Eco: «Non parlate di me Gli altri s'arrabbiano» di Umberto Eco

Eco: «Non parlate dì me Gli altri s'arrabbiano» Eco: «Non parlate dì me Gli altri s'arrabbiano» DAL HOSTRO INVIATO FRANCO FORTE — Ovazioni, risate, diciassette telecamere puntate, quindici fotografi in azione continua, una folla giù per le scale, nell'atrio e nel cortile: c'è Umberto Eco. L'altro pomeriggio nella Schim Saal è iniziata con lui la serie di diciotto incontri con autori italiani organizzata dalla Kultur Gesellschaft. «Mai visto uno spettacolo del genere», diceva Christoph Vitali, il presidente. Eco ai cronisti ripeteva: 'Smettetela di parlare di me. Gli altri si arrabbiano». Ai fotografi che lo chiamavano rispondeva: 'Non voglio mettermi in posa. Io sona cosi' ebete e insignificante». E a chi gli ha chiesto di par- lare del suo nuovo romanzo, Il pendolo di Foucault, ha ribattuto: •Nossignori. Primo perché a uno sciagurato come me che scrive più di 500 pagine su un argomento, non gli si può domandare di tornarci su. Secondo, perché in Germania uscirà solo fra un anno. Dunque è inutile. In ogni caso, sia chiaro, il mio libro è bellissimo». Eco ha dapprima letto alcune sue pagine" dell'83, «Quanto costa un capolavoro», ora nel volume Sette an¬ ni di desiderio. Uno slalom paradossale di •endo-socioeconomia del testo narrativo» che ha divertito il pubblico. Per esempio, Hemingway: c'è una bella differenza fra Per chi suona la campana e Di là dal fiume e tra gli alberi: il primo a Hemingway è costato poco o nulla, il secondo invece moltissimo ('Vuoi mettere cosa costa un Martini all'Harry's Bar?'»). Quindi Eco ha presentato il romanzo II mondo creato di Francesco Ferrucci, dove •la pagina canta e il lettore s'incanta», «uno dei libri più belli apparsi in Italia in questi decenni». D pubblico, in gran parte studenti di italiano all'università, guardava Eco con un sorriso di trasporto, stupore e gioia. Il professor Klaus Reichet, che ha introdotto la serata, era frastornato. Francesco Ferrucci sussurrava: 'Quando gli editori tedeschi mi dicevano che Eco ha un effetto di traino per gli altri scrittori, non capivo bene. Adesso devo constatare che è cosi. Basta vedere le copie di nostri romanzi che sono acquistati giù nell'atrio». c. a.

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