E' una telefonata minaccia i giudici di Giuseppe Zaccaria

E' una telefonata minaccia i giudici E' una telefonata minaccia i giudici DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — 'Riemergo dopo tre anni e trovo una città uguale, calata nei problemi di sempre. Fare le sentenze non basta..». Forse la scadenza' avrebbe meritato altre celebrazioni ma il commento di Pietro -Grasso alla conclusione del suo sterminato lavoro fotografa la realtà palermitana senza ipocrisie. Ieri, venti minuti prima delle quattordici, la motivazione del «maxiprocesso» è stata finalmente depositata ma prima di riemergere da. una vita bunkerizzata ai giudici è toccato accorgersi che fuori, intanto, è mutato ben poco. Di notte, mentre ancora nelle cancellerie si lavorava a mettere assieme trentacinque volumi, a rileggere e firmare una ad una settemila pagine, l'aula a ridosso dell'Ucciardone è stata circondata da mitra e camionette, protetta da uomini in assetto di guerra. Una telefonata alla Guardia di finanza aveva detto: 'Ammazzeremo un altro ■magistrato". L'ondata di minacce, anonime o no, continua a montare. Alfonso Giordano, il presidente, chiude con questo epitaffio: 'Abbiamo lavorato nel più rigoroso isolamento: chiunque può capire cosa intendo». Anche da parte degli avvocati ricominciano, come prima, polemiche e ostruzionismi: 'Venti giorni per presentare appello sono pochi». Lunedì i legali si riuniscono in assemblea e c'è già chi propone una inedita «serrata» degli studi, per impedire la notifica degli atti e bloccare così l'intero meccanismo. Diciannove ergastoli, qualche migliaio di anni in pene minori inflitti nel novembre scorso in un giudizio con 456 imputati: appena nove mesi fa, la spiegazione, di questa sentenza parey'a^ dovesse • rappresentare una specie di miovo testamento. La radiografia di lunghi anni di storia criminale, i nomi dei capi e dei gregari, il racconto dettagliato di assassini], intimidazióni, traffici. La storia di alcuni morti eccellenti. Non è così. Riemerso da tre anni di bunkerizzazione, Pietro Grasso come Alfonso Giordano può solo consegnare agli archivi la fotografia, férma all'81, di un'organizzazione che nell'88 continua ad ammazzare magistrati, a intimidire chiunque le si op* ponga. La vera novità, anticipano, consisterà nel primo dei tredici Capitoli: 274 pagine dedicate a tutti i problemi che la figura del «pentiti» propone sul piano della prova. Vi si parla a lungo di Buscetta e di Contorno, di Sinagra, Calzetta e Di Marco, si saggia la credibilità delle loro accuse. Inutile, invece, è attendersi squarci di luce, annunciare rivelazioni sul rapporto tra mafia e politica In settemila pagine, non esiste neppure un capitolo dedicato interamente a questo tema: si parla, questo sì, di contatti fra «cosche» e candidati alle elezioni, di vecchie alleanze raccontate da questo o quel «pentito». Nient'altro. però: né èra possibile aspettarsi cose diverse, vistò quant'era accaduto in aula. L'ottavo capitolo è dedicato tutto al delitto Dalla Chiesa: forse, la parte più interessante dell'intera motivazione consisterà nelle pagine che spiegano perché quello del generale non fu un caso politico, ma un omicidio mafioso. Mafiosi erano gli uomini che a lungo, prima, del delitto, lo pedinarono. Mafiosi gli uomini che aH'Ucciardone andavano annunciando quel delitto da settimane. Due, forse, saranno gli elementi che questa sentenza consegna alle prossime corti d'assise, quelle che la mafia sta già cercando preventivamente di intimidire. Il primo ha veste tecnica ma riflessi sostanziali: per i giudici del «maxi» non c'è soluzione di continuità fra i traffici di droga, l'associazione per delinquere, l'associazione di stampo mafioso. Reati in apparenza distinti, nella realtà finiscono con l'impastarsi nelle attività, nella stessa ragione di vita dell'organizzazione. L'altro potrebbe tramutarsi in cardine per tutti i prossimi giudizi a «Cosa Nostra»: è nel quarto capitolo, dimostra punto per punto come all'or¬ ganizzazione mafiosa si at taglino perfettamente tutte le ipotesi previste nel famoso «416 bis», l'articolo introdotto cinque anni fa nel codice penale. Non rivelazioni ma analisi, dunque, non pietre miliari ma qualche solida certezza: il senso di questo nuovo contributo alla sterminata bibliografia su «Cosa Nostra» per ora si può condensare in questa valutazione, il 12 dicembre scorso, la sera della sentenza, dalla sinfonia di elogi a tratti erano emersi brani di marcia trionfale. Adesso, a nove mesi di distanza, di trionfalismo non c'è più neanche l'ombra. Due giudici hanno rinunciato a tre anni di vita per concludere il proprio lavoro come meglio non avrebbero potuto. Se, riemergendo dal «bunker», ritrovano una città dilaniata, la colpa è di altri. La loro piccola, sommessa lezione di antieroi. Alfonso Giordano è-Pietro Grasso l'hanno comunque lasciata. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Alfonso Giordano, Buscetta, Calzetta, Contorno, Dalla Chiesa, Di Marco, Pietro Grasso

Luoghi citati: Palermo, Sinagra