Nei segreti della Commerciale l'origine delia nostra economia

Nei segreti della Commerciale l'origine delia nostra economia Li* banca apre al pubblico il suo archivio storico (dal 1894 al 1934) Nei segreti della Commerciale l'origine delia nostra economia Quarantanni di storia: da Toeplitz, l'ebreo che non volle vedere Mussolini, a Mattioli, padre dell'Ili MILANO — Da oggi la Banca Commerciale Italiana rende pubblici 1 suoi segreti. Apre 11 suo archivio storico, lo mette a disposizione degli studiosi. Ha raccolto tonnellate di materiali sopravvissuti a un bombardamento nell'ultima guerra e a un Incendio, li ha catalogati e ampliati, li ha sistemati in una sede in via De Marchi, in attesa di trasferirli definitivamente in via Manzoni. Per ora sono accessibili 1 documenti dall'anno di fondazione, il 1894, al 1934, anno in cui la banca cedette all'Iri le partecipazioni industriali. L'indice è di 15 mila nomi. Il presidente Enrico Braggiotti, davanti a studiosi é a uomini di finanza, ha motivato l'Iniziativa sottolineando che «in vista dell'integrazione europea degli Anni Novanta, lo studio delle nostre origini costituisce un patrimonio tecnico e morale'. Tre storici hanno guidato rorganizzazzione dell'archivio, Enrico Decleva, Giorgio Rumi e Brunello vigezzi. n senatore Leo Valiani, nella Banca dal '49 al '75, ha offerto consigli ed esperienza. La cura dell'archivio stesso è affidata a Francesca Pino Pongollni. Non si comprende l'importanza del gesto della Commerciale se non si ricorda che cosa ha significato la banca stessa nella storia economica, culturale e politica dell'Italia di tutti quel decenni. La Commerciale finanziò il decollo dell'industria nazionale alla fine dell'Ottocento. "Merito della bravura e della lungimiranza del suo fondatore, Otto Joel, ebreo tedesco di Danzici!', dice Leo Valiani. E racconta, Valiani, che Joel ebbe dapprima denari di ebrei tedeschi «£' una storia curiosa», aggiunge. Joel era venuto a curarsi 1 polmoni sulla Riviera ligure, e 11 ebbe la sua intuizione: fondare una banca nuova proprio nel momento in cui tutte le banche italiane erano in grandi difficoltà. E si rivolse al banchiere di Bismarck, Bleichroeder, un ebreo che il cancelliere vedeva tutti 1 giorni ma che nelle sue memorie ricordò una volta sola. Fu questo Bleichroeder a procurare a Joel i primi capitali, che ben presto vennero sostituiti da capitali italiani. <Joel — continua Valiani —riusci a dare fiducia ai risparmiatori, a far loro tirar fuori ì soldi nascosti nel materasso: Poi venne l'epoca di Giuseppe Toeplitz, ebreo polacco, di cui Valiani ricorda un aneddoto: una settimana prima della marcia su Roma, Mussolini gli domandò di essere ricevuto. "Avrà voluto chiedergli dei soldi». Ma Toeplitz non lo giudicò importante e lo fece ricevere da un suo collaboratore. "Dopo si mangiò i gomiti, ma non ho trovato traccia di denari dati a Mussolini: E finalmente è l'ora di Raffaele Mattioli, il banchiere umanista, dagli Anni Trenta ai primi Anni Settanta. "Fu Mattioli ad avere l'idea di dar vita all'Iri. Nel '31 Toeplitz espose il piano a Musso- lini. Così lo Stato recuperò tutte le partecipazioni che le banche italiane avevano nelle industrie, e fece sorgere l'I- .' ri affidandolo ad Alberto Be neduce, che pure fu parlamentare antifascista». Mattioli fin dagli Anni Trenta era vicinissimo a Luigi Einaudi, che insegnava al- !* la Bocconi. Frequentava anche Filippo Turati e Antonio Gramsci. Ma soprattutto era , amico di Piero Sraffa, l'economista che raggiunse Keynes in Gran Bretagna, a . Cambridge. «Fu attraverso Sraffa e Mattioli — ricorda Valiani — che Keynes venne * conosciuto in Italia. E Mot- \ tioli lo fece leggere a Ugo La " Malfa, allora nell'ufficio studi della banca. Cosi Mattioli , e La Malfa si appropriarono '\ sia del liberalismo puro di ;, Einaudi sia delle idee sull'interventismo dello Stato in '„ economia elaborate da Key-, nes. I frutti si sono visti in questo dopoguerra. «Fu La Malfa a volere forte- ^ mente la liberalizzazione degli scambi nel '51 — dice an- ■ cora Valiani —..Convinse Va- ' noni, e insieme convinsero . De Gasperi. Le paure erano tante: le aveva la Confindu-. j stria, perché temeva di non reggere alla concorrenza straniera, dopo tanti anni di protezionismo autarchico . voluto dal fascismo; e le ave- '. vano i sindacati, perché paventavano la disoccupazione. In realtà le radici del no- S stro boom post-bellico sono % lì, in quegli anni di studi alla '. Commerciale di Mattioli ». |" Tutto questo intreccio di economia e politica viene', dunque alla luce (e verrà in ;, futuro, quando saranno con- ' sultabili gli anni dopo il '34) ' negli archivi storici della ' banca ora a disposizione de-, : gli studiosi. E' un momento ' di particolare fortuna, da noi, per quella che gli anglo-ame- ' ricani chiamano «Business, History», storia degli affari, di cui la storia delle imprese — , industrie e banche —,c,ostJf- , tuisce parte essenziale.,Due anni fa fu la Montedispn ad aprire gli archivi, facilitando., l'analisi di quel delicatissimo', perìodo che fu la nascita dell'industria energetica in Ita-, ' lia. Ora la Commerciale. Tan- ; to di guadagnato per l'equili- ' brio e l'esattezza delle nuove, ricostruzioni storiche. c. a. '.

Luoghi citati: Cambridge, Gran Bretagna, Italia, Milano, Roma