Cile, già diviso il Fronte del No di Mimmo Candito

Cile, già diviso il Fronte del No Per la sinistra Pinochet deve andarsene subito, i moderati temono lo scoiitro Cile, già diviso il Fronte del No n generale appare sèmpre più debole: anche la destra «illuminata» potrebbe sacrificarlo, ma le dimissioni anticipate non rientrano nel suo costume - La de cerca di ricucire i contrasti nell'opposizione prima d'affrontare la trattativa con il regime DAL NOSTRO INVIATO . SANTIAGO — Chiuso nel suo palazzo, il Vecchio ha deposto la maschera, ha rimesso la divisa, e ha ordinato ai suoi uomini di trattare il Cile con mano dura. Decine, forse anche un centinaio di feriti, hanno chiuso la notte di venerdì in una Santiago presidiata in ogni strada come in stato d'assedio. E ieri tre ragazzi sino stati raggiunti da colpi d'arma da fuoco per strada: uno è morente. E allora: Pinochet deve andarsene; il dittatore rinunci, oppure lo si costringa a farlo, perchè la sua presenza alla Moneda è l'ostacolo principale alla pacificazione del Cile. Con questa richiesta, che ha rótto ogni indugio, ieri un doemuneto - delflzquierda Unida (pc, ps, mapu, ic, mir e altre forze movimentiste), ha aperto di fatto la fase finale della transizione alla democrazia. Fino a ieri si celebrava ancora la gioia, e l'incredulità, di una vittoria troppo a lungo attesa per poterla assorbire in imo o due giorni; ma il tempo della festa si è consumato presto, con l'ultima manifestazione di venerdì, e ieri è arrivato anche il tempo della politica. Almeno, per come la si può fare con un ingombrante convitato di pietra che siede ancora al tavolo dove, prima o poi, si farà il negoziato. Il documento dell'Iu chiede -la rinuncia del dittatore» e chiama 'all'assemblea permanente» e «alla vigilanza attiva», tutte le organizzazioni sociali e professionali il tempo della politica, ora che è arrivato, riapre però tutti i problemi irrisolti che 11 plebiscito in questi mesi aveva consentito di accantonare. Primo tra tutti, una strategia unitaria dell'opposizione. 11 nuovo Cile, che ha vinto con un voto di rottura tra passato e futuro, non ha il potere per difendere il diritto a ricavarne i frutti; la sola forza che può portare alla trattativa con il regime battuto è la credibilità che gli ha consegnato la vittoria del No. Ma questa credibilità dipende interamente dalla capacità di mantenere l'unità mostrata nella campagna elettorale; e sulla richiesta di una rinuncia di Pinochet già ci sono i primi segni di frattura, I 16 partiti del Comando del No ancora non hanno voluto prendere posizione, forse lo faranno lunedi, forse anche dopo; però già Zàldivar, vicesegretario democristiano e uno del probabili candidati a succedere al generale, ha detto: 'Non credo affatto che dobbiamo inseguire una rinuncia, ne che sia conveniente portare questo tema sul tavolo delle richieste. La rinuncia è una decisione che riguarda solo Pinochet». La Izquierda Unida ha anticipato ogni progetto di cautela, e di accordo generale, per non perdere, evidentemente, il contatto con le folle debordanti di questi giorni di festa, quando un milione di cileni si è raccolto a chiedere la partenza definitiva del vecchio dittatore e si è scontrato con i Carabineros. I rischi che molte frange estremiste restino deluse dalla lentezza dei processi di cambiamento, e abbandonino ora le speranze della politica per seguire la tentazione della rabbia e, forse, della violenza, sono stati ritenuti più gravi dei rischi di una frattura politica; e la rinuncia di Pinochet è diventata lo slogan obbligato, immediato, della transizione. Ma il resto dell'opposizione si mostra perplesso, il timore di restare imprigionati da una richiesta ultimativa si accompagna alla consapevolezza che manca ancora la capacitarli imporre la partenza del vecchio