«lo ultrà, padrone dello stadio»

«Io ultrà, padrone dello stadio» Il mondo violento dei tifosi; dai ricatti alle società ai pestaggi dei «nemici» «Io ultrà, padrone dello stadio» Un sostenitore processato e assolto dopo il ferimento di un ragazzo: «L'Inter ci dà decine di biglietti, ma noi li regaliamo ai ragazzini» -1 «favori» dei presidenti delle squadre sono ricambiati con domeniche senza risse sugli spalti e bottigliette in campo MELANO — 'Questa è criminalizzazione!- . 'Qui Si condanna senza processo e senza prove!: 'Ahi, i soliti giornali che esagerano,..». 'Vedrete, anche qui ci sarà un pentito». 'Ahi, fossimo in un Paese con diritto anglosassone...». Alle tre del pomeriggio, mentre Ascoli dà l'ultimo saluto al tifoso Nazzareno Filippini, al bar «CiumCium», via Pascoli 3, si gioca a carte, si gioca a dadi, si beve forte e si dimentica in fretta, n «Cium-Cium» covo degli ultra interisti? 'Mai stato». Qui venivano distribuiti i biglietti ai «Boys», agli «Stdn», ai -Viking», agli «Ultras»? •Balle, tutte balle». Balle, tutte balle? Oli ultras dell'Inter non esistono, e se esistono sono tutte anime belle. Se poi capita, come in questi giorni, che la questura ne arresti un paio con accuse di omicidio, che sequestri mazze e coltelli, allora quei tipi non sono ultras, non sono nemmeno tifosi, sono solo e soltanto teppisti E via, da questo momento, con la litania «è Za società che è violenta», «i veri tifosi non si comportano così», »il Football Club Internazionale ribadisce la totale estraneità del proprio centro Coordinamento e del tifo ad esso facente capo ai suddetti incidenti». Come sempre, come sempre dopo un morto allo stadio. Ma questa volta è più chiaro il gioco di ricatti e interessi reciproci che tiene sempre assieme, epperò sempre ben distinti, società di calcio e gruppi di ultras. Vero o no che è la società di calcio, in questo caso l'Inter, a passare biglietti gratuiti ad un paio di capipopolo? Vero. Vero o no che alla società di calcio basta la garanzia di non aver incidenti dentro lo stadio, e se compare qualche striscione ributtante si finge di nulla, e se succede una tragedia appena fuori dai cancelli'la colpa è della grande metròpoli? Verissimo:" '*' Lo striscione dei -Boys-, a San Siro, è apparso la prima volta nel 1969, 19 anni fa. Fanno parte degli 800 Inter club del «Coordinamento» i «Boys», come gli «Skin-, i «VI king» e gli «Ultras»? No. Perché? «Ma perché — risponde Franco Carovita — dietro questi striscioni vengono ragazzi molto giovani, che non sempre frequentano lo stadio e la nostra curva. Vogliono far parte di un tifo che non è quello del signore cinquantenne che se ne sta in tribuna. Vogliono far parte di un tifo che non vuol essere silenzioso». Attenzione a Cara vita. Parla controvoglia, e non vorrebbe esser molto citato: «Ho già avuto le mie rogne...». E che rogne! 7 dicembre 1983, dopo la partita Inter-Austria Vienna: Gerhard Wanninger, tifoso viennese, accoltellato e moribondo per una settimana. Caravita, allora 28 anni, operaio, arrestato. Processato nell'85, richiesta' di condanna a 12 anni, assòlto per insufficienza di' prove. Adesso Caravita ha 33 anni ed è impiegato. Dove? 'Lavoro per l'Inter: allo sportello della Banca Popolare di Milano, dove si vendono biglietti e abbonamenti». Con Gabriele Chiari e Giuseppe Russo (uno degli arrestati per l'omicidio di Ascoli), Caravita è, come si definisce, 'rappresentativo della curva». Un modo garbato per confermare il suo ruolo di capopopolo. E' Caravita che organizza le trasferte, distribuisce i biglietti («da tempo il "Cium-Cium" non c'entra più, li distribuiamo davanti allo stadio»), tiene i contatti con l'Inter. «Si, ci danno anche biglietti gratuiti; e noi lì diamo ai ragazzini che non possono spendere 10 mila lire. Che male c'è? Con tutti i biglietti gratis che danno a poliziotti e vigili del fuoco li possono dare anche a noi». In curva nord sono rappresentati tutti: si va, come dimostrano i fermi di questi giórni; dallo studente universitario al disoccupato di periferia. A leggere gli striscioni, o gli archivi dei giornali, o peggio ancora gii archivi della questura, il colore politico è decisamente nero. Sempre secondo la questura anche 1 più esagitati, i più violenti, son sempre gli stessi: Carovita a parte, in queste ore tornano i nomi degli ultras fermati dopo gli scontri all'uscita dello stadio di Como: 20 settembre 1987, mica un secolo fa: condanne per porto d'arma impropria. Ernesto Pellegrini, presidente dell'Inter, dopo incidenti e condanne a Como era stato messo in allarme. Presidente, tra i capi della curva nord ci sono neofascisti che potrebbero darvi problemi... 