerebbe sul tavolo dei giudici milanesi già titolari dell'Inchiesta. Un giro d'Italia di questo fascicolo, composto da 19.000 pagine, che inevitabilmente finirebbe per ritardare ulteriormente tempi e conclusioni della vicenda. B difensore di Darida l'avvocato Consolo, vorrebbe addirittura un rinvio della seduta comune delle due Camere perché — sostiene — non avrebbe ancora avuto notifica dei nuovi atti processuali. Ieri ha depositato questa richiesta alle presidenze della Camera e dell'Inquirente, ma a Palazzo San Macuto ribattono che la comunicazione della lettera di Di Palma è avvenuta già da tre giorni. 11 difensore dell'ex ministro della Giustizia ritiene comunque che tutto il processo è viziato da irregolarità che potrebbero determinare una denuncia penale contro Sterpa E' stato proprio Consolo a stendere l'autodifesa di Darida: una lunga analisi delle deposizioni dell'ardi. De Mico, il «corruttore pentito» che afferma di aver versato a Darida una tangente da 175 milioni. Secondo il legale le versioni fornite da De Mico sono contraddittorie e Inattendibili, 'assolutamente false non solo sotto il profilo logico, ma anche e soprattutto sotto quello oggettivo». Due esempi: 'Non appare credibile — scrive l'avvocato di Darida —, che il De Mico girasse con 175 milioni in contanti in borsa, e per di più al ministero di Grazia e Giustizia, dove vi erano severi controlli all'ingresso specie in quel perìodo di lotta al terrorismo». E più avanti: 'Se il De Mic,o avesse avuto un rapporto corruttivo con l'on. Darida, a maggior ragione tale rapporto sarebbe continuato quando l'on. Darida assunse la guida di un ministero (le Partecipazioni statali, ndr) da cui dipendevano società a cui il De Mico era particolarmente interessato». Giovanni Bianconi

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