Come cambierà il cuore della Biennale

Come cambierà il cuore della Biennale VENEZIA: DOMENICA SI SCEGLIERÀ* TRA 12 PROGETTI PER IL PADIGLIONE ITALIA Come cambierà il cuore della Biennale VENEZIA — Architettura moderna in Palazzo Ducale, nell'antica Sala dello Scrutinio: 12 progetti e 24 plastici per la Mostra «Padiglione Italia - Biennale di Venezia», inaugurata sabato scorso, aperta al pubblico per tutto ottobre. (Ingresso libero, orario 0-16, chiusura il martedi). La rassegna, organizzata dal Settore architettura della Biennale, investe il destino d'una delle nostre più grandi strutture espositive: presenta i progetti elaborati da dodici rappresentativi architetti italiani per la ricostruzione del Padiglione Italia ai Giardini di Castello. Per il tema offerto, per la qualità dei progetti, per l'ambiente urbano di riferimento con tutte le sue implicazioni storico-artistiche, la Mostra offre molti motivi di straordinario interesse, coinvolgendo grandi speranze per la continuità delle istituzioni culturali e della vita artistica del Paese. Il Padiglione Italia è il cuore del sistema espositivo della Biennale: ogni visitatore lo ricorda, con i quattro nudi colonnoni in facciata, tra i solenni alberi dei Giardini del Selva. L'incontro in quei giardini tra una fase e l'altra della visita, la discussione all'ombra delle colonne o sotto la cupola dell'atrio, le chiacchiere nel Caffè all'aperto, la sosta nel «chiostro» ideato da Carlo Scarpa, tutto questo fa parte di un rito che ormai si ripete da generazioni nel pieno dell'estate veneziana; mentre, nel bosco attorno, 1 Padiglioni di tutti gli Stati del mondo mettono in scena una città ideale. Ora questo Padiglione Italia che risale all'800, agli anni gloriosi della nostra massima esposizione, e che è stato più volte ampliato e sistemato In vari decenni Ano a costituire ormai una vera concrezione di strati e di memorie, personali e collettive, tutto questo se ne deve andare. 'Si tratta d'un padiglione, ci sintetizza il direttore del settore, architetto Francesco Dal Co, del tutto inadeguato a soddisfare le più ele¬ n a e ooln e e oo e, el eee¬ mentari norme museali»; usabile per poco tempo all'anno, senza garanzie tecniche per le opere esposte; in grave stato di degrado, anzi in situazione di «statica precaria»; con altissimi costi di manutenzione. Effettivamente, tutti ricordiamo il caldo tremendo durante la visita, 1 percorsi labirintici, la luce troppo cruda, lo stato della manutenzione, la mancanza di servizi... Ma non dimentichiamo certe parti piene di fascino dove appare il cemento nudo n i i l a a o o o o e crudo, le scheletriche capriate, le belle cupole con gli affreschi di Chini, il chiostrogiardino di Scarpa. Ebbene, gran parte di questo vissuto storico 'verrà conservato nei nuovi progetti». Sui quali inoltre sono stati posti vincoli molto stretti, tra cui: il perimetro non deve superare l'attuale; l'altezza non può essere maggiore di 15 metri; mentre la superficie espositiva diventa di circa 15 mila metri quadrati. Progetti in sostanza fattibili: 'Meditate proposte» costruibili a Vene¬ zia, città 'tutt'altro che facile» per l'architettura moderna. Dodici architetti a confronto, coi loro collaboratori e associati: Alessandro Anselmi, Guido Canella, Francesco CeUini, Vittorio De Feo, Roberto Gabettl e Aimaro Isola, Giorgio Grassi, Vittorio Gregottl, Adolfo Natalini, Pierluigi Nicolin, Gianugo Polesello, Franco Purini, Francesco Venezia. Tutti italiani, dato che i vari padiglioni sono stati sempre progettati dagli artisti di ciascun Paese. L'intento è di realizzare entro brevissimo tempo, con l'appoggio del Comune di Venezia e della Regione Veneto, un Palazzo dell'Esposizione usabile tutto l'anno, non solo dalla Biennale ma da ogni altra istituzione culturale. Ecco gli elaborati e i plastici nella Sala dello Scrutinio: le incastellature approntate per i restauri in corso vengono utilizzate dalla Mostra, con poca spesa e indimenticabile effetto. I perfetti plastici, in scale diverse, guidano anche 11 visitatore meno preparato a partecipare: una rara occasione per valutare 11 peso del moderno in un ambiente antico d'eccezione. Nei progetti, ogni forma e tendenza: tra linguaggi disparati e radici comuni, sempre di alto livello. Alcune soluzioni mettono in particolare risalto l'insieme ambientale, altre il costruito; alcune privilegiano l'affacciarsi sul palco, altre il fronte acqueo; una si presenta come un 'gran teatro lagu¬ nare», con drammatiche controfacce sull'acqua d'una Venezia sironiana (Canella); un'altra suggerisce gioiosi cilindri a serra con fiorite coperture praticabili (GabettiIsola); altre propongono figurazioni severe e affascinanti, complesse ma sensibilmente integrate (De Feo); alcune mettono l'accento sull'incastro, altre sulla separazione dei corpi geometrici, tra flessibili effetti spaziali (Gregotti). Pochi accenni risultano solo riduttivi, e ce ne scusiamo: nonostante i vincoli di base, tutte le soluzioni mostrano una libertà immaginativa e una ricchezza di invenzione che sorprendono. Di grande aiuto per il critico e per il visitatore il bel catalogo della Electa, accompagnato dalla preziosa Guida dei padiglioni della Biennale. All'inaugurazione, si parla di superamento del «postmoderno», in questi nuovi «manifesti» dell'architettura italiana. Certo si nota la cancellazione di ogni banale citazionismo, il superamento di occasionali «trasgressioni», la ricerca di un profondo rigore espressivo. La scelta sta ora alla giuria che deciderà domenica e comprende Comune e Soprintendenza, celebri architetti e critici di fama, con la presidenza di Francesco Dal Co. Da parte nostra sembra lecito sperare nel più moderno e avanzato Palazzo dell'Arte, che valorizzi nel nuovo le memorie storiche, personali-e colletti' ve. Paolo Barbaro Venezia, 1895.11 «Palazzo dell'Esposizione» progettato da De Maria e Bezzi per la prima Biennale

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