Tutti contro II «Tito serbo» di Tito Sansa

Tutti contro II «Tito serbo» Tutti contro II «Tito serbo» Un delegato parìa a sorpresa in albanese, senza venire interrotto - E' un segno di apertura verso la popolazione maggioritaria nel Kosovo - Il Segretario federale del partito fa una dura autocrìtica -1 generali: saremo lealisti DAL NOSTRO INVIATO BELGRADO — Messo alle corde dagli oratori «non serbi», l'uomo forte della Serbia, Slobodan Milosevic, ha minacciato ieri di ricorrere alle dimostrazioni di massa dei suoi sostenitori. Lo farà — ha detto — se il comitato centrale del partito comunista jugoslavo, riunito in seduta plenaria, non accoglierà le sue richieste di «pròmene», cambiamenti. Milosevic, a differenza di coloro che lo avevano preceduto sulla pedana del Sava Centar, sotto un ritratto del maresciallo Tito, ha parlato con tono tribunizio, non come se si rivolgesse ai 164 compaghi del comitato centrale, ma al suo pubblico di serbi in effervescenza. Egli ha detto che la Serbia non rivendica territori altrui, ma soltanto un maggior controUo sulle due province autonome (Kosovo e Vojvodina) incorporate in territorio serbo. Proibire i raduni di piazza dei manife¬ quella sala: che bisogna incoraggiare la proprietà privata, chiudere le aziende che non rendono, licenziare chi non produce. Ha glissato un po' sul tema della riforma costituzionale, dicendo che il lavoro procede bene nel Parlamento e che comunque il tema non compete al comitato centrale. Criticando 11 «monopolio» di potere del partito, ha annunciato mutamenti ai vertici e dimissioni, proponendo la incompatibilità delle doppie cariche (nel partito e nel governo) per rafforzare sia l'uno che l'altro. Senza mai nominare il capo del partito serbo Milosevic, Suvar ha criticato coloro che 'Chiedono la spada'della giustizia per risolvere i problemi' (come quello del Kosovo) perché ciò porta la spada nelle mani di una persona sola. La maggior sorpresa è venuta dal generale Veljko Kadijevic. segretario dèi partito nelle forze armate. Ha tocca¬ stanti serbi sarebbe 'inaccettabile'. Oli altri, a cominciare dal presidente del partito comunista jugoslavo, Stipe Suvar, avevano esposto i loro argomenti con calma, in un silenzio attento, senza interruzioni, senza proteste, senza applausi, in un clima quasi asettico, A smentire i timori e i pessimismi diffusi alla vigilia, la seduta si è svolta in apparente tranquillità. Fuori del Sava Centar non c'erano cordoni di polizia né dimostranti, solo qualche jogger che correva nel sole autunnale. Ha cominciato il presidente del partito Stipe Suvar con un lungo discorso — forte nel contenuti, pacato nel tono — che è stato un mea culpa personale e collettivo con l'invito a cambiamenti radicali per far uscire la Jugoslavia dalla crisi ed evitare la sua •distruzione: Suvar ha detto cose che non si erano mai udite in to gli stessi argomenti del presidente Suvar, ricalcandoli «Noi non faremo mai un putsch — ha detto —, non prenderemo mai il potere, rispondiamo soltanto al Capo dello Stato e obbediremo soltanto a lui in pace e in guerra: per la democrazia e per il popolo. Accettiamo le critiche, siamo favorevoli alla Federazione e all'uguaglianza tra i popoli e le nazioni della Jugoslavia». Il generale ha concluso: 'Non c'è alternativa alla Federazione, senza, la Jugoslavia non può esistere, deve modernizzarsi economicamente, imparare dal capitalismo, anche nel settore dell'economia privata». Un giornalista occidentale accreditato da molti anni ha detto: 'A sentire queste parole da un generale ho fatto un salto sulla sedia e ancora adesso penso di avere sognato». Le sorprese non erano finite. Dopo il generale, un rappresentante degli albanesi nel Kosovo, Adem Krasniqi, ha parlato (per la prima volta al comitato centrale) nella sua lingua. Nessuno ha fiatato, benché non ci fossero cuffie per la traduzione e nessuno abbia capito quanto l'oratore stava dicendo. Una conferma che la posizione degli albanesi (del cui capo, Azem Vlasi, i serbi di Milosevic avevano chiesto invano la testa) si è rafforzata, la stesso Vlasi ha preso la parola, accusando i serbi del Kosovo di avere «creato un'atmosfera di destabilizzazione che mirano a esportare nel resto della Jugoslavia'. Del discorso di Slobodan Milosevic, l'uomo più amato dai serbi e più odiato dagli altri, si è detto. Per sabato ha convocato a Belgrado un milione di seguaci; su un enorme prato dinanzi al palazzo del governo squadre di operai stanno erìgendo una gigantesca tribuna. La parola è alla piazza. Tito Sansa Al Plenum della Lega jugoslava Milosevic, isolato, s'appella alle masse per cavalcare la crisi

Persone citate: Adem Krasniqi, Milosevic, Slobodan Milosevic, Stipe Suvar, Veljko Kadijevic