Computer come scienziato di Luciano Gallino

Computer come scienziato A COLLOQUIO COL NOBEL HERBERT SMON Computer come scienziato TORINO — Premio Nobel per l'economia, Herbert Simonè venuto a Torino, invitato dall'Istituto di Metodologia della Scienza e della Tecnologia e dalla Fondazióne Rosselli, per tenere una conferenza su un tema' che di sòlito è piuttosto lontano dalle occupazioni degli economisti: i processi mentali che conducono alla scoperta scientifica. A dire' il vero, se siscorre'il catalogo a soggettò d'una biblioteca universitaria, o — per restare in caràttere, con i| personaggio — si interroga una banca dati onde ricostruire un elenco dei suoi principali lavori, si ha spesso il dubbio che di Herbert Simon ne esistano parécchi, ciascuno dei quali ha compiuto una carriera intellettuale di tutto rispetto. Nel campo della sociologia dell'organizzazione i suoi saggi fecero epòca, quasi quarant'anni fa. Insieme con Minsky, McCarthy e Newell, è uno dei padri dell'intelligenza artificiale, di cui non soltanto ha posto essenziali fondamenti teorici,, ma ha anche scritto alcuni dei programmi più innovativi, come il famoso General Problem Solver (Risolutore generale di problemi) degli Anni .70. Del suo concetto di razionalità limitata si può dire che abbia cambiato l'orizzonte della teoria delle deci-, sioni. I saggi di teoria economica che recano la sua firma coprono pagine intere nell'indice internazionale delle citazioni. Ma anche chi, scrive la storia1 delle scienze cognitive, come ha fatto di recente Howard Gardner, dedica all'opera di Simon interi capitoli.. E ora lo troviamo preso dall'interesse per l'epistemologia, per i sentieri che il pensiero segue per arrivare a una scoperta scientifica valida. Professor Simon, gli chiedo, il suo. non sarà mica uno di quei casi di «io multipli» di cui microeconomisti c micro-sociologi si occupano con passione da alcuni anni, un modello di individuo che agisce di volta in volta giran do le spalle alle scelte che aveva compiuto in precedenza; come se fòVsi? Vormato dà tàntf Indivi^ duidtffercnti? ,; ,. .' .....' Vivace c aggiornalo, a settantadùc anni, più di colleghi che han ventanni di meno,.e prontissimo (nonostante un vigoroso pranzo nelle Langhe) a cogliere ogni spunto per rilanciare la conversazione in nuove direzioni, Simon mi rassicura: «Mi senio del lutto unitario. Sin dagli inizi mi sono interessato quasi esclusi vomente dei processi di decisione degli esseri umani In seguilo ho scoperto via via che questi processi occupano un posto centrale nella scienza economica, nell'amministrazione, nella psicologia cognitiva, nel lavorò scientifico. Mi considero'quindi un visitatore che ha- viaggiato attraverso differenti culture, mantenendo intatta la stia identità intellettuale. La ricerca scientifica è semplicemente un altro di questi territori, cui da tempo dedico,un impegno crescente». Come Simon ha spiegato tenendo presso l'Unione Industriale la Conferenza Peano — la prima del prestigioso cielo che l'Istituto di Metodologia della Scienza e della Tecnologia ha voluto intitolare al " nome del grande matematico torinese — la sua epistemologia «ha caratteri del nato speciali E' una forma di epistemologia sperimentale, che ha per mediatore necessario il computer, e còme struttura simbolica i modi di rappresentare la conoscenza propri dell'intelligenza artificiale». Per collaudare quésta epistemologia sperimentale Simon é i suoi collaboratori sono ricorsi a un approccio storico. A un pror gramma che si chiama opportunamente Bacon vengono fomiti i dati di cui disponeva uno scienziato realmente esistito — come Keplero/Ohm, Faraday — prima dì effettuare lina detcrminata scoperta, e si osserva se il programma arriva à compiere una tójpertà. analoga. A'esempio, nel caso delle leggi di Keplero, Bacon, istruito con dati sulle distanze dei pianeti dal Sole, sulla durata della lóro rivoluzione e alcuni altri, è capace di riscoprire in pochi passi queste fóndamentali leggi della meccanica celeste. Cadrebbe in grave errore chi pensasse che il computer arriva a tale risultato sfruttando la propria velocità di analisi logica, la propria potenza di calcolo. Fin dagli esòrdi Simon ha lavorato in senso contrario alla tendenza, divenuta purtroppo dominante nella comunità dell'intelligenza artificiale, di concepire la soluzione dei problemi come se fosse una catasta di proposizióni logiche, da far macinare a macchine aventi grandi capacità di calcolo. I suoi programmi, per contro,-seguono una euristica, cioè Una'linea* tfi'eòndotra che non garantisce affatto di arrivare con certezza al risultato voluto, ma che di passo in passo é capace di distinguere che cosa c'è di nuovo nella situazione e sfruttarlo a proprio vantaggio, compiendo uri altro passo verso la soluzione. Così impostati, programmi come Bacon riescono a scoprire le leggi di Keplero in quattro o cinque passi, e il ciclo della sintesi dell'urea negli organismi vi venti in circa una