Sono morti su un aereo cieco di Cesare Martinetti

Sono morti su un aereo cieco Trentuno le vittime nel jet ugandese precipitato a Fiumicino Sono morti su un aereo cieco Nella nebbia per due volte il pilota ha rinunciato all'atterraggio, poi ha cercato di scendere su un'altra pista - Forse le apparecchiature non traducevano le indicazioni della torre di controllo ROMA — Una nebbia così a Fiumicino non la vedevano da molti anni. Fitta, a banchi, mobile, imprevedibile. In questa nebbia si è consumata a mezzanotte e mezzo di domenica-la più grave tragedia dell'aeroporto di Roma: trentuno morti, ventuno superstiti miracolati, n Boeing 707 dell'Uganda Airlines (Londra-Roma-Entebbe) al terzo tentativo di atterraggio su tre piste diverse si è schiantato a pochi metri dalla pista. Forse ha sbagliato il pilota (morto), forse non ha capito cosa gli è stato detto dalla torre di controllo. E' sceso troppo presto. Alle 7 del mattino si alza un fumo leggero da quel prato pieno di fango e di morti, l'odore del kerosene brucia il naso, l'orizzonte dell'aeroporto e la barriera di metallo, rossa, che segna l'inizio della pista numero uno, è così prossima che sembra di poterla toccare: centocinquanta, duecento metri. Sul prato, vicino e lontano, ci sono paletti di legno nudo e chiaro ciascuno con attaccato un cartellino: N° 25...32...16. Corrispondono ai morti, o a quello che resta. Ora è finalmente chiaro, i fuochi dell'incendio spenti, e si può vedere tutto insieme questo disperso cimitero di uomini e di rottami, dal quale sbucano le cose di tutti i giorni: valigette, un computer Roma. I rottami bruciati del 70portatile, un'automobilina gialla a pedali di un bimbo, trucchi da signora, scarpe. L'ingegner Guido Chiucini, comandante dei vigili del fuoco di Roma, con il fango della notte attaccato agli stivali, dice che non ci sono dzctcBc 07 ugandese precipitato mentre dubbi: 'Qualcosa non ha funzionato nel rapporto tra il comandante e la torre di controllo-. Cosa? Perché questo vecchio ma collaudatissimo Boeing 707 (che è stato anche l'aereo del presidente atterrava a Fiumicino (Ap) Usa, l'Air force one) è precipitato qui, in questo prato di Fiumicino, a duecento metri dalla pista numero uno e dalla salvezza? I dubbi dovrebbero essere presto svelati: le due scatole nere sono state trovate, esiste la registrazio- ne tra la torre e l'aereo. Tutto dovrebbe diventare chiaro in breve tempo. Sul prato di Fiumicino nessuno parla, ma sotto sotto tutti lo fanno capire: «Ha sbagliato il pilota». E in serata l'Anav (gli assistenti di volo) smentisce le illazioni nate dalle parole di Chiucini: 'Non c'è stato nessun malinteso tra torre e piloti- è il pilota che deve valutare le condizioni». ~*Per due volte l'aereo ugandese ha tentato di scendere, su due piste diverse. Ma secondo una procedura prevista e che si chiama 'mancato avvicinamento» ha ripreso quota. Evidentemente non vedeva le piste, entrambe dotate di Ils, l'apparecchiatura elettronica che consente l'atterraggio strumentale. Poi ha preferito la pista numero uno, che corre parallela al mare, che quando c'è nebbia è quella normalmente in condizioni migliori. La pista non è dotata di Ils, ma di un semplice Vor-Dme. una specie di radiofaro, che dà comunque al pilota le coordinate di altezza e distanza, ma che richiede maggiore intervento manuale, quasi un atterraggio a vista. E qui è accaduto il disastro. Secondo l'aeroporto la visibilità era di 3-400 metri in orizzontale; i testimoni dicono che non ai vedeva a poche decine di metri. Sembra che il Boeing 707 non fosse neanche esattamente allineato sulla giusta traiettoria, ma spostato di qualche grado a destra. Perché? Può essere stato un errore di valutazione del pilota, può aver capito male ciò che la torre di controllo gli ha comunicato, è possibile che il tipo di addestramento e i manuali di volo della compagnia ugandese non fossero adeguati. L'inchiesta della commissione tecnica istituita ieri sera dal ministro dei Trasporti Santuz (di cui farà parte anche un rapresentante dell'Uganda Airlines) potrà dare presto riposte definitive perché i dati necessari alla decodificazione dell'incidente sono già tutti a disposizione. Sarà importante soprattutto la registrazione delle conversazioni nella cabina di pilotaggio. Il comandante Walusimbi, il secondo Mubiru Kaggwa, l'addetto radio Takasimguru, non potranno raccontare. Li hanno trovati legati alle loro poltroncine, nell'abitacolo accartocciato, ma rimasto quasi intatto. Ora è facile accusare il comandante eli errore. Come dicono i suoi colleghi italiani -è meglio attendere, perché spesso la reazione più immmediata, come anche è stato per l'Atr 42 precipitato giusto un anno fa a Como, è quella di dare la colpa al pilota». Però la sicurez- Cesare Martinetti (Continua a pagina 2 in prima colonna)

Persone citate: Santuz

Luoghi citati: Ap, Como, Londra, Roma, Usa