Dilaga la rivolta d'Algeria di Enrico Singer

Dilaga la rivolta d'Algeria L'esercito apre il fuoco sui dimostranti: dieci morti Dilaga la rivolta d'Algeria A Orano i manifestanti hanno incendiato alberghi, negozi e la sede del partito unico • Nella capitale tre persone uccise durante un funerale - Gli integralisti cercano di cavalcare la protesta DAL NOSTRO INVIATO ALGERI—Vintifada apre nuovi fronti. La rivolta non si spegne ad Algeri, dove tre persone sarebbero state uccise in una sparatoria scoppiata durante il funerale di una delle vittime, e già infiamma Orano, «capitale dell'Ovest» nonché seconda città del Paese, oltre a cittadine dell'interno e della costa: da Elida a Boufarik, da Medea a Chlef. Con lo stesso copione già vissuto nella capitale: giovani e giovanissimi scatenati nelle strade, devastazioni, saccheggi, scontri con l'Esercito, nuovi morti. Sette persone uccise a Orano, si dice, e altre nei centri minori investiti dalla seconda ondata della ribellione. A Chlef, anzi, alcune testimonianze parlano di un vero massacro. Ma le notizie sulle vittime sono confuse e un bilancio realistico è ancora impossibile. Sulla violenza di queste esplosioni di rivolta sparse a macchia di leopardo, invece, tutte le testimonianze concordano. A Orano gli incidenti sono stati furiosi. Sono cominciati venerdì sera nelle strade del centro e continuavano, a tratti, ieri mattina. I manifestanti, anche qui per lo più appena dei ragazzi, hanno devastato tutti i negozi e 1 locali che si affacciano sul corso e sulla piazza 1° Novembre, hanno rovesciato e bruciato decine di auto. Poi si sono spinti fino al lungomare, hanno incendiato due alberghi — uno, El Haded, era il più lussuoso della città — e la sede del Fin, il partito unico algerino. E come ad Algeri, anche a Orano una certa calma è tornata soltanto dopo che i carri armati dell'Esercito hanno preso posizione nei punti ne vraliglci della città, compreso l'aeroporto internazionale di Senia che, ieri mattina, è stato chiuso al traffico. L'onda dell'intrida, intanto, raggiungeva gli altri angoli dell'Algeria. Oli incidenti più gravi a Chlef e a Blida, il principale centro della regione della Mitidia (50 chilometri a Est di Algeri), con devastazioni, incendi e due banche saccheggiate. E altre fiammate di rivolta in una catena di piccoli paesi lungo la costa, verso Tipasa. Adesso in tutte queste località è tornata una calma tesa, precaria. Come quella che domina ormai da due giorni la capitale. E' una calma che si regge, prima di tutto, sulla presenza massiccia dell'Esercito. Con i cani armati e i reparti di commandos schierati quasi ad ogni angolo, nuove dimostrazioni violente come quelle delle prime due giornate d'intifada non sono più possibili. A meno di rischiare un massacro. A El Biar, sulla collina di Algeri, per esempio, i primi reparti militari, giovedì sera, erano stati accolti da una raffica di pietre e i bohi, i giovanissimi manifestanti, erano stati incitati dall'ululato delle donne, come ai tempi della battaglia d'Algeri del 1957 contro l'Esercito francese. Ieri, sulla strada principale di El Biar, c'erano i carri dei paracadutisti ogni 50 metri e un silenzio quasi irreale tra le carcasse di autobus e le vetrine sfondate. Su questa calma, per quanto ancora instabile, puntano molto il presidente Chadli, il suo governo e lo stesso «comando militare» che gestisce lo stato d'assedio. Potrebbe essere il primo passo verso un ritorno alla normalità e la dimostrazione che Vintifada è stata un lampo disperato contro le asprezze della crisi economica e non un segnale più profondo e allarmante di rivolta. Ma è presto per fare ipotesi. Anche perché le forze in campo non si sono ancora tutte manifestate, e tanto meno chiarite. Ieri mattina, per esempio, l'appello lanciato dal «comando militare» alla radio e alla tv per una ripresa del lavoro «in ogni settore» è stato seguito soltanto in parte. I piccoli autobus bianchi e celesti di Algeri sono tornati nelle strade, una metà dei negozi ha riaperto, in quelli devastati (quasi tutti di proprietà dello Stato) sono cominciati i lavori di ripristino. Ma nessuno sa quanti operai sono tornati al lavoro nel grande complesso industriale di Rouiba che, dall'inizio di ottobre, è paralizzato dagli scioperi che Enrico Singer (Continua a pagina 2 In sesta colonna)

Persone citate: Chadli