Le lettere della domenica

MASTER MIND Val Bormida spaccata In merito all'articolo apparso su La Stampa il 19 settembre riguardante la riapertura dell'Acna, a firma Beppe Minello, vorrei fare qualche considerazione. il taglio lucido del pezzo chiarisce, tra l'altro, il comportamento composto dei manifestanti della Rinascita per la Valle Bormida mentre gli abitanti di Cengio dopo averli insultati per benino, chiedevano ai passeggeri del treno di buttare giù i giovanotti a pagamento. Mi pare strano che persone così per bene, che hanno ricevuto la recente visita del Vescovo di Mondovi, che hanno protestato sul giornale diocesano perché offesi nella loro sensibilità di cattolici dalla manifestazione di marzo, che si sono rivolti al Papa per avere comprensione, che hanno chiesto alla Rai di escare più oWattiva, siano in realtà persone cosi incivili. Noi abitanti della Valle Bormida piemontese combattiamo perché slamo danneggiati nelle nostre colture, nella salute, nel turismo, nella pesca ecc., anche per noi si tratta di sopravvivere. Cosi appoggiamo il movimento per la Rinascita che annovera persone capaci, intelligenti e di buona volontà, non già degli «assoldati» come si dice da qualche parte. Cosi hanno fatto anche diversi parroci che il giorno 19 settembre, nel pomeriggio, hanno suonato a lungo le campane per ricordare i «morti da Acna». Oppure come qualche altro prete che ha concesso una edizione straordinaria del proprio bollettino in favore della soluzione del problema dell'inquinamento nella nostra valle. Lettera firmata Un altro Aspromonte In due mesi, 3 morti ammazzati, 4 feriti, minacce a mano armata fono un primo bilancio dei fatti accaduti in un piccolo villaggio di pastori e boscaioli in Calabria, ad Elee Della Vecchia, sulle montagne delle Serre Joniche, nel Comune di Guardavate. C'è inoltre, tutta una serie di atti criminosi, tra cui i ripetuti attentati alla Industria Man giatorelia, per la quale ha già preso posizione la giunta re gionale calabrese. Le lettere della domenica La morte del «Moro» Slamo un gruppo di turisti lombardi in viaggio-vacanza nelle aree alpine della nostra regione.- Quest'anno c'è venuta la tentazione di rivisitare uno splendido lago prealpino, il lago Moro, sopra Darfo Boario e a lato di Angolo Terme. Mal ce n'ha colto e le diciamo subito il perché (i nostri tentativi di sensibilizzare gli enti locali non hanno avuto infatti che pallidissima eco). n suggestivo lago è afflitto da divieto di balneazione, dopo esser stato per anni un gioiello trasparente di acque sorgentizie. Motivo probabile gli scarichi di un paesotto soprastante, munito di depuratore «a mezzo servizio» di funzionamento. Per cui le acque appaiono verde-marrone, il liquame sul fondale ha generato alghe impure in quantità impressionante talché la vita nel lago rischia chiaramente l'asfissia. Abbiamo poi fatto una breve indagine nei paesi limitrofi e abbiamo saputo che una nuova associazione «Gli amici del Lago Moro» e alcuni plani regolatori prevedono l'istituzione di un parco includente il lago, le vicine rocce piene di incisioni preistoriche cannine e le incantevoli Una spirale che diventerà sempre più preoccupante. Il dato (di per sé impressionante) può indurre a numerose riflessioni. Ma la più grave (quella che certamente comprende le altre) è la seguente: c'è un tentativo di trasformare le Serre Joni che in un altro Aspromonte. Come uscirne? Chiediamo allo Stato di essere presente in queste montagne non solo militarmente, ma garantendo, tra l'altro, alla sua popolazione condizioni di vita dignitose e civili, mentre adesso qui regna il sottosviluppo e la disperazione. Alla stampa di dare ed