Gli inimitabili del grande jazz

Gli inimitabili del grande jazz Quasi un festival al Nuovo Gli inimitabili del grande jazz Jamal e altre 14 star in un super concerto TORINO—Tre complessi, tre ore e mezzo di musica, quindici musicisti in scena: un festival l'altra sera al Nuovo, gremito di folla per un successo siglato dagli applausi e dal tutto esaurito. Il cartelloni era speciale, impressionante con tutte quelle celebrità, quei nomi, diciamolo pure, storici. Ma poi è stata la serata dei pianisti che hanno dato una lezione di stile e di presenza a tutti i colleghi in scena. Incominciamo da Ahmad Jamal che ha aperto il festival con il suo quartetto. Jamal è innanzitutto un autore, poi un regista, poi un pianista. Non daremo la precedenza ad alcuna di queste qualifiche perché esse si amalgamano e si fondono per creare con Jamal una figura che significa la perfezione. Con altri intenti c'è solamente Miles Davis che raccoglie in sé tante doti. . L'autore compone brani che danno subito una personalità al gruppo che le esegue. Sono brani complessi ma di gradevole ascolto, modali, vagamente esotici, carichi ritmica mente, esplosivi. In luogo di eseguire questa produzione, seguendo la solita prassi (tema/improvvisa zioneltema), Jamel organizza una struttura varie gata, ricca di spunti e di elementi che ravvivano la musica e tengono sospesa l'attenzione. E'solo al pia; noforte accompagnalo dà tre ritmi (conga, batteria, basso elettrico) che egli tuttavia fa intervenire continuamente in una corsa altalenante fra elementi melodici e altri ritmici per un contesto sonoro varie gato all'estremo. Un quartetto, non un pianista con una sezione ritmica. La musica procede sotto la spinta di un'energia impressionante e avvolge l'ascoltatore con quei, climi di difficile definizione perché coinvolgono nella loro stesura tutto un patri monio che appartiene certamente al jazz ma anche al Brasile e altre istanze latinoamericane. Un lem po Jamal era il più grande swinger del mondo, dopo Count Basie, ora ha abbandonato il classico quattro quarti per metriche dispari e complesse che tuttavia sotto quelle mani scorrono con facilità ipnotizzante e tutto seni bra a portata d'orécchio, tangibile, accarezzabile. Ha il dono dei grandi: non fa pesare la propria genialità. Non ha mai imitato alcuno. Ha sempre cercato. Ora se fosse imitabile (ma none possibile) sarebbe un maestro per orde di plagiatoti. E' il jazzman più personale che si possa ascoltare. Più accademica l'esibizione del quintetto OriffìniHutcherson: tenore e '. vibrafono. Due grandi del bop alle prese con i problemi dell'aggiornamento. Hanno eseguito alcuni brani originali e un paio dì ballades (da Van Heusen e Billy Stryhorn) con competenza e ispirazione (specialmente Hutcherson) senza andare oltre il grande professionismo. Notevole invece la presenza del pianista Kirk Lightsey, molto in vista in questi ultimi anni, che si conferma lirico armonizzatore, acuto accompagnatore sempre attento agli umori e alle idee dei protagonisti. Lui diventa mattatore nei momenti dell'assolo quando esprime la grinta e la zampata del leone. Eccellenti il bassista George Mraz e il batterista Billy Higgins. . Buon bebop d'antan con il quintetto Moody/Fuller. James Moody faceva jazz con Qillespie nella seconda metà degli Anni Quaranta. Arriva da lontano ed è degno di fede: appartiene alla generazione dei padri. Si mantiene giovane e sfoggia un gusto per l'humour invidiabile a qualsiasi età. Quando non scherza suona e suona sul serio. Aveva una spalla di classe nel trombonista Curtis Fuller, eterno rivale di JJ. Johnson. Anche qui un pianista si sollevava di oltre una spanna sui colleghi. Finalmente Hank Jones, ,ìnpersona Un mito: fu tra i pri mi del bop ed è il musicista più stimato dai musicisti, da oltre quaranta anni. Il suo obiettivo è la perfezione, la misura, il gusto. Un saggio dai capelli bianchi, le mani di ferro. Il suo -Round about Midnight> conteneva tutta la storia del jazz da Art Tatum a Charlie Parker. La cantante Diana Schuur ha chiuso il concerto con alcune canzoni assai applaudite. Franco Mondin!

Luoghi citati: Brasile, Torino