Strauss, i buoni affari del falco di Alfredo Venturi

Strauss, i buoni affari del falco Feroce anticomunista, uomo di punta dell'industria aeronautica, ma anche pioniere dei rapporti economici conTEsi Strauss, i buoni affari del falco Esordì al governo nel '53 con Adenauer - Una breve eclisse per lo scandalo «Spiegel» - Come ministro delle Finanze guidò il miracolo economico tedesco - Ma la scalata alla Cancelleria rimase sempre un sogno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Qualche tempo fa il settimanale Sterri usci con Franz-Josef Strauss in copertina: e sulla testa di Strauss avevano raffigurato la corona dèi Wittelsbach, la' dinastia reale bavarese. Re di Baviera, dunque, 11 sanguigno capo del partito cristiano-sociale: ma non soltanto questo. A Monaco era capo del governo da dieci anni, e del partito da ventisette: ma la sua influenza si è sempre estesa ben oltre i confini del libero Stato. Influenza politica, come membro autorevole e scomodo della coalizione che regge a Bonn la cancelleria di Helmut Kohl. Influenza economica, come uomo di punta dell'industria aeronautica e spaziale, in particolare come-presidente del consorzio Airbus: signore dell'aria, lo ha chiamato recentemente lo Spiegel alludendo anche alla sua passione di pilota. E' proprio l'intreccio fra questi ruoli che spiega un'apparente contraddizione: _i '•' - ' Strauss intimamente conservatore, accesamente anticomunista, e al tempo stesso convinto fautore di stretti rapporti con l'Est. Un'altra sua contraddizione apparente: questo politico rigorosamente atlantico e filoamericano è stato l'instancabile animatore del programma Airbus, cioè dell'autonomia europea in materia di industria aeronautica. Da quarant'anni al centro della scena politica, la sua carriera è stata un continuo oscillare fra la rassicurante realtà bavarese e le insidie dell'ambito federale. Alle soddisfazioni politiche nella piccola patria di Monaco si sono sempre accompagnate frequenti delusioni su scala nazionale. Ministro con Adenauer già nel '53, e poi ancora, alla Difesa, a partire dal '56, Strauss venne travolto, nel '62, dal cosiddetto affare Spiegel H settimanale. amburghese aveva pubblicato in fórma critica certe indiscrezioni di ordine militare, e scattarono le manette' per il direttore Rudolf Augstein, Un'ondata di indignazione attraversò 11 Paese, e Strauss dimissionarlo dovette lasciare Bonn e rifugiarsi a Monaco. Era l'inizio della fine per l'era Adenauer. compromessa da quella che Augstein chiamò l'antidemocratica santa alleanza dei due statisti cattolici. Più tardi, nel '66, ecco Strauss di nuovo a Bonn. Stavolta è ministro delle Finanze nella grande coalizione retta dal Cancelliere Kiesinger con il socialdemocratico Karl Schiller, ministro dell'Economia, rilancia 11 miracolo economico tedesco, momentaneamente appannato da una congiuntura avversa. Nell'era delle cancellerie socialdemocratiche ('69-'82), Strauss costretto all'opposizione si produce nella spettacolare apertura alla Cina E' il '75: ricevuto dai dirigenti di Pechino il bavarese accredita se stesso come possibile cancelliere. Nell'80 ottiene infatti la candidatura dai partiti gemelli, le unioni cristiane Cdu e Csu. Ma quella scelta si rivelerà un disastro: non soltanto il Cancelliere uscente, il socialdemocratico Helmut Schmidt, ottiene un'agevole conferma, ma il crollo delle unioni, quattro punti in meno, fa la fortuna di una piccola e ambiziosa forza politica, il partito liberaldemocratico. E' vero che due anni più tardi saranno proprio i liberaldemocratìci, con uno spettacolare cambio di alleanza, a provocare la caduta di Schmidt, l'avvento di Kohl, la svolta conservatrice. Ma è anche vero che Strauss ha aiutato a crescere, con la sua candidatura, quello che nella nuova coalizione sarà per lui l'alleato-nemico. Le occasioni di scontro fra la destra e la sinistra dell'alleanza di governo, cioè fra i cristiano-sociali e 1 liberali, e personalmente fra Strauss e Oenscher, sono state innumerevoli. Sulla politica estera soprattutto, ma anche sull'ordine pubblico; persino sulla lotta contro l'Aids: che sul modello bavarese i cri¬ stiano-sociali volevano più duramente repressiva. Alle ultime elezioni federali, gennaio '87, il re di Baviera non nascondeva la sua ambizione: la maggioranza assoluta per le unioni, l'emarginazione dei liberali, il balzo sulla poltrona del ministro degli Esteri Oenscher, la guida agognata della diplomazia tedesca. Ancora una volta gli è andata male: e alle soddisfazioni bavaresi (la maggioranza Csu, pure ridimc-nsionata alle ultime elezioni neil'86, è pur sempre del 55 per cento) si è accompagnata una nuova batosta federale. Infatti le elezioni premiano Oenscher, che rafforza le sue posizioni. E Strauss se ne torna a Monaco, consolandosi col dire che in fondo, confrontata alla splendida capitale bavarese, Bonn non è che un noioso villaggio renano. Ma questo non vuol dire che si rassegna alla dimensione locale. La sua vitalità sembra inesauribile: eccolo percorrere i cieli del pianeta coltivando le più contraddittorie amicizie politiche. I capi dell'Europa comunista ma anche il cileno Pinochet, il parafavano Stroessner. Personalità fra le più controverse in Germania, 8trauss rappresentava l'incarnazione di certi connotati tipicamente bavaresi Dal conservatorismo politico e sociale all'esuberanza fisica, dal gusto della tradizione all'apertura verso il futuro. Nel panorama tedesco, caratterizzato da una frequenza relativamente ridotta di forti personalità, spiccava da anni l'immagine di questo settuagenario aggressivamente polemico, che sparava le sue bordate in un tedesco forbito e solenne. I settimanali amavano ritrailo mentre pilotava personalmente il suo aereo a reazione, ciò che non gli impediva di citare a memoria i classici greci e latini. Anche come personaggio la sua successione sarà difficile: e d'ora in avanti la politica tedesca sarà inevitabilmente più noiosa. Alfredo Venturi Bonn. Il leader bavarese Franz-Josef Strauss amava pilotare personalmente il suo jet (G. Neri)