estendere l'allarme, per contribuire a debellare questo tentativo di trasformare le Serre Joniche in un altro Aspromonte. Se si perderà la battaglia delle Serre, altre ancora si perderanno. E amaramente. Associazione per lo sviluppo delle Serre Joniche, Catanzaro Ma Antibo è italiano? Sono un appassionato di atletica leggera addirittura senza parole per il commento Rai sul Giochi olimpici affidato a Paolo Rosi MI sono appuntato qualche perla. Finale dei diecimila: Antibo arriva ad un argento di immenso prestigio, stracciando tutti gli altri atleti europei (che finiscono a mezzo giro di pista) e rimontando due kenyani. Commento di Rosi: «Peccato, poteva fare di più». E, successivamente: «Antico ha fatto anche il primato italiano, un risultato eccellente'. Forse gii aggettivi più consoni all'Impresa voleva riservarli per il suo amico e cospeaker Pietro Mennea: peccato che non abbia corso la finale. Non contento di aver sminuito l'impresa «straordinaria» (lo urliamo noi) di Antibo, poco dopo lo stesso Rosi ha definito 'bronzino» la medaglia di Damilano. E qui non commentiamo nemmeno. Ma forse era stanco. Due giorni dopo, lo stesso telecronista, volendo a tutti 1 costi cedere la linea allo studio di Roma, ha definito "niente di eccezionale' una gara dell'asta in cui due atleti russi stavano battagliando oltre il primato olimpico. .Franco Cottini, Vercelli montagne circostanti; ma che, detto parco, viene continuamente trascurato e la sua attuazione rinviata di continuo. Pino rocchetti, Como Luigi Cattani, Milano Riccardo Guarneri, Cremona Luigi Montini, Mantova Angela Cremaschi, Bergamo Il 668 non era «soppresso» In merito all'articolo «Cgil accusa le ferrovie», comparso su La Stampa del 30 settembre, prego di pubblicare la seguente precisazione. Premesso che la Direzione compartimentale di Torino non ha impartito nessuna disposizione per sopprimere il treno 668 da Vercelli a Torino di domenica sera 25 settembre, si ritiene quanto meno scorretto che da parte della Filt- Cgil vengano lanciate accuse infondate che precorrono accertamenti e conclusioni cui spetta pervenire solo alla Commissione di inchiesta appositamente nominata. Da parte di questa sede si assicura che sarà debitamente perseguita ogni eventuale responsabilità che dovesse emergere a carico del dipendente personale. G. Caprio direttore compartimentale F. S. Le tasse dell'avvocato Vorrei far rilevare al signore che vi ha inviato la lettera pubblicata domenica 18-9 a titolo «assegno o contanti» il grossolano errore in cui la maggior parte di coloro che «pagano le tasse» cadono. Chi in realtà non ha pagato le tasse è lui e non l'avvocato. L'avvocato, molto onestamente direi, non ha incassato quella quota che avrebbe semplicemente prelevato dalle tasche del cliente per portarle all'ufficio delle tasse. Presumo dal tono della lettera che lo scrivente sia un dipendente che naturalmente è convinto di pagare, lui, tutte le sue tasse poiché gli vengono trattenute d'ufficio sui suoi guadagni. Questo è un calcolo sbagliato e cercherò di spiegarmi: il salariato deve tener conto solo di quanto gli rimane di netto nelle tasche: quello è il suo vero guadagno. Su questo suo guadagno netto il datore di lavoro deve calcolare tutta una serie di percentuali che vanno allo Stato per servizi che questi dovrà fornire. Queste percentuali gravano poi sul costo della merce. E in realtà queste sue tante declamate tasse vengono pa- gate da chi consuma la merce che egli contribuisce a fabbricare. Cosi è chiaro che quando comperiamo un'automobile paghiamo le tasse di tutti coloro che hanno contribuito a produrle, quando compriamo la carne paghiamo le tasse del