'Non faccio distinzioni politiche tra i miei tifosi», era stata la risposta. Poi se l'era presa con un palo di giornalisti. E neppure dopo, quando alle segnalazioni su neofascisti s'erano aggiunte quelle su balordi di rango, su frequentatori" di bar sospetti, su spacciatori di'eroina o amici di spacciatori, aveva preso provvedimenti. Miei tifosi brava gente, per l'ottimista Pellegrini Certo, a vederli, a sentirli nello stadio, «Boys» e compagnia sono i più fedeli alleati del presidente dell'Inter (come di tutti i presidenti). Garantiscono un incitamento costante, stanno attentissimi ad evitar incidenti durante la partita, bottigliet¬ te o sassi all'arbitro... 'Noi urliamo anche se la squadra gioca male, non critichiamo mai», ammette Caravita. E gli striscioni contro ebrei e meridionali, le svastiche... '■Beh: sono appesi sotto il cornicione, e noi non li possiamo vedere...». Fuori dallo stadio, invece, proprio come cani sciolti. Chissà come sarà la curva nord di S. Siro domenica 30 ottobre, per Inter-Roma. Non fosse accaduta la tragedia di Ascoli sarebbe andata come tutte le domeniche da parecchi anni in qua. La società che passa («dateci sotto con la voce e niente incidenti dentro lo stadio») qualche centinaio di biglietti a Caravita, assolto per insufficienza di prove dall'accusa di tentato omicidio, e ad altri «rappresentativi». Cento biglietti sono come minimo un milione. E questi ne fanno l'uso che preferiscono, chi sa?, magari li potrebbero anche rivendere, e organizzano cori e tifo per la Beneamata. Succede all'Inter, ma succede a tutte le squadre. 'Non ci danno i biglietti per tenerci buoni — ribatte Caravita —noi con la società abbiamo ottimi rapporti. Ami, i biglietti li comperiamo». Noi chi? 'Noi rappresentativi». Come, ogni partita tirate fuori un paio di milioni cosi, al buio? »Sì, no, sappiamo a chi rivenderli: ai nostri ragazzi...». Caravita parla come un lord, un benefattore delle pe riferie milanesi. Mai litigato con nessuno? 'No». Mai mi' nacciato nessuno? «Mai». Peccato che in casa, il giorno dell'arresto, gli abbiano trò va'to un tirapugni, un coltello e una pistola con il numero di matrìcola cancellato. Quel che si fatica a capire è come mai Inter e questa gente continuino ad aver rapporti. Loro si considerano i primi tifosi della squadra, sempre al seguito in qualsiasi trasferta. La società, in dichiarazio ni pubbliche e ufficiali, quasi li ignora e a volte, come in questo caso, li scarica di brutto. Invece i rapporti ci sono eccome. Garantiscono al presidente un futuro senza contestazione: allo stadio la voce più grossa la fanno sempre loro, i 400 della curva nord. E se domani si ribellas- • sero, contestassero, tirassero pietre, facessero arrivare multe e sconfitte a tavolino? Meglio tenerli buoni allora, per l'Inter e tutte le altre società. Ed è cosi che il ricatto, l'interesse reciproco, si ripropongono ad ogni partita. E cosi la pensano in questura. Pare siano in molti ad esser passati a questa attività, l'ultras-capopopolo, lasciandone altre-certo più redditizie e più rischiose. Con 100 biglietti gratis si diventa bagarini Organizzando trasferte con 1 pullman si può arrotondare il bilancio della settimana. Un favore dall'Inter, in caso di necessità, si può sempre ottenere. Altrimenti..., altrimenti domenica vedrete che vi succede allo stadio. L'Inter Football Club evita, in questi giorni domande su Caravita e gli altri: 'Non possiamo conoscere tutti i 400 della curva nord..». Ancora Caravita: -Vengono per un paio di partite, frequentano lo stadio per uno o due anni». Scusi, ma che tifosi sono? 'Beh... Beh... A noi basta che vengano ad incitare i nostri». Per la questura sono tutti conosciuti: li fotografano, li filmano ogni domenica e controllano in archivio; e quasi tutti già noti: chi per spaccio di droga, chi per aggressioni a vu' compra; chi, i più, per contatti con ambienti del neonazismo milanese. Marcello Ferrazzi, ad esempio: il «Metallica» con tatuaggio, crapa pelata, muscoloni e grinta, che avrebbe ucciso a bastonate Nazzareno Filippini. Frequentava la palestra -Dona-, vicino piazza S. Babila. Al primo incontro, pluf, era finito al tappeto. Ma aveva continuato a bazzicare l'ambiente. La stessa palestra, notano In questura, che è'stata la base milanese dei «Nar» del terrorista nero Cavallini. Neofascisti in curva nord? *Noo...», sfuma Caravita. Razzisti? »Noo...». Sarà: ma quando i tifosi della Tracer basket hanno commissionato ai «Boys» uno striscione da esporre al Palatrussardi si son sentiti rispondere: 'No cari, perché nella vostra squadra lasciate giocare due negri». Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Ascoli, Como, Roma, Vienna