ventina; laddove un programma impostato esclusivamente sulla base del calcolo delle proposizioni sarebbe forzato a compiere milioni di passi, senza arrivare a effettuare alcuna scoperta. Questa impostazione permette a Simon di asserire che «ilprogramma opera in modo analogo alla mente dello scienziato; perciò èsse fornisce un contributo reale alla formulazione di una teoria della scoperta scientifica», teoria che ha già mostrato di essere utilizzabile, tra l'altro, per formare ricercatori più creativi. Anni fa Simon ebbe a dire che "tutto ciò che interessa capire nei processi cognitivi accade al di sopra dei livello dei 100 millisecondi' il tempo che occorre per riconoscere Ù volto della propria madre». Un modo, insomma, per dire che il livello di cui merita occuparsi è quello dei simboli di cui siamo consapevoli. Hofstadter, l'autore di Godei, Escher, Bach', gli ribatté che tutto ciò che interessa sapere accade invece al di sotto di tale limite, al livello dei processi subcognitivi, che son processi neuronali dei tutto silenti, da cui i simboli emergono per vie ancora misteriose. ' Che cosa ne pensa oggi di questa contrapposizióne, professor Simon? -"Perno che gli studiosi di intelligenza artificiale dovrebbero ragionare più in termini di territori da dividersi, che non in termini di territori da conquistare da parte di un solo gruppo. Se dovessi occuparmi di visione artificiale; o di comprensione della voce, non esiterei à occuparmi aneli 'io di processi subcognitivi, più vicini alla fisiologia del sistema nervoso. Ma se uno si occupa di processi mentali legati alla scoperta scientifica, può tranquillamente, lasciar da parte i processi subcognitivi». La sua diffidenza di lunga data verso una impostazione meramente logicistica dei problemi, rientrino essi nel campo dell'intelligenza artificiate o della razionalità economica, delle decisioni organizzative o della epistemologia sperimentale, porta Simon a essere piuttosto scetti' còVerso alcuni progetti tecnologici che in anni.recenti hanno ricevuto grandi attenzioni- ariette dalla stampa non specializzata. Uno è il progetto giapponese per produrre entro il 1990 calcolatori di 5a generazione, capaci — si assicurava — di com pierc milioni di inferenze logiche al secondo grazie al fatto di incorporare nella loro struttura di base, un linguaggio di programmazione, l'europeo Prolog, che è una sorta di logica formale liofilizzata. A meno di due anni di distanza dalla scadenza prevista, è certo ormai che non ci sarà nessun calcolatore di 5a generazione del tipo promesso; ma i giapponesi disporranno finalmente di un buon gruppo di esperti di ingegneria del software, ciò che era forse fin dal principio il loro vero obbiettivo. Altro scetticismo Simon esprime nei confronti dette macchine connessionistiche, formate da migliaia di microprocessori collegati tra loro, a mo' di cellule in un cervello. Simili macchine, senza ricevere alcuna istruzione'scritta — come accade invece con qualunque altro tipo di calcolatore —, dovrebbero essere in grado di riconoscere forme, capire parole e frasi, arrivare a costruire vere e proprie forme di ragionamento, unicamente in base all'esperienza. «Lo spazio die separa il livello alto del cervello —: quello appunto dei simboli, dei valori, del ragionamento — dà quello basso, dove si trovano soltanto neuroni comunicanti tra loro per mezzo di messàggi elettrochimici, è ancora troppo grande, obbietta Simon, perette si possa pensare di colmarlo procedendo soltanto dal basso: un sogno peraltro antico, già formulato da neurofisiologi come McCulloch e Pittssih dagli Anni 40, quando di calcolatori elettronici si cominciava appena a. parlare. Sembra proprio che il cervello impari con modalità che 1000 o 100.000 microprocessori interconnessi non riusciranno per molto tempo a imitare. D'altra parte esistono oggi moduli di programmi, detti sistemi di produzione adattivi, che riescono a imparare etnèmorizzare da soli nuòve regole, pur essendo scritti in linguaggi di aliò livello, vicini ai processi simbolopoietici della mente umana». Oggi'Simon sarà a Pavia, per ricevere l'ennesima laurea honoris causa. Il giorno dopo, a Milano, discuterà con i rappresentanti dell'Istituto di studi di politica internazionale (Ispi) e del Consiglio italiano per le scienze sociali (Css) un progetto italiano, volto a costruire un sistema intelligente di supporto alle decisioni nelle grandi amministrazioni pubbliche c private. Non provo nemmeno a chic dergli se non rischia di stancarsi C'è un giornalista che l'aspetta, poi parteciperà a un banchettò d'onore, dopo il quale rivedrà gli appunti per un seminario che terrà il mattino seguente. Vien voglia di proporre al suo Bacon la soluzione di un quesito esse n zialc: per uno scienziato, è il Premio Nobel che mantiene giovani di mente e di corpo, o è il persistere della giovinezza di mente e di corpo che rende più probabile ottenere il Nobel? Luciano Gallino

Luoghi citati: Milano, Pavia, Torino