Giustizici, stop agli incarichi extra di Cesare Martinetti

Giustizici, stop agli incarichi extra Giustizici, stop agli incarichi extra DAL NOSTRO INVIATO SALERNO—La magistratura? «II ventre molle delle istituzioni», confessa Anto-, nio Brancaccio, primo presidente della corte di Cassazione, il più alto magistrato italiano. Un atto di accusa o di autocritica? Tutti e due. 'Ci sono le responsabilità dei magistrati e quelle di chi non riforma, ma propone soltanto correttivi frammentari che sembrano, volerci costringere in binari sempre più obbligati». Brancaccio, dall'alto del suo scranno e del suo ruolo, guarda la' questione con un occhio quasi imparziale, dice che 1 magistrati devono fare 1 giudici e nient'altro, condanna gli eccessi di quelli che si chiamano «incarichi extragiudiziali» e che spesso costituiscono, per cosi dire, il secondo ambiguo lavoro dei magistrati; mà non tace la responsabilità dei politici, chiamandola 'insofferenza delle istituzioni-, contro gli interventi del potere giudiziario a cui si risponde con il tentativo di -demolire la figura tradizionale del giudice, si vuole ridurre il magistrato ad un burocrate?». In questo convegno dedicato alla «trasparenza», che la corrente di centro dei ma¬ gistrati (Unità per la Costituzione) ha aperto ieri a Salerno, ci sono dentro tutti i veleni e le contraddizioni dell'estate più calda della giustizia italiana: dalla controversia Falcone-Meli all'ufficio istruzione di Palermo, al caso Alemi (il giudice di Napoli che nella sua sentenza sul rapimento Cirillo ha coinvolto il ministro dell'Interno Gava senza averlo mal «imputato»), passando attraverso 11 tema degli incarichi extragiudiziali del magistrati e della rotazione nel ruoli direttivi degli uffici. Da queste parti, in Campania, ci sono giudici che si sono inseriti nelle commissioni di collaudo per le opere pubbliche del dopo terremoto senza temere di apparire parte (retribuita) di una causa facilmente suscettibile di sospetto. Tutte contraddizioni che questo convegno ha messo a fuoco. Nel disegno un po' utopistico del giudice «trasparente», Luciano Santoro, pubblico ministero a Salerno, ha enunciato 11 principio secon do cui "il giudice che voglia rendere giustizia rapida, efficiente e professionale, non ha tempo per altre attività' E trasparenza non c'è senza 'regole prefissate» che stabiliscano temporaneità e rotazione negli incarichi direttivi, n rischio, lo ha detto Brancaccio, è quello déllMnfeudamento» di magistrati nelle loro posizioni di potere. La voce del governo non si è sentita (Vassalli verrà oggi), ma quella del ministero di Grazia e Giustizia sì. «Ricordo —ha detto Luigi Scotti, capo dell'ufficio legislativo del guardasigilli — che Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura ucciso dalle Brigate rosse, riteneva la rotazione la pietra angolare di un rinnovato ordinamento della magistratura». E Scotti ha accusato il Parlamento: 'Le proposte di riforma non si sono mai trasformate in legge». Per la rotazione degli Incarichi direttivi (un puntò del programma di governo), la proposta Vassalli prevedeva non più di cinque anni, rinnovabili ma non più nello stesso distretto in modo da spezzare la continuità. Dalla commissione Giustizia della Camera è uscito Invece un testo modificato, con gli incarichi rinnovabili nel medesimo distretto. Sorte migliore non ha avuto la proposta di riforma su¬ gli incarichi extragiudiziali, toccata, ritoccata, modificata, sostanzialmente immobile a dimostrare che sulle contraddizioni della giustizia e nei condizionamenti su di essa si gioca una partita pesante e paralizzante. Dice Scotti che 'gli incarichi devono essere a tempo e non devono offrire occasioni di guadagno». E da questi intrecci sbuca fuori un altro problema: il rapporto tra esecutivo (governo) e magistratura Ne ha parlato Massimo Brutti, del Consiglio superiore della magistratura, scaricandolo sull'attualità della nomina di Domenico Sica ad Alto commissario antimafia, direttamente dipendente dal ministro dell'Interno. Sembra che Sica voglia attrarre nel suo ufficio altri magistrati e Brutti dice che «sarebbe utile evitare la creazione di poteri indefiniti. Cerchiamo di non far pesare sui magistrati compiti eccezionali e attese vaghe. Invece di ridurre altri giudici alle dipendenze del ministro dell'Interno, sarebbe meglio mandare più magistrati qualificati a fare il loro mestiere in Sicilia e in Calabria». Cesare Martinetti Magistrati a Salerno propongono regole più trasparenti per le consulenze retribuite

Luoghi citati: Calabria, Campania, Napoli, Salerno, Sicilia