macellaio, quando paghiamo l'avvocato, paghiamo anche le sue tasse. Chi ha risparmiato e non ha pagato le tasse in questo caso è il cliente e non l'avvocato. Il giorno in cui ci saranno quei controlli che lui auspica, sarà solo lui a rimetterci e non l'avvocato il quale aumenterà le sue parcelle in proporzione alle spese o tasse che avrà, In modo che il suo guadagno netto resti invariato. ' La realtà è che chi più consuma più paga tasse. A me sembra chiaro. O mi sbaglio? Angela Savoini, Arena Elemosine e accattoni Il sindaco di New York, Ed Koch, invita i cittadini a non fare l'elemosina agli accattoni per i problemi di pratica gestione che il loro crescente numero provoca nella sua città. Se pensassi di alutare gli accattoni a redimersi, o pensassi di risolvere i problemi dell'accattone al quale porgo per strada l'elemosina, mi sentirei di far parte di quella specie di filantropi che qualche volta sono stati citati come i peggiori nemici dell'umanità a causa dell'egoismo estremo dimostrato nel pre- j tendere il buon fine delle loro buone azioni. Fare l'elemosina nasce in tutti noi umani, come impulso spontaneo (anche In chi poi l'elemosina non la fa) di soccorso rivolto ad un estraneo forse solo perché anch'egli è un umano, e per questo ritengo sia uno degli Impulsi più genuini e più privati che proviamo di fronte alla richiesta di aiuto. Quando questo impulso verrà a mancare, o sarà del tutto compresso dalla paura o dal fastidio, come spesso già accade per la richiesta di aiuto in seguito a violenza subita In pubblico nella passività quasi generale, allora credo che sarà difficile collocare la definizione di «umano». Massimo Trabucchi, Treviso Le croci del D-Day Una riflessione sull'articolo di Francesco Gabrieli «Tra le croci bianche del D-Day» apparso su La Stampa del settembre scorso. Riflessione non casuale poiché reduce da un'estate trascorsa fra la Bretagna e la Normandia. Come turista certamente, anche quando decisi di visitare le zone del Circuit du débarquement. Eppure, una volta su quei luoghi, prima conosciuti solo attraverso il racconto appassionato dei mici genitori o per aver visto l'epico film, anch'io ho provato l'emozione di trovarmi a cospetto di un «momento» appassionante e unico della nostra storia. Non un pensiero alle colpe e alle vicende dell'oggi, ma solo l'immergersi, commosso e riconoscente, nel clamore lontano di quelle voci, di quelle urla, di quegli ordini che un solo fine avevano, da Potate du Hoc a Utah Beach a Omaha Beach: assicurare a noi europei e infine a tutte le nazioni del mondo pace e sicurezza. Per chi crede in questi lavori, anche se troppo giovane per aver vissuto quelle vicende, anche se abbastanza giovane da conoscere il Vietnam de «Il Cacciatore» piuttosto che di Nixon e Klssinger, una visita per quanto breve alle spiagge dello sbarco in Normandia non sarà mai occasione di semplice, irriverente turismo. Agostino Buda, Venezia Le «sirenate» anticaccia Nulla da obiettare sulle cosiddette «sirenate» che da un paio d'anni animano, il giorno dell'apertura della caccia, le campagne più comode e vicine alle grandi metropoli. Nulla da obiettare sullo spirito e sulla buona fede dei partecipanti e nulla da obiettare neanche sugli organizzatori di tali chiassate in quanto si tratta del loro «lavoro» o eli propaganda elettorale. Molto da obiettare, invece, sulla sguaiata esibizione di un esaltato «anticaccia», tanto vigliacco quanto cafone. Tantissimo da obiettare, infine, sul commento televisivo alla provocatoria performance del maleducato e violento abolizionista: «Una civile e pacifica manifestazione ecc. ecc.». Mauro De Biagi Associazione nazionale libera caccia