Andy Warhol stella di Francoforte

Andy Warhol stella di Francoforte NOVITÀ' ALLA FIERA DEL LIBRO, PONTE CULTURALE EST-OVEST Andy Warhol stella di Francoforte Le memorie del pittore pop contese dagli editori di tutto il mondo - Raffica di dizionari e dì enciclopedie - Tra i fastosi stand dell'Europa orientale, quello delPUrss affianca Gorbaciov a Topolino - Cambiano le copertine: assomigliano a schermi tv Buoni affari e serate mondane per gli italiani • Perché allora sembrano inquieti? «Sono in gioco alcuni equilibri di proprietà» DAL NOSTRO DIVIATO FRANCOFORTE — Cammina cammina, in un tunnel luminoso su nastri mobili come negli aeroporti, si arriva alla 'Buchmesse», nel quartiere? fieristico di una Francoforte piena di pioggia e di traffico-marmellata. Ecco il palazzo numero quattro, e laggiù in fondo al secondo piano, in un salone grande come piazza del Duomo, si allineano gli stand degli editori italiani. Tutti tranne uno, la Newton Compton, che è finita da un'altra parte, di fronte all'Abidjari. C'è allegria. Finora gli affari vanno bene. E nessuno mostra i segni dei banchetti e delle feste serali. L'altro ieri, nel sontuoso Frankfurter Hof, la Garzanti e gli amici hanno brindato a Claudio Magris, che firmava copie del suo Stadelmann prossimo venturo in libreria, qui in edizione speciale. Ieri sera la Rizzoli ha offerto una cena a Villa Bonn in onore di Giulio Einaudi, e stasera tocca a Francesca Duranti. Poi ci sono le cene di Inge Feltrinelli e dei grandi editori stranieri. Insomma, frenesia a tutte le ore. Anche nel padiglione ufficiale vicino all'ingresso, allestito da cinque ministeri romani e dedicato all'Italia, con quel concentrato di mostre, di incontri, di passaggi di ministri, sottosegretari e funzionari, anche li c'è euforia. Di critiche e polemiche non si vede traccia, Stefano Rolando, direttore del Dipartimento per l'editoria e l'informazione presso la presidenza del Consiglio, pilota tranquillo la macchina» organizzativa. Arriva il ministro Carraro? Ecco pronta una riunione con gli operatori turistici tedeschi. E ieri nella sede della Deutsche Bank, presente il sottosegretario ' agli Esteri Susanna Agnelli, il mondo economico'tedesco ha ringraziato l'Italia per la sua presenza inFiera.: Tutto questo con il libro non c'entra granché, ma è un effetto della nuova formula della Fiera: l'Italia ne è quest'anno al centro, e i suoi li bri e la sua cultura provoca no una ricaduta globale dai mille volti economici Rolando sintetizza in tre punti quel che sia avvenendo: «Uno questo padiglione con le sue mostre, e tutte le altre nelle città tedesche, è una prova che si possono unire positivamente l'azione pubblica e l'azione privata. Secondo: abbiamo coordinato solo l'organizzazione, senza entrare nei contenuti, collegando il libro con altri ambiti della vita culturale ed economica del Paese. Terzo: al contribuente è toccata la spesa di tre miliardi e mezzo, cioè di questo padiglione. E basta. Gli altri quindici miliardi sono venuti da sponsor». Gli editori italiani, nel palazzo numero quattro, appaiono frenetici. «C'è nell'aria molta agitazione, dice Sergio Polillo, magna pars della Mondadori. C'è in giro l'atmosfera che precede nuovi assetti proprietari: acquisti, cessioni, fusioni. Questo provoca, da una parte, maggiore creatività, voglia di fare bene, ma dall'altra inquietu¬ dine, insicurezza». Che l'editoria mondiale attraversi un momento dinamico lo si tocca con l'occhio negli stand americani e inglesi: «Sono sempre più grandi perché diverse case editrici si sono collegate fra di loro», nota Federico Enriques, direttore generale della Zanichelli. E avanti con il viaggio tra i chilometri degli stand allestiti da 95 Paesi Che cosa si vede per prima cosa? Le copertine. Ebbene, mai come quest'anno balza evidente una differenza: le copertine più forti, più gridate e accat- tivanti sono quelle giapponesi e americane. Hanno titoli e autori stampati con totale evidenza, oppure facce in primissimo piano, oppure colori accesi, violenti, e talvolta tutto questo insieme. Copertine colme di richiamo, di glamour. Come mai? Due ipotesi. La prima: ogni libro in una vetrina o sul bancone di una libreria lotta per la vita, si afferma solo se cattura lo sguardo e il lettore. La seconda: il volto di un libro tende sempre più a essere simile a un piccolo schermo televisivo, ipnotico e multicolore. E difatti Usa e Giappone sono i Paesi più •televisionizzati» del mondo. Segue l'Italia, che non a caso esibisce libri che vanno in questa direzione, spesso coniugando la violenza dell'impatto visivo con l'eleganza grafica. Grafica che assurge a fasti pressoché metafisici nelle