Radiocarbonio per la Madonna di Oropa

Radiocarbonio per la Madonna di Oropa Radiocarbonio per la Madonna di Oropa Un prete-studioso del Biellese: «La scultura in legno non rìsale al IV secolo come vuole la tradizione, ma al 1200-1300» - Per questo chiede che sia sottoposta «all'esame della Sindone» BIELLA — Dopo la Sindone, è la volta della statua della Madonna Nera di Oropa. La scultura in legno scuro raffigurante una Madonna con in braccio il Bambino Oesù, custodita in uno dei maggiori santuari piemontesi, meta ogni anno di milioni di fedeli, non risalirebbe, come vuole la tradizione, al IV secolo bensì al 1200, 1300 al massimo. A mettere in dubbio la data di nascita dell'immagine della Vergine venerata ai piedi del monte Mucrone questa volta non è un gruppo di scienziati, ma un religioso, don Delmo Lebole, parroco di Benna e apprezzato storico locale. La proposta del prete del paesino della Bassa Biellese è quella di sottoporre una scheggia della statua alla prova del radiocarbonio 14, come è avvenuto per un frammento dellaSiqdc ne. sdgtcsbsvrcntslrri "Parlo sia come studioso sia come pastore di anime» dice don Lebole: «Ancora oggi troppi religiosi approfittano delle "incrostazioni" che la fantasia ha sovrapposto alla verità storica. Non bisogna predicare cose false, perché si rischia di arrivare al culto fanatico delle reliquie che ha ben poco a che fare con la religione. Sono convinto che se veramente la Madonna di Oropa fosse più giovane di 1000 anni, la frequenza dei fedeli che si recano al santuario non ne risulterebbe minimamente inlaccata». La tradizione fa risalire la statua della Vergine d'Oropa ai tempi di Sant'Eusebio, nel IV secolo. L'evangelista Luca ne sarabbe stato lo scultore ed il santo lo scopritore in Palestina. Oltre a quella di Oropa, Sant'Eusebio avrebbe portato in Italia-altri due simulacri, attualmente ve¬ nslecXpcdladIdfubsssmtfndzbGEp nerati a Crea e a Cagliari. "Niente di più falso — sostiene don Lebole — perché le sue caratteristiche stilistiche la collocano nel secolo XIV. o al massimo al secolo precedente, all'epoca della costruzione e consacrazione del vescovo Aimone di Challant della chiesa edificata davanti al primitivo sacello. Il primo scrittore che parlò della tradizione eusebiana fu Giacomo Orsi, storico biellese, il quale nel 14S8 scrisse che Sant'Eusebio pose la prima pietra della chiesa. Ma non accennò minimamente al santo come "portatore di statue"». Aggiunge il sacertore: «La fantasia si sviluppò tra la fine del secolo XVI e l'inizio del successivo, quando iniziarono i lavori per la nuova basilica voluta dal vescovo Giovanni Stefano Ferrerò. Era una mania dtqueitevp-' pi: attribuire origini mitolò¬ giche al proprio centro di residenza. Secondo le diatribe letterarie dell'epoca, Vercelli sarebbe stata eretta da un nipote di Noè. Con questo non voglio negare che Sant'Eusebio sia stato il primo evangelizzatore della Valle d'Oropa. Ma non si può affermare che si sia portato appresso anche la statua. Ben venga pertanto la prova del radiocarbonio 14: la scultura è vuota nella parte posteriore e non sarebbe un'ardua impresa staccarne un frammento per esaminarlo». La presa di posizione del parroco-studioso non ha finora provocato reazioni ufficiali nell'ambiente religioso biellese. Né il Vescovo di Biella, monsignor Oiustetti, né il canonico rettore del santuario d'Oropa, don Saino, hanno rilasciato dichiarazioni." Daniele Pasquarelli

Luoghi citati: Benna, Biella, Cagliari, Palestina, Vercelli