dittatore. E il Comando del No preferisce evitare lo scontro diretto, almeno fino a quando non ha la convinzione di poterlo vincere. Il nuovo Cile riappare im¬ mediatamente uguale ai vecchio, almeno in questa fase. Ma il dissenso non è ancora ufficializzato, il Comando del No ha pubblicato un comunicato attendista: «Pinochet è stato il grande ostacolo a ogni intesa tra i cileni; perciò, deve meditare e farsi carico delle cosenguenze che derivano per lui dal pronunciamento massiccio del popolo alle urne». E un altro leader democristiano Jorge Lavandero ha ricordato: «Il generale dovrebbe fare come O'Higgins, il presidente battuto che, per evitare scontri fratricidi, ha preferito abdicare e andare in esilio». A Pinochet hanno ricordato O'Higgins, che è uno dei grandi nomi della storia cilena, anche il laeder della sinistra de Gabriel Valdés e 11 presidente del ppd. Ricardo Lagos. E' difficile però che il vecchio dittatore voglia ristudiarsi questa pagina della storia patria, mentre è significativo che accanto ai nomi e alle sigle che ieri hanno richiesto esplicitamente la sua rinuncia ci siano quasi tutte le forze sociali e politiche dell'opposizione ma non quelli che appaiono i due partiti più forti: la democrazia cristiana e le coalizioni socialiste dentro e fuori il ppd. In questo weekend i tentativi di ricucitura vanno avanti senza sosta, ignorando la pratica qui intoccabile di un fine settimana di riposo. E Luis Maira pare uno dei grandi sarti di questo lavoro semiclandestino. Non è un compito di risultati immediati, gli si oppongono vecchie divisioni, gelosie di partito, gli insanabili risentimenti ideologici di un lungo passato; però è anche vero che la vittoria del No, mercoledì, ha reso più concreta la speranza di una democrazia completa, e gii spiriti di buona volontà non mancano. Tanto più che dal fronte avversario, quello del regime, arrivano segnali ripetuti di crisi. La crisi è tanto nel campo politico quanto in quello militare. Sul piano politico, i sondaggi compiuti in questi giorni per lasciar immaginare un nuovo governo di regime hanno fatto vedere gran messe di rifiuti: i topi abbandonano la nave che affonda. E la destra più civilizada, quella di Jarpa, dice e ripete che occorre flessibilità, che le Costituzioni vanno adattate ai tempi, alle circostanze, ai bisogni dèlie società. Insomma, che le richieste dell'opposizione vanno ascoltate, che se ne deve parlare. Sempre più solo Pinochet nel suo governo sconfitto, anche tra i militari traspaiono perplessità. I Carabineros hanno ripreso a essere pacos, cioè bastonatoli, solo dopo che Pinochet aveva tirato fuori dall'armadio la divisa e aveva detto: qui non cambia nulla. Ma Stange, il loro comandante, ha aperto subito un'inchiesta sui venti giornalisti feriti e ha voluto che si sapesse pubblicamente. E le tensioni che sono trapelate dalla Scuola Militare, con qualche colonnello troppo agitato e desideroso di punire «i comunisti» che manifestavano nelle strade di Santiago, sono state riportate immediatamente nel quadro della disciplina castrense. Le Forze armate sanno «he tocca a loro il compito di affrontare il negoziato, ma non intendono arrivarci sconfitte; e fin che questo rischio esiste, si chiudono nelle caserme e fanno il loro mestiere di soldati di una dittatura. Il problema è trovare un terreno d'incontro che non ne metta in discussione il futuro costituzionale; la Chiesa può far molto. Anche la società. Ma i partiti non sanno ancora bene come farsene interpreti reali. E questo è il dramma del Cile appena fuori dall'euforia di una vittoria insperata. Mimmo Candito WF* Santiago. Il fotoreporter peruviano Cris Bouroncle dell'agenzia giornalistica France Press ridotto a una maschera di sangue dopo il pestaggio dei «carabineros» cileni (Ansa)

Luoghi citati: Cile, Santiago