copertine di Paesi più quieti e raccolti, come la Norvegia e l'Olanda. Proprio all'Olanda spetterebbe l'Oscar della confezione più rarefatta, della raffinatezza più estenuata, come le opere della Open University, siglate da estranianti citazioni dei famosi tagli di Lucio Fontana. Non un dettaglio esteriore, quindi, l'aggressività delle copertine, ina un segnale vi~ stoso della ferocia competitiva nel mercato e del tentativo di sedurre il lettore ricorrendo alle stesse armi cui il lettore-spettatore è ormai assuefatto in tv. In questo circuito libro-cinema-televisione, i giapponesi, che quest'anno hanno incrementato del 31% la loro presenza alla •Buchmesse-, sono micidiali. Per esempio la casa editrice Kodansha presenta un libro elementare, in bianco e nero, una specie di fumetto-trattamento cinematografico dedicato a tale eroe Akira. Ebbene, ne hanno fatto un film e ne è nato uno spettacoloso libro-fumetto, che però fumetto a rigor di termini non è, tutto colori, fulminanti, sequenza di immagini tratte dal film e dai telefilm. Pare si venda come il pane. «Sarà il fumetto del futuro», dicono allo stand. Ai fasti in technicolor dell'Occidente si contrappongono le disadorne essenzialità dei Paesi del Terzo Mondo, che vengono alla Fiera con la generosità con cui vanno all'Onu o alle Olimpiadi. Bisogna esserci. Appaiono, dunque esistono, secondo le leggi dell'odierna comunicazione. Nei loro spazi in Fiera predominano libri scuri, persino cupi, per lo più religiosi, oppure di educazione politica e tecnologica. Sono prò blemi primari, vitali, i loro. E cosi, omologhi, sono gli stand del Benin, del Togo, della Tanzania. C'è anche il Vietnam, dove un omino gentilissimo allunga un ciclostilato e dice che il loro maggior successo è un romanzo, un misterioso B.Vo. E mai come quest'anno sono fastosi i grandi allestì menti dei Paesi dell'Est europeo. Davvero la Fiera di Francoforte ha ereditato la funzione che fu della Fiera di Lipsia, come ponte culturale fra le due grandi anime d'Europa. Nel padiglione dell'Urss c'è molto Gorbaciov e molto Topolino. In quello della Polonia assicurano che Meeting with the Madonna (Incontro con la Madonna) è un best-seller. Ma dappertutto, negli spazi spesso di ottimo design della Germania Orientale, della Cecoslovacchia, dell'Ungheria, della Bulgaria, c'è desiderio di vitalità, fervore e colore. Alla fine la novità più ricorrente, tale da configurarsi forse come la caratteristica di questa 'Buchmesse», è la ricchezza di prontuari, vocabolari, dizionari, enciclopedie. Si tende a sistemare di nuovo ogni fascio del sapere: riprendendo per comodità la distinzione più tradizionale, sia il sapere scientifico, quasi per definizione bisognoso di continui aggiornamenti, sia il sapere umanistico, in tutte le sue declinazioni, dalla sociologia alla psicologia, dalla storia alla linguistica. E atlanti, lessici, mappe, consigli per orientarsi. Un movimento, un'ansia di porre ordine, ripensare, ripartire. Lo si nota da Mac Millan, da Simon & Schuster, ma un po' dappertutto, in Francia come in Germania. Può darsi che questo fenomeno denoti la fine dello slancio di frontiera, più avventuroso e creativo, tipico degli anni passati. E allora corrisponderebbe alla fase del ripiegamento meditativo, della riflessione disincantata e critica. Dopo tanto andare, vediamo un po'dove siamo giunti. Come può darsi che il fenomeno voglia semplicemente venire incontro al nuovo pubblico colto che si affaccia sempre più numeroso nelle librerie. O forse, tutt'e due le cose insieme: bisogno di sistemare un'avanzata tumultuosa e offerta di conoscenza. Se questa è la tendenza editorial-culturale di fondo, c'è poi una stella che si aggira allettante e libera. Una stella che brilla e che non c'è più: Andy Warhol, eroe della Pop Art e ispiratore di un certo gusto -nella moda e nel ' costume degli ultimi decenni. I suoi diari inediti costituiscono la preda più appetita sulla scena internazionale. Trentamila pagine manoscritte sottoposte a un durissimo lavoro di editing e ridotte a un solo volume. Circolano come assaggio le prime trenta pagine. Qualcuno è deluso, e cala l'offerta; qualcun altro è entusiasta, e spara alto. Le cifre sono secete. Tiene le fila la trafelata ed efficiente Smanne Gluck, dell 'International Creative Management (lem), una potente agenzia americana. E' all'orizzonte una ramificata serie di edizioni in contemporanea. Ma se ne parlerà dopo la Fiera. «Con calma», dice a tutti Suzanne. Il denaro sa anche attendere. Claudio Altarocca Francoforte. Uno scorcio della Buchmesse, dalla quale oggi alle 23,05 su Raidue sarà trasmesso lo spettacolo «Capriccio italiano»